La dichiarazione di Papa Francesco, rilasciata domenica 26 Agosto sul volo di ritorno dall'Irlanda, ha svelato la mediazione di «Padre Aldo che continua il lavoro di don Benzi» nella risoluzione della vicenda dei 177 migranti da giorni fermi al porto di Catania sulla nave della Guardia Costiera “Diciotti”. Abbiamo chiesto a Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII e successore di don Oreste Benzi, di raccontarci quanto accaduto nella giornata di sabato.
Com'è nata la mediazione tra la Chiesa ed il Governo Italiano sulla Nave Diciotti?
La mediazione è nata tramite don Aldo Buonaiuto, perché conosce il ministro Salvini e conosce bene anche il cardinal Bassetti, presidente della CEI. Da tanti anni la Comunità realizza a Perugia, la Diocesi di Bassetti, un'unità di strada per la liberazione delle donne costrette a prostituirsi. Il cardinal Bassetti è anche venuto ad una nostra assemblea per celebrare la Santa Messa. In questa vicenda si era creato un impasse e dunque si è pensato che la Chiesa potesse fare qualcosa. Io come responsabile sono stato d'accordissimo alla mediazione di don Aldo Buonaiuto, il quale è rimasto in stretto contatto con me e mi ha sempre chiesto conferma dei suoi passi. Ed io li ho confermati ben volentieri. Questo silenzioso lavoro diplomatico è stato un atto di giustizia. Ha sbloccato una situazione molto critica, insostenibile per i migranti, che stava dividendo il Paese. Ritengo poi molto valido che la Chiesa abbia risposto positivamente alla richiesta di ospitare i profughi. Evidenzia ancora una volta come la Chiesa da secoli sia maestra nell'accoglienza dei poveri.
Cosa hai provato quando il Papa stesso ha svelato la mediazione segreta?
Sono stato molto contento. Il fatto che il Papa abbia riconosciuto il ruolo della Papa Giovanni nella diplomazia è un vanto. Conferma questo rapporto con la sede di Pietro che la Comunità ha sempre tenuto sin da quando c'era don Oreste. Con questo Papa poi la collaborazione si stringe sempre di più. Noi mettiamo il nostro carisma a servizio della Chiesa italiana anzitutto, ma anche della Santa Sede.
La Comunità Papa Giovanni accoglierà i profughi eritrei della Diciotti?
Noi abbiamo dato disponibilità di 40 posti, ma vedo con piacere che tante diocesi hanno risposto di volerli accogliere. Noi abbiamo già centinaia di persone che ogni giorno bussano alla porta.
Come giudichi la risposta dell'Europa a questa vicenda?
L'Europa fa orecchie da mercanti. Programma tutto, fino all'ultimo centesimo sul piano economico, ma su questo tema lascia la libertà di accogliere o no. È una follia. Per cui la richiesta che l'Europa faccia la sua parte è legittima. Tanto che in questo caso han dato la disponibilità l'Irlanda e l'Albania, che non è neanche membro dell'Unione Europea. Il buon senso fa dire che è giusta la ripartizione dei migranti tra gli Stati Europei, perché la ripartizione garantirebbe l'integrazione.
Il tema immigrazione sta polarizzando l'opinione pubblica italiana. Cosa ne pensi?
Non bisogna mai estremizzare le posizioni, ma essere concreti. Quando sono in mare le persone vanno soccorse, accolte ed integrate. Ovviamente tutti non si possono accogliere. Anche il Papa, sempre nel volo di ritorno da Dublino, ha detto che «se non si può integrare, è meglio non accogliere». Però esistono i trafficanti, le prigioni libiche, dunque il problema è molto complesso. Per questo ho convocato un incontro straordinario della nostra associazione sul tema immigrazione affinché tutti possano dare un contributo, non ideologico né fazioso ma costruttivo per il bene di queste persone. (L'incontro si terrà lunedì 17 Settembre ore 18 a Rimini presso il salone degli uffici amministrativi, ndr).