Una presa di posizione forte sul terma delle armi che vengono prodotte in Sardegna e vendute ai partner dell'Arabia Saudita impegnati nella guerra in Yemen: Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII ha ammonito oggi pomeriggio i 2000 figli spirituali di Don Oreste Benzi accorsi a Forlì al raduno internazionale dell'Associazione.
«Non possiamo più tacere, supplico tutta la Comunità: dobbiamo prendere in mano una situazione aberrante per cui migliaia di bambini sono vittime. Non è un segreto che l’Italia stia continuando a fornire armi all’Arabia Saudita. Il nostro cammino interiore e sprirituale ci deve portare a scelte globali che incidano nelle scelte pubbliche», ha detto Ramonda in plenaria.
La coalizione guidata dall'Arabia Saudita dal 2015 ha fatto uso di bombe a grappolo, sparizioni forzate e torture (Amnesty International), ha bombardato 2 ospedali di Medici Senza Frontiere, 2500 scuole (Unicef) ed obiettivi civili. La repressione saudita ha causato in 3 anni 20.000 vittime, in un paese che è fra i più poveri al mondo: dei suoi 27 milioni di abitanti, 18 milioni sopravvivono solo con gli aiuti umanitari. Il conflitto vuole costringere alla resa i ribelli indipendentisti sciiti Houthi nel sud del paese, che sono appoggiati dall’Iran.
«È la vita interiore che ci dà il coraggio della verità», ha continuando, rivolto ad una Chiesa in uscita, che si ritrova nello slancio evangelico di Papa Francesco: «Quando camminiamo senza portare la Croce dei fratelli non siamo discepoli del Signore: siamo Vesccovi, Cardinali, Papi, ma non chiamiamoci discepoli del Signore», ha detto Ramonda citando il Santo Padre.
Intanto nelle scorse settimane i portuali genovesi sostenuti dalla Filt Cgil nazionale e da alcune Ong, si sono adoperati per boicottare l’imbarco di armi prodotte in Italia e dirette in Yemen.
Il giorno prima, fra gli eventi del Raduno internazionale, decine di giovani si erano dati appuntamento al Parco della Resistenza di Forlì: le manifestazioni globali in difesa del clima avevano raggiunto la città romagnola sotto forma di pale e forconi, che per una volta non puntate verso i potenti ma rivolte al servizio. I giovani accorsi dall'Italia e dal mondo si sono uniti ai ragazzi del territorio con un segnale rivolto agli adulti, semplice ma profondo: prendiamoci cura del nostro pianeta.
I ragazzi si sono tirati su le maniche per pulire il Parco della Resistenza di Forlì, unendosi ai giovani di tutto il mondo impegnati nei Fridays for Future, i momenti di attivismo per l'ambiente che ormai sono appuntamento fisso dall'estate dell'anno scorso. In particolare a Forlì per tutta la giornata del 24 maggio giovani e meno giovani hanno colorato la città di verde.
«L'attività nel Parco della Resistenza, coordinata con il Comune, è un modo concreto per sensibilizzare i ragazzi sulla salvaguardia del creato», hanno spiegato gli organizzatori.
A Forlì sono accorsi da tutta Italia e dalle circa 500 realtà di accoglienza da 42 paesi del mondo, volontari, simpatizzanti e persone accolte della grande famiglia di Don Benzi. È l'annuale l'assemblea internazionale della Comunità Papa Giovanni XXIII: famiglie, oltre 200 case famiglia, comunità terapeutiche, ma anche Capanne di Betlemme, cooperative sociali.
L'Eucarestia del venerdì delle 18.30 è stata celebrata da Mons. Nicolò Anselmi, Padre sinodale del Sinodo dei giovani. In tarda serata alcuni gruppi di ragazzi hanno incontrato le povertà e le persone senza fissa dimora della città.
Il 25 maggio il segretario Generale della CEI, Mons. Stefano Russo, Vescovo di Fabriano-Matelica, ha celebrato la S. Messa nel pomeriggio. L'assemblea si è conclusa domenica a pranzo con la Santa Messa celebrata da Mons. Nicolas Brouwet, Vescovo di Lourdes: «La Comunità Papa Giovanni XXIII è una piccola Lourdes», ha detto il prelato.