Sono in carcere a 5 e a 18 mesi i due bimbi, insieme con la loro madre che è detenuta in custodia cautelare nel carcere Dozza di Bologna.
«Il bambino più grande manifesta i tipici segnali derivati dal permanere in un luogo assolutamente incompatibile con l’infanzia: forte stato di agitazione, pianto, angoscia e ribellione, pugni picchiati contro la porta della sala colloqui quando veniva chiusa», è la testimonianza che Elisabetta Laganà, garante per i diritti dei detenuti di Bologna, che li ha incontrati, pubblicata oggi in una nota.
«Si tratta di una violenza intollerabile che viene commessa nei confronti di questi bambini, detenuti senza aver commesso reati. La situazione è ancora più inaccettabile in quanto vi sono delle Comunità come la nostra, fin da subito disponibili ad accogliere le madri con i figli in condizioni di sicurezza», dichiara Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, che conferma:
«Siamo disponibili ad accogliere queste madri con i loro figli. Non è possibile allontanarli dalle madri, né ci si può accontentare di soluzioni come quelle delle carceri attenuate, che non sono adeguate ai bisogni dei bambini. Non possiamo nemmeno lontanamente paragonare le possibilità di reinserimento in società che avrebbero questi nuclei familiari affiancando loro un papà e una mamma di casa famiglia, rispetto a quelle che offre un istituto carcerario. Di fatto questi bambini rischiano di essere già condannati alla devianza».