I ragazzi si sono impegnati da luglio a settembre in Georgia, Romania, Olanda, Albania
«Essere a contatto con persone ferite perchè senza dimora a causa della crisi oppure discriminate per la diversità culturale non è quel che si dice proprio una vacanza. Ma è un'avventura affascinante e spero di aver dato inizio ad un cambiamento col mio semplice servizio».
Ecco un frammento del diario di bordo di Alessandro, diciassettenne emiliano, che ha partecipato ad uno dei campi fuorilemur@, promossi dal Servizio condivisione giovani in Europa.
Oltre 100 giovani si sono impegnati da luglio a settembre in Georgia, Romania, Olanda, Albania, paesi in cui sono già attive numerose case-famiglia e pronte accoglienza dell'Associazione Papa Giovanni XXIII e che in estate rinvigoriscono le forze attraverso la presenza vitale di “giovani di frontiera” ovvero di chi sceglie di andare incontro alle periferie esistenziali.
In Georgia, il gruppo capitanato da Marinella Baldassari, ha vissuto quindici giorni «tra i bimbi della baraccopoli di Batumi con 1500 piccole stanze, di legno e latte, ospitanti famiglie molto numerose da solo un anno con luce e acqua due ore al giorno. “Qui nessuno è straniero" è ciò che ci piacerebbe lasciare scritto perchè ci sentiamo davvero a casa».
In Olanda una delle esperienze più significative: la condivisione con i rom sopravvissuti alle deportazioni naziste e oggi di nuovo dispersi nei campi organizzati dallo stato olandese, dividendone le famiglie.
«Quello che ci ha messo più alla prova? Il giorno trascorso al campo rom di Boxtel - spiega Carmela Di Punzio, animatrice dei giovani in Olanda - dove abbiamo avuto l’ardire di costruire una edicola votiva alla Beata Vergine Maria restando in preghiera tutti zuppi sotto una pioggia scrosciante. Ma pare che la pioggia, secondo la cultura rom, sia la benedizione di Dio agli uomini!».
«Negli orfanotrofi di Bucarest, - raccontano i giovani volontari rientrati a fine agosto dalla Romania con don Federico Pedrana – abbiamo organizzato attività di animazione con i bambini senza genitori per i quali un solo sorriso vale molto di più di tante parole. Un'altra equipe invece ha vissuto la condivisione in un quartiere di zingari, mettendosi in ascolto dei più giovani. Dio fa miracoli: preghiera, giovani e poveri insieme diventano un'esplosione unica per tutti!».
Anche i giovani sparsi nelle città europee hanno seguito il tema dell'anno dal titolo Vitamina C: per il corpo, per il cuore, favorisce la condivisione, come i coetanei impegnati dal sud al nord d'Italia nei campi di servizio con disabili, profughi, minori del carcere, ex tossicodipendenti, vittime di tratta: insieme a chi una vacanza rischia di non viverla.
Un'occasione di ricarica sul tema della qualità delle relazioni e degli affetti che è stata d'impatto in quelle terre d'Europa dove, ha ricordato di recente Papa Francesco, «persistono troppe situazioni in cui gli esseri umani sono trattati come oggetti, dei quali si può programmare la configurazione e l’utilità, e che possono essere buttati via se non servono più».
Il 19 e 20 settembre a Crema ci sarà l'incontro nazionale dei giovani della Comunità.
(Irene Ciambezi)