L'8 aprile di ogni anno è la giornata mondiale del popolo Rom.
Nel 2015 la Comunità Papa Giovanni XXIII è stata a Roma dal Papa, insieme ad un gruppo di famiglie Rom, ed insieme ai volontari che da lungo tempo fanno famiglia con loro.
«È stato un vero pellegrinaggio, che ci ha portato insieme a questi fratelli ad incontrare il Santo Padre in udienza speciale», è rimasta entusiasta Giovanna, volontaria fra i campi Rom.
A 50 anni dallo storico incontro di Paolo VI con i nomadi a Pomezia, Papa Francesco ha voluto convocarli tutti Domenica 25 e lunedì 26 ottobre 2015: Rom, Sinti e Camminanti. Sono un popolo senza terra che, dopo secoli di peregrinazioni, stenta nel trovare spazi di vita nella società.
«Al Papa portiamo i membri delle famiglie rom al cui fianco da più di 20 anni condividiamo il cammino, prima nei campi, ora sulla strada, o nell'accoglienza di vicinato (ospitiamo le roulotte nei cortili delle nostre comunità), o nella condivisione diretta dentro le nostre case-famiglia», spiega Giovanna.
Il primo incontro della comunità Papa Giovanni con il popolo rom e sinto è avvenuto a Rimini nell’89 insieme a Oreste Benzi. In quell’anno un gruppetto di famiglie rom, appena arrivate dalla ex Yugoslavia, si erano stanziate in un parcheggio, dove già sostavano alcuni sinti e questo ha subito suscitato una forte reazione della popolazione e dell’amministrazione comunale, per cui in poco tempo il sindaco emanò un decreto di sgombero forzato. Don Oreste intervenne personalmente per prendere le difese di quelle famiglie ed impedire lo sgombero dall’area occupata. Da quel momento è iniziato il cammino con questo popolo, irto di ostacoli, incomprensioni e battaglie, ma «che ha dato e sta dando tuttora dei buoni frutti», spiega Giovanna.
Le famiglie venute dal Papa provenivano da Rimini, Bologna, Modena, Ferrara, Rovigo, Chieti. C'erano Grazia, da Cento(BO), con Etta, la "zingaretta": Etta, gravemente disabile, vive con lei come una figlia da ormai 15 anni.
Grazia ed Etta hanno portato la propria testimonianza davanti a Papa Francesco, e a tutto il popolo zingaro cui Etta appartiene. Dalla sua carrozzina lei non parla, ma: «il suo sorriso disarmante e contagioso la rende testimone luminosa dell'amore misericordioso di Dio, che sulla croce espia il peccato degli uomini e apre al mondo intero la via del perdono, della salvezza e della pace», spiega Giovanna.
Nella tarda mattinata di domenica i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII hanno partecipato alla Santa Messa, con tutti i pellegrini Rom e Sinti al Santuario del Divino Amore, luogo molto caro a questo popolo. Nel pomeriggio immancabile lo spettacolo del gruppo dei circensi.
Il pellegrinaggio è culminato nella giornata di lunedì 26 con l’udienza del Santo Padre in Sala Nervi, dove c'erano più di 7.000 pellegrini.
«Siamo andati con gioia grande da Papa Francesco con questi fratelli che desiderano sentire una parola per loro dal Pastore della Chiesa. Una parola che li faccia sentire parte della grande famiglia della Chiesa, nel cuore del Santo Padre, perché prima di tutto sono nel cuore di Dio Padre, che li ha amati, pensati e voluti con una originalità. È una parola che parla anche a noi gagi (come vengono chiamati dai Rom i 'non nomadi'), che siamo rappresentanti di un mondo ed una società ancora troppo ostile a questo popolo; speriamo di diventare capaci di conoscerlo, prima di tutto, e di saper apprezzare la diversità come dono da accogliere e condividere», conclude Giovanna.