È una versione moderna della ruota degli esposti che si usava fin dal Medioevo. Si tratta di una struttura dotata di riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, presidio di controllo h 24 e in rete con il servizio di soccorso medico. Le mamme in difficoltà vi possono lasciare, totalmente al sicuro, i propri neonati. Le culle per la vita presenti in tutt’Italia sono un’estrema possibilità di accoglienza per evitare un gesto di rifiuto e di abbandono. In Emilia Romagna ce ne sono altre due: a Finale Emilia e a Parma.
I primi di maggio anche a Bologna è stata inaugurata e benedetta da Mons. Matteo Zuppi quella voluta dall’Associazione Medici cattolici di Bologna presso la Casa generalizia delle Suore Minime di S. Clelia Barbieri in Via Tambroni angolo via Guccini. La cinquantaseiesima in Italia.
«È una cosa bellissima e preziosa, anche dovesse servire a salvare una sola vita. – ha dichiarato l’Arcivescovo di Bologna durante l’inaugurazione. Anzi, tutti noi ci auguriamo che nessuna donna arrivi mai ad essere così disperata da rinunciare a una parte di sé stessa, ma questa culla rimane comunque un segno di speranza, a disposizione di tutti». Numerosi gli interventi di carattere medico e giuridico a cui hanno seguito la voce delle associazioni a sostegno della vita. Oltre all’intervento di Antonella Diegoli di Feder Vita Emilia-Romagna sulla rete dei Centri e Servizi di accoglienza, ha presentato il proprio impegno anche la Comunità Papa Giovanni XXIII attraverso Daniela Ercoles, referente emiliana, del Servizio accoglienza e condivisione.
Sostenere la maternità e tutelare i piccoli abbandonati
Nel 2015 la Comunità Papa Giovanni XXIII ha preso in carico in tutta Italia 319 gestanti di cui più della metà erano incerte se abortire o meno. Il 62% ha scelto di continuare la gravidanza, mentre il 26% ha abortito. Dunque, in 2 casi su 3 l’incontro, l’accoglienza o il sostegno alla maternità hanno permesso alle gestanti di accogliere la vita.
«Per quello che riguarda i bambini non riconosciuti alla nascita – ha spiegato Daniela Ercoles - i Servizi Sociali li affidano temporaneamente a famiglie in attesa della loro collocazione definitiva presso la famiglia adottiva. Molti bimbi abbandonati negli ospedali però sono portatori di una disabilità; in questo caso i percorsi adottivi si complicano e, spesso, si interrompono. Per quel bimbo disabile una famiglia disponibile all’affido familiare o all’adozione spesso non c’è. Mi sento orgogliosa di affermare che sovente nelle nostre Case famiglia è possibile trovare per questi bambini una famiglia allargata che diventa la loro famiglia, stabile e definitiva, per sempre». Nella zona compresa tra Bologna, Modena e Ferrara, tramite un’ormai collaudata convenzione per accogliere in emergenza i bimbi più piccoli, nel 2016 e nei primi mesi del 2017 la Comunità Papa Giovanni XXIII ha accolto 26 minori.