Nell’Anno Laudato Si', proclamato da Papa Francesco per sottolineare l’importanza e l’urgenza di prenderci cura della Casa comune, siamo tutti chiamati a fare un percorso di cura del Creato, a realizzare il “Giubileo della Terra”, che ci rimanda alla necessità di contemplare, di “riposare” nella Terra e chiedere un’equa redistribuzione dei suoi beni a tutti gli uomini.
Spesso abbiamo pensato di essere padroni e abbiamo rovinato, distrutto, inquinato, quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti. È l’«eccesso antropologico» di cui parla Francesco nella Laudato Si’. È possibile rimediare, dare una svolta radicale a questo modo di vivere che ha compromesso il nostro stesso esistere?
Nella Comunità Papa Giovanni XXIII sono presenti significative esperienze di “cura del Creato”, che partono sempre dalla condivisione diretta con i poveri e si sviluppano lungo itinerari diversi e complementari, sempre in “ascolto del grido della Terra e del Povero”.
La Terra è “fra i poveri” e siamo chiamati a rendere concreta l'ecologia integrale, che è il cuore del messaggio pastorale del Papa e mettere in campo azioni concrete, nuovi stili di vita. Dobbiamo essere capaci, al tempo stesso, di custodire e coltivare la Terra, perché essa ci sia amica, sorella, perché ci doni i suoi frutti e ci permetta di condividerli e scegliere di distribuire i beni prodotti a tutti coloro che ne abbiano bisogno.
L’impatto ecologico è il cuore del Green Deal a livello mondiale, europeo, italiano, ed è indispensabile che la società civile si organizzi e si renda protagonista di questo cambiamento. A questo scopo, abbiamo proposto a Leonardo Becchetti ed a Salvatore Cacciola, un momento pubblico di confronto che parte da esperienze concrete di protagonismo civile.
Le nostre esperienze di cura della Terra – con l’Agricoltura inclusiva, l’Agricoltura famigliare, l’Agricoltura missionaria, l’Agricoltura rigenerativa - si pongano in una logica di progetto di rete costruito su alleanze concrete tra diverse realtà che operano scelte simili alle nostre ed entrino nelle politiche pubbliche, contrastando quei modelli economici che distruggono il pianeta e impoveriscono i popoli.
Elemento centrale è che questi percorsi hanno dimensioni multiple: educative, formative, curative, di condivisione schietta con i poveri e il creato...spirituali.
L’agricoltura inclusiva è promossa dalle nostre cooperative sociali, dell’esperienza di condivisione con il povero che mira a rendere produttiva la Terra ed a immettere sul mercato prodotti ad alto indice di sostenibilità umana e ambientale.
L’agricoltura famigliare, diventa elemento integrante della scelta di condivisione con il povero e mette in comune ciò che la Terra dona, in una reciprocità responsabile.
L’agricoltura promossa nelle terre di missione, dà testimonianza di un sistema economico più equo che abbia come pilastri l'attenzione alla persona e la tutela dell'ambiente.
L’agricoltura rigenerativa, si pone al fianco dei popoli che si vedono espropriati delle loro terre a causa di interessi economici speculativi e insieme difende il valore sociale, culturale, economico di quelle terre, in modo non violento.
Pensiamo che il nostro modo di porci in ascolto del grido della terra e dei poveri e il know how generativo che ne deriva, siano molto utili a rendere concreto l’appello del Santo Padre e la visione del Green Deal.