Il 14 maggio è la Festa della Mamma, e noi vogliamo celebrare le mamme. Tutte le mamme, quelle “di pancia” e quelle “di cuore”, che nelle case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII sono mamme di figli di tutte le età, che non sono nati da loro ma a cui hanno ridato la gioia di vivere, che hanno accolto in affidamento familiare quando erano soli.
Le loro vite raccontano storie uniche e speciali di mamme e figli, testimoniano che l’amore di una mamma cura e il calore di una famiglia salva.
Abbiamo raccolto le storie di queste mamme, e poi ci siamo chiesti: cosa racconterebbero i bambini se potessero dirci cosa provano a sentirsi soli, ad aspettare per mesi e trovare, finalmente, due braccia che ti stringono e una mamma che ti ama?
Abbiamo cercato di immaginarlo dando voce ad Alessio, un bimbo gravemente disabile, abbandonato da tutti e accolto 25 anni fa da Franca e Primo nella loro casa famiglia.
“Accanto a me ci sono altri bambini, in culle trasparenti. Ma non restano per molto. C’è sempre un momento in cui arrivano un uomo e una donna, li prendono tra le braccia e, riempiendoli di baci, li portano via. Devono andare in un bel posto, perché si vede che sono felici.
Il mio uomo e la mia donna però non arrivano mai. Ogni tanto c’è qualcuno che mi prende in braccio, mi dà da mangiare, mi cambia il pannolino, ma poi mi rimettono sempre nella mia culla.
Ormai li conosco tutti i loro volti, arrivano e poi vanno via.
Mi sento come se non fossi abbastanza buono per meritare anche io un uomo e una donna che mi portino via. Sono così triste che ho sempre meno voglia di sorridere, di giocare, anche di mangiare. Dormo sempre di più ormai, tanto non ho più nulla di nuovo da vedere intorno a me.
Poi un giorno, affacciati alla mia culla, vedo due visi che non avevo mai visto prima. La donna ha lunghi capelli neri e l’uomo le tiene un braccio intorno alle spalle, ha degli occhialini tondi. Mi prendono e non mi lasciano. La donna mi avvolge in una coperta, l’uomo mi sistema nella loro macchina. Arriviamo in un posto sconosciuto, ci sono altri bambini. Ogni giorno mi danno baci, mi coccolano e parlano con me. Mi ripetono i loro nomi – mamma, papà – come se potessi mai confonderli o dimenticarli. Loro sono il mio uomo e la mia donna felici. Felici di avermi, felici di abbracciarmi.”
Ecco, ora, la sua storia raccontata da Franca, la sua mamma.
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Buona Festa della Mamma.