Don Benzi diceva: «I giovani che fanno uso di droga cercano la vita. Hanno diritto di vivere e non di morire lentamente facendo uso di sostanze». Con queste parole è iniziato l'intervento di Giovanni Paolo Ramonda ieri, martedì 27 settembre, in Senato, al convegno Cannabis, non è mai leggera! All'evento erano presenti numerosi giornalisti e politici, attenti a capire, al di là dei proclami ideologici, cosa implicherebbe un'eventuale legalizzazione della cannabis. Un progetto di legge in tal senso è, infatti, in discussione alla Camera dei Deputati.
«La liberalizzazione della cannabis equivale ad una riduzione in schiavitù del giovane – ha affermato Ramonda – perché l'intelligenza si addormenta, la volontà si affievolisce, la creatività si omologa, i loro talenti vengono seppelliti. Anzi vanno in fumo!»
L'intervento di Ramonda è stato applaudito dal pubblico nel momento in cui ha sottolineato il fondamentale ruolo educativo della famiglia nei confronti del problema droga tra adolescenti e pre-adolescenti. Ruolo educativo insito in ogni legge dello Stato e che viene inspiegabilmente omesso quando si parla di legalizzare le droghe. A partire dalla concreta esperienza, il Responsabile Generale della Comunità Papa Giovanni XXIII ha spiegato che la cannabis non solo crea dipendenza, ma è anche dannosa. Inoltre la legalizzazione comporterebbe un aumento della domanda di droga, così come avviene nel caso della prostituzione legale.
«Nelle nostre 500 comunità, in tutto il mondo, dove accogliamo disabili e poveri, alcuni dei responsabili sono persone, ex tossicodipendenti, che hanno riscoperto quella intelligenza d'amore che era stata sepolta dalle droghe».
Significativo anche l'intervento di Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, che aveva rischiato di divenire ministro della giustizia, in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. «Mai si potrà competere sul piano del prezzo tra la produzione legale e quella illegale, gestita dalla mafia. Figuriamoci – ha osservato Gratteri – se i tossicodipendenti andrebbero a comprare la cannabis a 10 euro al grammo in farmacia, quando possono averla a 4 euro dagli spacciatori!». Il magistrato ha poi aggiunto: «È inaccettabile pensare: “Siccome non siamo stati capaci di contrastare il narcotraffico, legalizziamolo”. È come dire: “Non riusciamo a scoprire gli assassini, legalizziamo gli omicidi”».
Al convegno ha partecipato anche il ministro della Famiglia, Enrico Costa. «Loro la chiamano legalizzazione. Io la chiamerei statalizzazione dello spaccio».