Musica e arte si incontrano per sostenere la Capanna di Betlemme di Chieti, una casa di accoglienza dove ogni giorno senzatetto, stranieri in difficoltà e donne vittime di tratta trovano riparo e conforto. Il 15 aprile scorso c’è stato un evento singolare: un momento di sensibilizzazione e raccolta fondi, impreziosito da musica dal vivo (Federico Bruno, chitarrista del cantautore inglese Nick Mulvey, accompagnato dalla band Torricellis) e da un’esposizione di alcune opere dei maestri Luciano Gasbarri e Carlo Di Camillo, e dell’artigiano Salvatore Capozzoli. Spazio anche per le testimonianze di volontari dell’unità di strada e di persone strappate dalla strada. «Durante la serata sono passate circa 100 persone» racconta Luca Fortunato, responsabile della Capanna di Chieti, «soprattutto studenti universitari. È stato un bel momento, dove abbiamo spiegato il nostro stile, basato sull’amicizia che fa risorgere queste persone, perché le fa sentire accolte, importanti». La Capanna di Betlemme è stata aperta a Chieti nel 2014 e attualmente accoglie circa 70 persone che altrimenti sarebbero per strada.
«Quando i poveri non vengono a cercarci, dobbiamo andare noi a cercarli» diceva don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, riferendosi proprio alle persone che vivono in strada, gli “invisibili” che incontriamo nelle strade e piazze delle nostre città. Nel 1987 venne aperta a Rimini la prima “Capanna di Betlemme”, una realtà di pronta accoglienza serale e notturna per senza dimora. Qui gli “invisibili” non trovano solo un tetto sulla testa e un letto dove dormire, ma soprattutto il calore di una famiglia, attraverso momenti importanti di condivisione come la cena e il dialogo, che lentamente permettono di instaurare relazioni significative. Oltre a senzatetto, a Chieti vengono ospitate ogni giorno numerose donne vittime di tratta, che hanno sofferto la schiavitù della prostituzione. Insieme, si costruisce una comunità variopinta accomunata dalla volontà di ricostruire il proprio percorso di vita.