È una lettera aperta che continua un dialogo che Papa Francesco non ha mai interrotto con i giovani. Si intitola Christus vivit ed è stata firmata dal Santo Padre lo scorso 25 marzo, festa dell’Annunciazione, proprio nella Santa Casa di Loreto. È la quarta esortazione apostolica di Papa Francesco. Dopo l’Evangelii Gaudium del 2013, incentrata sull’annuncio del Vangelo nel mondo d’oggi, l’Amoris Laetitia del 2016, che verteva sull’amore nella famiglia e la Gaudete et exsultate del 2018 sull’universale chiamata alla santità, è il momento di Christus Vivit, tutta dedicata ai giovani.
L’esortazione apostolica Christus Vivit è un documento che suggella i lavori del Sinodo dei vescovi sui giovani, svoltasi in Vaticano a ottobre 2018. La sua pubblicazione si pone dopo l’intensa esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù vissuta a Panama a febbraio 2019, dove il Papa ha incontrato più di 100mila giovani.
Inizia così Christus Vivit, il messaggio che Papa Francesco indirizza a tutti i giovani del mondo.
«L’impegno sociale e il contatto diretto con i poveri restano una occasione fondamentale di scoperta o approfondimento della fede e di discernimento della propria vocazione» (170). Con queste parole il Papa cita l’esempio positivo dei giovani, di parrocchie, gruppi e movimenti che «hanno l’abitudine di andare a fare compagnia agli anziani e agli ammalati, o di visitare i quartieri poveri» (171); mentre «altri giovani partecipano a programmi sociali finalizzati a costruire case per chi è senza un tetto, o a bonificare aree contaminate, o a raccogliere aiuti per i più bisognosi. Sarebbe bene che questa energia comunitaria fosse applicata non solo ad azioni sporadiche ma in modo stabile».
«Vedo che tanti giovani in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna... Sono giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento… Non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento!»
L'esperienza dei Caschi Bianchi, dei giovani che vanno in strada per liberare le ragazze schiavizzate, di chi in terra di missione condivide con i più poveri. Scoprire i talenti dei giovani, dare fiducia e lanciarli in responsabilità. Non c’è nessuno più impegnato in questo mondo di chi è immerso in Dio. Prendiamo ad esempio le esperienze di coppie di giovani sposi, di giovani consacrati e sacerdoti.
Questa lettera contiene un forte annuncio di speranza: Papa Francesco, con un linguaggio semplice e colloquiale, si rivolge ai giovani e a chi vuole rimanere con un cuore giovane. Ecco una sintesi del suo messaggio:
Come vuoi vivere la tua giovinezza? Come Samuele, che diventa uno dei più grandi profeti di Israele? Oppure come Davide, che sarà il re più importante e da cui discenderà il messia? Come quel giovane ricco che si avvicina a Gesù per cogliere il segreto della vita eterna? Oppure come quel figlio che ritira in anticipo l’eredità del padre per andare a divertirsi?
Come vuoi spendere la tua giovinezza, questa stagione della vita che stai attraversando?
A chi non piacerebbe rimanere sempre giovane? Nella cultura odierna si sprecano i libri, i corsi, i consigli per imbrogliare il tempo che passa, rimanendo sempre giovani. In realtà il tempo passa per tutti, ma c’è una buona notizia: «Gesù è risorto e vuole farci partecipare alla novità della sua risurrezione. Vicino a Lui possiamo bere dalla vera sorgente, che mantiene vivi i nostri sogni, i nostri progetti, i nostri grandi ideali, e che ci lancia nell’annuncio della vita che vale la pena vivere» (n. 32). Quindi: vuoi rimanere giovane? Rimani unito a Gesù! E se sei giovane d’età, allora ti aspetta un compito importante: Papa Francesco ti chiede questo: «Attraverso la santità dei giovani la Chiesa può rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico. Il balsamo della santità generata dalla vita buona di tanti giovani può curare le ferite della Chiesa e del mondo» (n. 50).
C’è qualcosa di più elettrizzante che avere una missione così importante da compiere?
Scrive il Papa: «non possiamo limitarci a dire che i giovani sono il futuro del mondo: sono il presente, lo stanno arricchendo con il loro contributo» (n. 64).
Francesco però, con il suo spiccato senso pratico che lo contraddistingue, non nasconde che ci sono zone d’ombra: «Molti giovani sono ideologizzati, strumentalizzati e usati come carne da macello o come forza d’urto per distruggere, intimidire o ridicolizzare altri. E la cosa peggiore è che molti si trasformano in soggetti individualisti, nemici e diffidenti verso tutti, e diventano così facile preda di proposte disumanizzanti e dei piani distruttivi elaborati da gruppi politici o poteri economici. Ancora più numerosi nel mondo sono i giovani che patiscono forme di emarginazione ed esclusione sociale, per ragioni religiose, etniche o economiche. A volte il dolore di alcuni giovani è lacerante; è un dolore che non si può esprimere a parole; è un dolore che ci colpisce come uno schiaffo. Questi giovani possono solo dire a Dio che soffrono molto, che è troppo difficile per loro andare avanti, che non credono più in nessuno». (n. 73, 74, 77)
Non ci si può voltare dall’altra parte di fronte a queste sofferenze o difficoltà. Non serve nemmeno farsi prendere dallo scoraggiamento.
«Se sei giovane di età, ma ti senti debole, stanco o deluso, chiedi a Gesù di rinnovarti. Con Lui non viene meno la speranza. Lo stesso puoi fare se ti senti immerso nei vizi, nelle cattive abitudini, nell’egoismo o nella comodità morbosa. Gesù, pieno di vita, vuole aiutarti perché valga la pena essere giovane. Così non priverai il mondo di quel contributo che solo tu puoi dare, essendo unico e irripetibile come sei». (n. 109)
«Non rinunciate ai vostri sogni!»
Qual è la cosa più importante, la prima cosa, quella che non dovrebbe mai essere taciuta, che Papa Francesco vuole dire a tutti i giovani? È una verità in 3 punti:
«La giovinezza, più che un vanto, è un dono di Dio: essere giovani è una grazia, una fortuna. È un dono che possiamo sprecare inutilmente, oppure possiamo riceverlo con gratitudine e viverlo in pienezza» (n. 134). Tu, giovane, come scegli di viverla?
Sicuramente la gioventù è un tempo di sogni e di scelte importante che segneranno il futuro di quella persona. Il Papa confida: «Qualche tempo fa un amico mi ha chiesto che cosa vedo io quando penso a un giovane. La mia risposta è stata: Vedo un ragazzo o una ragazza che cerca la propria strada, che vuole volare con i piedi, che si affaccia sul mondo e guarda l’orizzonte con occhi colmi di speranza, pieni di futuro e anche di illusioni. Il giovane va con due piedi come gli adulti, ma a differenza degli adulti, che li tengono paralleli, ne ha sempre uno davanti all’altro, pronto per partire, per scattare. Sempre lanciato in avanti. Parlare dei giovani significa parlare di promesse, e significa parlare di gioia. Hanno tanta forza i giovani, sono capaci di guardare con speranza. Un giovane è una promessa di vita che ha insito un certo grado di tenacia; ha abbastanza follia per potersi illudere e la sufficiente capacità per poter guarire dalla delusione che ne può derivare» (n. 139).
Papa Francesco ha grande fiducia nei giovani, perché hanno voglia di sperimentare e di vivere (n. 144-149), perché nell’amicizia con Cristo (n. 150-157) possono intraprendere un percorso di maturazione che li porta all’impegno per gli altri (n. 158-174), fino a diventare missionari coraggiosi (n. 175-178).
Come un giovane albero senza radici profonde, cade in balìa della tempesta, così «è impossibile che uno cresca se non ha radici forti che aiutino a stare bene in piedi e attaccato alla terra. È facile “volare via” quando non si ha dove attaccarsi, dove fissarsi» (n. 179).
Aiutare i giovani a scoprire la ricchezza viva del passato, facendone memoria e servendosene per le proprie scelte e possibilità, è un vero atto di amore nei loro confronti in vista della loro crescita e delle scelte che sono chiamati a compiere» (187).
«Cari giovani, non permettete che usino la vostra giovinezza per favorire una vita superficiale, che confonde la bellezza con l’apparenza. Sappiate invece scoprire che:
Scoprire, mostrare e mettere in risalto questa bellezza, che ricorda quella di Cristo sulla croce, significa mettere le basi della vera solidarietà sociale e della cultura dell’incontro». (n. 183)
«Oltre al consueto lavoro pastorale che realizzano le parrocchie e i movimenti, secondo determinati schemi, è molto importante dare spazio a una “pastorale giovanile popolare”, che ha un altro stile, altri tempi, un altro ritmo, un’altra metodologia. Consiste in una pastorale più ampia e flessibile che stimoli, nei diversi luoghi in cui si muovono concretamente i giovani, quelle guide naturali e quei carismi che lo Spirito Santo ha già seminato tra loro. Si tratta prima di tutto di non porre tanti ostacoli, norme, controlli e inquadramenti obbligatori a quei giovani credenti che sono leader naturali nei quartieri e nei diversi ambienti. Dobbiamo limitarci ad accompagnarli e stimolarli, confidando un po’ di più nella fantasia dello Spirito Santo che agisce come vuole» (n. 230).
«Invece di soffocarli con un insieme di regole che danno del cristianesimo un’immagine riduttiva e moralistica, siamo chiamati a investire sulla loro audacia ed educarli ad assumersi le loro responsabilità, certi che anche l’errore, il fallimento e la crisi sono esperienze che possono rafforzare la loro umanità» (n. 233)
Vocazione non vuol dire solo “chiamata alla vita religiosa o di speciale consacrazione a Dio”, ma è la chiamata a realizzarsi pienamente, a crescere per la gloria di Dio.
Dio ti chiama:
Ma cos’è questo “discernimento” di cui tanto si parla? Era il tema centrale anche del Sinodo dei Vescovi di ottobre 2018, che ha ascoltato la voce di centinaia di giovani.
Discernimento è capire cosa “voglio fare da grande”, «è un cammino di libertà che porta alla luce quella realtà unica di ogni persona, quella realtà che è così sua, così personale, che solo Dio la conosce. Gli altri non possono né comprendere pienamente né prevedere dall’esterno come si svilupperà» (n. 295).
È proprio indispensabile fare discernimento? Sì, perché «senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento» (n. 279).
Allora qual è la grande domanda? «Tante volte, nella vita, - scrive Papa Francesco - perdiamo tempo a domandarci: “Ma chi sono io?”. Tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi sei tu. Ma domandati: “Per chi sono io?”». Tu sei per Dio, senza dubbio. Ma Lui ha voluto che tu sia anche per gli altri, e ha posto in te molte qualità, inclinazioni, doni e carismi che non sono per te, ma per gli altri». (n. 286)