Nonostante il 24 novembre scorso sia stato firmato un nuovo Accordo di Pace tra il Governo colombiano e la guerriglia delle FARC-Ep e nonostante il 27 giugno scorso i gruppi paramilitari abbiano riconsegnato tutti i loro armamenti, la terra colombiana non vede ancora un’epoca di pace.
Continua sempre più preoccupante l’espansione dei gruppi neo-paramilitari delle Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC) nell’area di San Josè de Apartadò, proprio dove vive la Comunità di Pace sostenuta da Operazione Colomba, corpo nonviolento della Comunità Papa Giovanni XXIII. L’11 luglio circa 26 case del piccolo paesino di San Josè sono state marcate con le scritte «AGC yegamos para quedarnos» - «AGC siamo venuti per restare». Alcune di queste case sono ubicate a soli 40 metri dalla base di polizia e a soli 300 metri da una base militare. La settimana precedente nel villaggio La Cristalina sono stati visti 3 uomini armati in abiti civili segnare alcune abitazioni, la scuola e addirittura alcuni animali con la stessa scritta. E qual è stata la risposta istituzionale a queste provocazioni? È consistita nel far arrivare sul luogo il comandante della Brigata e della Polizia per commentare davanti alle telecamere di una TV locale che «nella zona è tutto tranquillo, la popolazione serena» e che «i bambini hanno continuato regolarmente le attività scolastiche». Il governo sembra proseguire indifferente di fronte alla drammatica realtà di San Josè de Apartadò nonostante siano giunte alle più alte cariche istituzionali varie lettere di denuncia e di profonda preoccupazione di organizzazioni nazionali e internazionali per la persistenza di questi gruppi armati illegali e la non implementazione da parte del governo del punto 3.4 dell’Accordo di Pace che prevede lo smantellamento di questi gruppi armati denominati come successori del paramilitarismo. È stato più volte riferito dai paramilitari alla popolazione civile che ora il nemico numero uno da annientare è la Comunità di Pace, una comunità che continua una eroica resistenza nonviolenta non solo al conflitto armato, ma anche al conflitto sociale che porta a disgregare qualsiasi realtà associativa e al conflitto economico che contrappone i contadini alle multinazionali interessate all'accaparramento delle risorse naturali. Di fronte a tutto questo la Comunità di Pace persevera nella sua scelta comunitaria, solidale, di lavoro e di proprietà collettiva delle terre, perché da soli si viene schiacciati, ma insieme si resiste e si vive, oltre che sopravvive, in questo difficilissimo contesto.
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Operazione Colomba vive nella Comunità di Pace dal 2009, accompagnando quotidianamente i suoi membri e leader nei loro spostamenti e nelle loro attività, sia nel campo che in città.
In particolare, nel mese di luglio quest'anno, i volontari sono stati impegnati nell’accompagnare i leader della Comunità di Pace soprattutto nei villaggi di Mulatos, Resbalosa, Esperanza e Porvenir dove è praticamente quasi stabile la presenza di gruppi neo paramilitari che sono riusciti, in brevissimo tempo, a sottomettere gran parte della popolazione civile della zona. Nuove minacce, alcune di morte, sono state proferite soprattutto contro 2 leader della Comunità di Pace e si sono registrati gravissimi furti che potrebbero essere associati all’intento di colpire questi contadini anche dal punto di vista economico. Nonostante tutto ciò la Comunità di Pace continua, instancabile e ferma sui suoi principi, il suo cammino nonviolento alla ricerca di una verità e di una giustizia che forse non vedrà mai, ma che sicuramente rappresentano l'unica meta umana ed etica a cui tendere in mezzo a tutta questa violenza ed ingiustizia. E la Comunità di Pace è in cammino ormai da oltre 20 anni...