Da Modena a Cesena fino a Bologna sono diverse le voci a confronto sul tema della vita nascente e del fine vita, in questi primi giorni di primavera.
Il 24 marzo a Cesena si è tenuto l’incontro dal titolo Sì alla Vita - La dignità della Vita in ogni fase e condizione, organizzato in collaborazione con i Centri di aiuto alla vita e l’Associazione Genitori Ragazzi Down. Luca Russo, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII e papà di casa famiglia, che con sua moglie Laura condivide la vita con bimbi portatori di handicap e cerebrolesi, ha portato la sua testimonianza raccontata anche nel libro L'eutanasia di Dio. Ha sottolineato che la vita, anche quella più fragile, è sempre vita ed è sempre dono. «Non possiamo archiviarla con un'eutanasia di Stato, come una sorta di darwinismo sociale». Accanto a lui è intervenuto anche Giampaolo Casalini, medico anestesista rianimatore, che, parlando del dibattito che scuote il Paese riguardo alla legge sul testamento biologico, ha proposto alcune riflessioni sul tema delicato del fine vita e sulle domande che interpellano ogni coscienza. La vita in qualunque condizione del corpo e della mente è da considerare vita e degna di essere vissuta? Può l’esperienza della condivisione contribuire a portare questa condizione di infermità o disabilità e magari a offrire un ulteriore senso e un significato in questi particolari momenti o condizioni? L’attuale proposta legislativa non rischia di creare un ostacolo alla maturazione del senso della propria vita e della propria storia dato che un testamento è qualcosa di scritto che non si può cambiare?
Domenica 26 marzo a Modena circa 400 persone hanno camminato per esprimere il loro Sì alla vita lungo le vie del centro cittadino. Tra gli interventi più significativi quello di Enrico Masini, referente del Servizio Famiglia e Vita della Comunità Papa Giovanni XXIII che ha ricordato come don Oreste Benzi 20 anni fa aveva voluto «uno specifico Servizio Maternità Difficile e Vita che aiutasse l’intera Comunità Papa Giovanni XXIII ad accogliere gestanti con difficoltà tali da sentirsi indotte a chiedere la soppressione del proprio figlio». E che siamo chiamati a pregare, agire e gridare «per ogni gestante in difficoltà, per ogni papà in crisi, per ogni piccolo o piccola sorellina ancora nel seno materno e a rischio di essere fatta a pezzettini». Ha inoltre ricordato due importanti proposte lanciate lo scorso anno dal presidente Giovanni Paolo Ramonda: riconoscere come lavoro a tutti gli effetti le cure materne fino ai 3 anni del bambino con contributi e stipendio e sperimentare una moratoria dell’aborto. Anche Fausto Roncaglia, farmacista, vicepresidente dei Farmacisti Cattolici Italiani, ha testimoniato con coraggio cosa significa l’impegno a difesa della vita nel proprio lavoro: «La legge italiana chiama farmaci quei prodotti che uccidono, ma non sono farmaci, sono vere e proprie armi chimiche, sistemate nelle cassettiere e negli scaffali delle farmacie (pillola del giorno dopo, pillola dei 5 giorni dopo…). E se un farmacista si rifiuta di vendere questi prodotti, che sono dei veri e propri pesticidi umani, può essere denunciato, processato e condannato. Quindi facciamo obiezione con il rischio di essere denunciati, di essere licenziati, di non essere assunti se obiettori. Qualche collega per potere mantenere la famiglia è stato costretto a cambiare tipo di lavoro».
Il 1 aprile sarà la volta di Bologna. Il tema del sostegno alla vita nascente nelle mamme adolescenti sarà il centro della riflessione nel Convegno promosso dalla Direzione Generale Cura della persona, Salute e Welfare della Regione Emilia-Romagna, dal titolo Gestanti adolescenti: relazione di aiuto e accoglienza in famiglia, la Comunità Papa Giovanni XXIII porterà il proprio contributo con la testimonianza di Franca Franzetti, referente per l’accoglienza gestanti e responsabile Casa Famiglia Santa Paola, Roncofreddo (FC).