Il 39esimo Consiglio dei Diritti Umani, che si svolge dal 10 al 28 settembre 2018, ha segnato l’inizio del mandato nella nuova High Commissioner for human rights, Michelle Bachelet.
Nata e cresciuta a Santiago del Cile, laureata in medicina, tra le varie cariche che ha ricoperto, spiccano quella di presidente del Cile - due volte, dal 2006 al 2010 e dal 2014 al 2018 - di Ministro della Sanità (2000-2002) e di Ministro della Difesa nazionale (2002-2004). All’interno delle Nazioni Unite era stata precedentemente Direttore esecutivo dell’Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerement femminile (2010-2013).
Nel suo discorso di presentazione al Consiglio, tenutosi lunedì 10 e martedì 11 settembre 2018 nella Room XX del Palais de Nations a Ginevra (testo integrale del discorso), la Bachelet ricorda prima di tutto che «i bisogni e i diritti delle vittime delle violazioni dei diritti umani dovrebbero essere sempre la principale priorità del nostro lavoro. I diritti umani esprimono lo scopo centrale delle Nazioni Unite: possiamo ottenere pace, sicurezza e sviluppo sostenibile per tutte le società solo promuovendo la dignità e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani».
Il nuovo Alto Commissario riconosce le sfide e il lungo lavoro che il Consiglio dovrà affrontare; nel chiedere aiuto e collaborazione a tutti gli Stati, assicurando che saranno sempre ascoltati e comprendendo i difficili equilibri e le diverse posizioni, non esita a sottolineare che le sue priorità saranno rivolte alla promozione dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali. Qualsiasi forma di violenza o discriminazione connessa a sesso, religione, lingua, etnia o disabilità deve essere combattuta dal Consiglio e da tutti i suoi partecipanti.
Non dimentica di elencare le sfide e le ingiustizie presenti nel mondo, dalla critica situazione dei milioni di rifugiati e migranti, alla mortalità materna e infantile, alla povertà, il cambiamento climatico, la mancanza di risorse fondamentali.
La Bachelet ricorda ai membri del Consiglio la sua piena disponibilità all’ascolto e alla collaborazione; a loro domanda di continuare a garantire i diritti umani per tutti, riprendendo situazioni difficili presenti in diversi Stati del mondo e chiedendo che vengano risolte tramite il lavoro continuo e il mutuo rispetto tra gli organi del Consiglio e dei Paesi partecipanti.
Per concludere il suo discorso, la neo Alto Commissario lancia la sua sfida, di «assicurare che insieme possiamo accrescere diritti civili, politici, economici, sociali e culturali per tutti, accanto al diritto allo sviluppo, e perciò assicurare la pace e lo sviluppo sostenibile in tutto il mondo».
Come APG23, insieme agli Stati e alle altre ONG che prendono parte al Consiglio, abbiamo avuto la possibilità di dialogare con lei e rispondere alle dichiarazioni della signora Bachelet (video del nostro intervento, a partire dal minuto 00:37:24). Nel nostro statement , le abbiamo ricordato che il 2018 segna il settantesimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani - un anno importante, nel quale poter affrontare nuove sfide e prendere nuove posizioni. Ci troviamo in un momento in cui «lo spazio per la società civile all’interno delle Nazioni Unite si sta restringendo; in cui i difensori dei diritti umani affrontano ostilità e repressioni dai governi di tutto il mondo a causa del loro impegno con i meccanismi dei diritti umani; in cui il populismo, il razzismo e la xenofobia stanno crescendo».
Abbiamo invitato quindi l’Alto Commissario a denunciare la violazione di tutti i diritti ed a continuare a difendere chi non può farlo da solo, chi è debole ed emarginato. In particolare, auspicando un aperto dialogo e una reciproca collaborazione con la signora Bachelet e tutto il suo ufficio, continueremo a lavorare affinché vengano riconosciuti a tutti i diritti allo sviluppo e alla pace, promuovendo sempre la dignità di tutte le persone soprattutto quelle più deboli e marginalizzate.