«L'ergastolo ostativo è incostituzionale perché disumano in quanto elimina la speranza. Anche gli ergastolani hanno il diritto di dare la prova che sono cambiati. Il problema non è la durata ma l’efficacia della pena. L’attuale carcere non rieduca, per cui la maggior parte di chi esce di prigione poi torna dentro con pene ancora più pesanti. Pertanto se l'Italia non si dota di un efficace sistema rieducativo come quello che noi applichiamo nelle nostre comunità per carcerati allora non risolverà i problemi del sistema carcerario». È quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda , Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito all'ordinanza della Corte Costituzionale sull'incompatibilità dell'ergastolo ostativo con la Costituzione.
«Fu don Benzi a mettersi per primo al fianco degli ergastolani: una persona condannata, diceva don Oreste, deve pagare per i suoi delitti, ma può riscattarsi e cambiare vita, perché l'uomo non è il suo errore — spiega Ramonda —. Attualmente gestiamo 10 Comunità Educanti con i Carcerati. Seguono un metodo duro, più impegnativo del carcere. Chi lo completa è nella gran parte dei casi una persona nuova, non più un pericolo ma una risorsa per la società. Se questa esperienza funziona perché non promuoverla?».
Le Comunità per Carcerati. La Comunità di don Benzi gestisce 10 Comunità Educanti con i Carcerati (CEC), strutture per l'accoglienza di carcerati che scontano la pena, dove i detenuti sono rieducati attraverso esperienze di servizio ai più deboli nelle strutture e nelle cooperative dell'associazione. La prima casa è stata aperta nel 2004. Ad oggi sono presenti 290 detenuti. Negli ultimi 10 anni sono state accolte 695 persone.
La recidiva crolla. Per chi esce dal carcere la tendenza a commettere di nuovo dei reati, la cosiddetta recidiva, è il 75% dei casi. Invece nelle comunità della Papa Giovanni, dove i detenuti sono rieducati attraverso esperienze di servizio ai più deboli, i casi di recidiva sono appena il 15%.
Don Oreste Benzi. L'8 Giugno 2007 don Benzi incontrò 300 ergastolani ostativi nel carcere di massima sicurezza di Spoleto. Stavano facendo uno sciopero della fame per sensibilizzare sulla loro pena senza speranza, che già chiamavano "pena di morte viva". Uno di loro chiese il supporto del sacerdote dalla tonaca lisa. Don Benzi dichiarò: “Si, vi aiutiamo, perché togliere ogni speranza è contro l'uomo e contro Dio”. Da allora la Comunità Papa Giovanni XIII iniziò, per prima, una campagna di sensibilizzazione contro il carcere a vita. Pochi mesi dopo don Oreste salì in cielo, ma nel suo ultimo intervento pubblico parlò proprio degli ergastolani. Quel primo ergastolano che interpellò don Oreste Benzi ora vive e lavora, da quasi 5 anni, in una delle nostre strutture.