A conclusione dei lavori del seminario internazionale "Grecia, paradosso europeo tra crisi e profughi", tenutosi ad Atene dal 7 al 9 luglio, che ha visto la partecipazione degli organismi promotori delle Campagne "Il diritto a rimanere nella propria terra" e "Una sola famiglia umana, cibo per tutti" (tra i quali vi è la Comunità Papa Giovanni XXIII), a nome dei partecipanti, il Cardinale Montenegro, presidente di Caritas Italia, ha lanciato un appello alle istituzioni italiane, greche ed europee per un'Europa dei diritti, dell'accoglienza e dell'inclusione.
«Se l’intera Europa vuol essere una famiglia di popoli, rimetta al centro la persona umana, sia un continente aperto e accogliente, continui a realizzare forme di cooperazione non solo economica ma anche sociale e culturale». (Papa Francesco 30.06.2016)
Noi qui presenti, rappresentanti delle campagne “Il Diritto a rimanere nella propria terra” e “Una sola Famiglia Umana, cibo per tutti: è compito nostro”, e della Chiesa in Grecia, riuniti in questi giorni ad Atene in occasione del Seminario internazionale “Grecia, paradosso europeo, tra crisi e profughi”, rivolgiamo un appello alle istituzioni italiane, greche ed europee, affinché prendano in considerazione le richieste che emergono da questo consesso.
Come articolato nel dossier di approfondimento discusso nei lavori del seminario, c’è bisogno di un cambiamento di marcia, rapidamente, in Grecia e in Europa, nella lotta alla povertà e nella gestione del fenomeno migratorio.
Chiediamo agli Stati e alle istituzioni europee di adottare politiche che promuovano sviluppo ed integrazione, rimettendo al centro i valori della solidarietà e della sussidiarietà, principi cardine per il perseguimento della coesione sociale e per la sopravvivenza stessa dell’Europa.
Occorre una nuova strategia che aiuti la Grecia e le altre economie europee in difficoltà ad uscire dalla morsa del debito e delle politiche di austerità che continuano ad avere costi sociali altissimi.
Chiediamo di ripartire dai giovani, che sono tra coloro che stanno maggiormente subendo le conseguenze della crisi, offrendo loro opportunità per veicolare le grandi risorse che vogliono mettere in campo.
Chiediamo di mettere in discussione il modello di sviluppo che genera disuguaglianze, insicurezza umana, precarietà e scarti, e quindi migrazioni.
Chiediamo che si cambi la politica dei muri, delle barriere, della militarizzazione dei confini, nonchè della loro esternalizzazione tramite accordi con Paesi extra UE che non tengano conto della tutela dei diritti umani.
Occorre quindi:
Facciamo nostre anche le parole di Kofi Annan nell’esortare l’Europa a riappropriarsi della sua missione e della sua identità:«Un’Europa divisa sarebbe un‘Europa più mediocre, più povera, più debole, più vecchia. Un’Europa aperta sarà un’Europa più equa, più ricca, più forte, più giovane, purché sia un’Europa che gestisca bene l’immigrazione» (Kofi Annan al Parlamento Europeo). È tempo di andare oltre i paradossi europei.