«Auspichiamo che i consiglieri regionali del Veneto si impegnino in difesa della vita e lascino cadere il disegno di legge sul suicidio assistito. Nelle nostre case famiglia, dove accogliamo persone con disabilità gravissime, anche in stato vegetativo persistente, sperimentiamo che le persone in condizioni di fragilità rendono il contesto sociale più umano. Chi di noi ha accolto queste persone ha accolto un dono enorme, veri e propri angeli».
È quanto dichiara Marina Figus, responsabile in Veneto della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, in merito alla proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito in votazione oggi.
«Nella nostra esperienza le persone con malattie degenerative irreversibili o con prognosi infauste, nel momento in cui sono accudite con relazioni di cura, non desiderano percorsi di morte ma chiedono sempre la migliore vita possibile - continua Figus -. Il sistema sanitario ha l'altissima vocazione di prendersi cura delle persone più fragili attraverso le cure palliative e l'assistenza domiciliare, piuttosto che di aprire impietose scorciatoie: assecondare un desiderio di morte non è una scelta di civiltà. La proposta non dovrebbe nemmeno essere considerata ammissibile, perché va ben oltre le competenze regionali».