«Vi racconto la mia libera scelta di fare il mestiere più antico del mondo» – A Rimini Marie Merklinger, di Space International, in un convegno dedicato alla prostituzione e ai suoi effetti sociali. Con lei la senatrice Francesca Puglisi e il questore Maurizio Improta.
Viene da Stoccarda, e il suo nome (di fantasia) è Marie. Professione prostituta, nella Germania che ha legalizzato i bordelli ed è oggi considerata il supermercato del sesso in Europa, dove una donna è libera di prostituirsi iscrivendosi in un registro, pagando le tasse e usufruendo dell’assistenza sanitaria. Insomma cautele e garanzie per chi vuole esercitare il mestiere, un modello invocato anche in Italia da chi vuole “riaprire le case chiuse”.
Eppure non è tutto così lineare, e Marie Merklingler viene a raccontarlo a Rimini all’interno del convegno “La visione antropologica della donna e il fenomeno della prostituzione”, organizzato da Comunità Papa Giovanni XXIIII e Agesci all’interno degli incontri del progetto culturale diocesano, lunedì 6 febbraio alle ore 21 al museo della Città (via Tonini,1). Intervengono anche la senatrice Francesca Puglisi, che ha promosso al Senato un disegno di legge che prevede la punibilità dei clienti delle prostitute, Maurizio Improta, questore di Rimini, Ilaria Baldini, di Resistenza Femminista, operatrice in un centro antiviolenza a Milano, Rachele Nanni, responsabile del Progetto Psicologia dell’AUSL Romagna, Irene Ciambezi giornalista e referente per l’Unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII e Kristian Gianfreda, della campagna “Questo è il mio corpo”.
Si parlerà di tratta degli esseri umani, prostituzione e violenza di genere, cercando di analizzare il fenomeno, l’impatto sociale che ha, il ruolo delle organizzazioni criminali con particolare attenzione al nostro territorio, e le risposte possibili.
A Rimini e dintorni le Unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII escono 2 volte a settimana. «Monitoriamo la zona della stazione, del grattacielo, il lungomare e la statale Adriatica – racconta Silvia, una delle referenti. – in una notte contattiamo un centinaio di ragazze. La maggioranza, 30/35 circa, sono rumene, poi una quindicina di ungheresi e qualche bulgara, qualche cinese. Più o meno 10 sono i transessuali, ultimamente arrivano nazionalità difficilmente viste prima, come quella peruviana o argentina. Anche le nigeriane hanno ricominciato a vedersi, adesso, con gli sbarchi e le tratta dei migranti sono decisamente in aumento».
Non è chiaro quante minorenni ci siano, si dichiarano tutte maggiorenni per sfuggire ai controlli ma spesso, dall’aspetto fisico, abbiamo pochi dubbi. «In estate e nei periodi in cui a Rimini ci sono importanti manifestazioni o fiere questo numero triplica – racconta ancora Silvia. – Spesso arrivano con macchine piene, colleghi di lavoro distinti e ben vestiti, per concludere in questo modo una cena di affari».
Non esiste una tipologia di cliente, vanno dai diciottenni che “festeggiano” la maggior età, ai ventenni in vacanza, trentenni (a volte uomini bellissimi, specificano i volontari) con l’adesivo sulla macchina “bimbo a bordo” per arrivare agli ottantenni.
Le tariffe con la crisi si sono abbassate, dai 30 ai 50 euro a notte. 30 delle nigeriane, perché le bianche sono più richieste. Nei periodi migliori una ragazza arriva anche a 15 prestazioni a notte. Ma i soldi non bastano mai… a volte non mangiano neppure. Tra l’affitto del marciapiede, la percentuale al pappone e l’affitto mensile di “casa” va via tutto. Vivono nei residence tra Marina Centro e Miramare, dove una stanzetta con un bagno costa mediamente 1000 euro al mese, perché anche in questo c’è sfruttamento.
E i clienti? «Spesso arrivano ubriachi, o sotto l’effetto di droga. Pretendono cose che le ragazze non vogliono fare, e le minacciano con coltelli o altro. Le picchiano e le violentano. Se proviamo a parlare con loro, a spiegare che la prostituzione è schiavitù, o dicono di non saperlo, o che no, la donna è libera, è uno scambio reciproco: sesso per soldi».
Nei mesi scorsi la Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato la campagna “Questo è il mio corpo”, sottoscritta da numerose persone, gruppi e associazioni. È una campagna a sostegno di un disegno di legge che prevede la punibilità del cliente.