Con le tovaglie a quadretti bianchi e blu, con i pacchetti di pasta, con i nostri figli, con i volontari che hanno condiviso con gioia il nostro impegno, abbiamo invaso le piazze e i sagrati d'Italia per l’ottavo anno consecutivo. È stato un fine settimana all’insegna dell’entusiasmo, guidato da uno slogan che è sì una dichiarazione d’intenti, ma soprattutto una promessa: "Finché gli ultimi non saranno i primi ci troverete qui".
È stato, anche, e non possiamo dimenticarlo, un fine settimana segnato ancora dal terremoto, che è tornato domenica mattina in centro Italia. Per questo nella zona di Umbria, Marche e Lazio, dove la terra ha tremato, quel giorno abbiamo scelto di fermarci. Molte case famiglia sorgono su quei territori: sono state colpite al cuore, alcune sono sfollate, ma le altre non hanno subito danni e sono disponibili a far posto a chi si trova in emergenza.
La ricetta di Un Pasto al Giorno era semplice: un’offerta libera per garantire un pasto a chi non ce l’ha. In cambio, un pacco di pasta, il simbolo del pasto donato che, in realtà, rappresenta molto altro, restituisce dignità perché trasforma l’emarginazione in una famiglia, formazione, lavoro.
Cibo è anche stare insieme, è mettere in comune e il nostro pacco di pasta ha voluto suggellare un nuovo patto sociale, che consente a chi dona e a chi riceve di essere sullo stesso piano.
“Grazie di cuore per il vostro impegno e generosità nel sostenerci nell’iniziativa ‘Un pasto al giorno’, grazie ai tanti giovani che hanno dato il loro tempo e che si prodigano anche durante l’anno”, ha dichiarato all’indomani dell’evento Giovanni Ramonda, Responsabile Generale di APG23. “Così decine di migliaia di persone potranno avere il cibo necessario per sopravvivere. In questa comunione dei Santi appena passata e insieme a don Oreste nostro fondatore, facciamo festa con tutti coloro a cui è ritornato il sorriso grazie al vostro sì”.
Il ringraziamento è corale, ed è rivolto a tutti quelli che, ancora una volta, hanno reso possibile questo evento, da tutti e due i lati del tavolo: a chi, dietro, ha indossato la maglietta blu e ha speso tempo e parole, e a chi davanti al tavolo si è fermato per donare un pasto a chi non ha nemmeno da mangiare. Non siamo ancora in grado di fornire i numeri di questa edizione, ci vorrà ancora qualche giorno, ma sappiamo già dire che i nostri pacchi di pasta sono arrivati in migliaia di cucine e che altrettanti sono i pasti che potremo garantire in Italia e in 38 paesi del mondo.
Quel che è passato di mano in mano è, però, qualcosa di più, che è difficile da definire.
È l’espressione incredula di Roberto, 20 anni e da 2 accolto in una Comunità Terapeutica, che tenendo in mano una banconota di grosso taglio ha chiesto a chi aveva deciso di donarla se per caso volesse il resto.
È l’email di Claudia, volontaria per la prima volta con Apg23: “è stata una giornata bella e arricchente, perché oltre alla gioia di conoscere nuove persone con un grande cuore, c’è stata la sorpresa di sentirmi parte integrante del gruppo dal primo istante, e quella di tornare a casa colma di gratitudine per questa esperienza”.
È il dietrofront di Antonella, che dopo esser passata davanti al banchetto ignorandolo è tornata indietro, ha voluto sapere perché fossimo in piazza e ha deciso di infilarsi la maglietta e di rimanere fino a sera.
È, soprattutto, la certezza che potremo garantire ad Angel, che a 5 anni ha affrontato da sola la traversata dalla Libia all’Italia ed è appena stata accolta in casa famiglia, ciò di cui è stata privata – cibo, ma anche dei vestiti frivoli, un’istruzione e tutto l’amore del mondo.
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