«Non c’è santo senza un passato; e non c’è peccatore senza un futuro», l’ha ribadito più volte Papa Francesco ad Antonello Guadagni, il casaro del formaggio del Perdono, nell’udienza del 24 febbraio a Roma. Antonello ha incontrato il Papa per donargli una caciotta: «mi auguro che poi l’abbia mangiata, è buonissima», ci confida al ritorno. Con lui c’erano Primo Lazzari, il vicepresidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (il presidente era impegnato nella casa famiglia S.Paolo di Cuneo, dove era ospite il Vescovo Piero del Bosco), il responsabile del progetto Cec (le Comunità educanti con i carcerati) Giorgio Pieri, e la moglie Loretta. Ad aspettarli fra la folla che affollava Piazza S.Pietro c’erano altri 200 fra volontari, detenuti in pena alternativa al carcere ed ex-detenuti. In udienza il Papa ha proseguito la catechesi sulla Misericordia, in particolare nei riguardi di ricchi e potenti: «Se si perde la dimensione del servizio, il potere si trasforma in arroganza e diventa dominio e sopraffazione. La misericordia può guarire le ferite e può cambiare la storia. Apri il tuo cuore alla misericordia!»
Ma ai 4 fortunati che il Papa aveva invitato, tramite una missiva del Vescovo di Rimini Mons. Francesco Lambiasi, ad essergli più vicini sul lato destro del sagrato vaticano, Francesco ha rivolto parole personali. Antonello ha terminato di scontare la propria pena da più di 5 anni nell’azienda agricola “San Fecondino” di Saludecio(RN) dove produce il formaggio: «a me e Loretta scappava qualche lacrima, mentre Papa Francesco con poche parole ci mostrava il perdono di Dio. Io sentivo che non ero di fronte solamente ad un uomo. Da parte mia gli ho detto: “il formaggio è testimonianza della misericordia di Dio, che in me agisce attraverso i frutti del lavoro di Don Oreste Benzi. Da sempre Don Oreste prende quello che il mondo butta via e gli ridà vita, e così per me è stato”. Giorgio, vicino a me, si era imparato a memoria il suo discorso per raccontare in pochi minuti al Papa quello che facciamo. E lui era interessato, si è fermato con noi diversi minuti ad ascoltare».
Papa Francesco ha ascoltato, la storia di 20 ragazzi che nell’azienda agricola stanno recuperando la propria vita attraverso un percorso alternativo, o successivo, al carcere (in Italia sono circa in 300), un centinaio di capi di bestiame fra cui le 42 vacche (nella foto) che producono il latte del formaggio del perdono, e manzi e vitelli. La storia di 80 ettari di terra coltivati in agricoltura biologica certificata per produrre il foraggio della loro alimentazione. 1000 litri di latte al giorno per 120 chili di formaggio vengono lavorati ogni lunedì, mercoledì e venerdì («gli altri giorni sono dedicati ai mercati, alle consegne e alle scartoffie»).
«Facciamo tutto noi, è un formaggio talmente naturale da far sì di mantenere bene i doni che il Signore ci dà. La mente è strana, hai presente quando ti confessi? Poi dovresti essere in pareggio con il tuo passato, ma ti ritornano i sensi di colpa. Io sono cinque anni che ho finito con la giustizia, eppure resta ancora in qualche modo una spina dentro di me, in un fianco, a tenermi vigile. Ognuno in azienda ha un suo percorso, c’è chi coglie l’aspetto del perdono di sé di più, chi di meno. Alla fine resta una questione personale ritrovare dentro il cuore le motivazioni a diventare una persona migliore, e lasciarsi guidare dal buon Dio che riporta all’ovile». Giorgio Pieri ai margini di Piazza San Pietro l’ha raccontato a Tv2000: «Attraverso i nostri progetti educativi la recidiva di chi torna a commettere reati passa dal 70% delle carceri tradizionali, al 10%».
E a parte spiega (vedi l'infografica a seguire): «Se consideriamo almeno 200 € al giorno spesi per la detenzione tradizionale, con 10.000 posti che sarebbero già disponibili sin da subito in Italia tramite diverse associazioni come la nostra, con una retta di 40 euro al giorno (5 volte in meno delle carceri) un avremmo un risparmio di circa 500 milioni per le casse dello Stato ogni anno».
Nell’attesa che anche la politica se ne accorga, i fortunati sono gli amanti della buona cucina italiana: possono sostenere il progetto Cec abbinando ad un vassoio di formaggi del perdono assortiti (chiama Simona, 3440177724) il primo miele D.O.P. d’Italia (acquistabile qui): più di 50 persone fra detenuti, ex-detenuti e volontari gravitano attorno al primo produttore del miele, la cooperativa Il Pungiglione di Mulazzo(MS). Anche loro erano in piazza, per suggerire l’abbinamento culinario al Santo Padre. Alla fine, mentre la piazza già si va svuotando (Primo Lazzari è restato sorpreso per l'affabilità del Santo Padre: «Francesco sa entrare nel cuore e nella vita delle persone; ho sentito il suo calore»), il Papa rimane ancora ad incontrare ognuno, a dedicare un po' del suo tempo a ciascuno fra la folla.
In mancanza di una legge nazionale che stabilisca una retta per l'accoglienza dei detenuti in pena alternativa al carcere, il progetto Cec conta oggi ancora molto sulle donazioni dei simpatizzanti, è possibile contribuire con una donazione o con un contributo continuativo.
(Marco Tassinari)