Di che cosa si «tratta»? Questa la domanda provocatoria (dove “tratta” ha un duplice significato) che ha aperto l’evento del 19 Dicembre scorso, svoltosi alla Capanna di Betlemme di Bologna, struttura di accoglienza per senza dimora della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23).
A presentare la serata è Giorgio Galvagno, coordinatore della Capanna, dove quotidianamente si vive la condivisione diretta con i poveri. È qui che si manifesta l'esigenza, espressa dai tanti giovani che frequentano la struttura, di ascoltare testimonianze di vita significative ed è qui che nasce l'idea di un percorso, di un ciclo di incontri a tema, che possano essere stimolo e nutrimento per una conoscenza non fine a sé stessa ma che si alimenta di nomi, storie, incontri e racconti...
Provocatorio in quanto argomento della testimonianza è stato il fenomeno della tratta, che Andrea Di Stefano, collaboratore della Comunità Papa Giovanni XXIII per il progetto “Oltre la strada”, citando dati dell'ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di droga e crimine organizzato, spiega che la tratta di esseri umani è la terza fonte di reddito del crimine organizzato dopo il traffico di armi e stupefacenti. L'equipe della Comunità di don Benzi quotidianamente opera sulle strade e si occupa prioritariamente della presa in carico e messa in sicurezza delle persone che vogliono fuoriuscire dal percorso di tratta, le quali possono trovare rifugio in una delle strutture protette di cui l'Associazione dispone e iniziare un percorso di reinserimento sociale. Tipicità questa dell'Apg23, che sul territorio collabora anche con altre realtà e diversi attori.
Ma che cos'è il fenomeno della tratta? Quali le tipologie?
A livello internazionale, spiega Andrea Di Stefano, la tratta è definita come «il portare una persona contro la propria volontà, o grazie a sotterfugi o all'inganno, da un punto A ad un punto B»; spostamento forzato al quale spesso segue, nella destinazione di arrivo, anche uno sfruttamento successivo. Varie le tipologie: dal tristemente noto sfruttamento a fini prostitutivi, al più recente fenomeno dell'accattonaggio, dallo sfruttamento lavorativo, fino al fenomeno della tratta ai fini di espianto degli organi. Al di là delle specificità ci ciascun tipo di tratta, è interessante notare come siano sempre gli strati più poveri della società i principali destinatari di queste forme di sfruttamento, ad esempio essendo costretti a vendere i propri organi per far fronte alla miseria.
Tante dunque le frustrazioni che quotidianamente vive chi opera in questo settore, a volte ingestibile il senso di impotenza e la consapevolezza di essere piccoli di fronte ad un fenomeno così complesso e multiforme, ma ciò che li spinge a continuare ad operare in questa direzione, dice Andrea, è il desiderio di poter modificare le coscienze, sensibilizzando sempre più al tema, e la speranza di far conoscere alle persone vittime di tratta una società diversa, di cui possano scegliere di fidarsi.
Il progetto “Oltre la strada”
Vent'anni fa nelle stazioni delle principali città italiane si iniziava a notare, senza comprendere le ragioni, un'improvvisa e crescente presenza di ragazze nigeriane. Fu così che il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, Don Oreste Benzi, decise di iniziare ad andare nei luoghi stessi in cui le ragazze si trovavano per incontrarle e parlare con loro. Si iniziò immediatamente a intuire la portata del fenomeno che oggi conta, solo sulle strada di Bologna, tra le 120 e le 150 ragazze a notte. A seguito dei primi passi, si instaura nel 2000 la collaborazione con il Comune di Bologna, per il quale la Comunità Papa Giovanni XXIII è oggi ente attuale del progetto “Oltre la strada”, una rete regionale che si occupa del contrasto ed emersione delle vittime di tratta e grave sfruttamento. Dall'esperienza con le ragazze nasce tre anni fa una nuova Unità di Strada che studia il fenomeno dell'accattonaggio e degli elemosinari, in espansione a Bologna. Due sono quindi le uscite settimanali, una diurna, l'altra notturna.