La Comunità Papa Giovanni XXIII ha appreso con rammarico che non ci saranno fondi aggiuntivi per il bando volontari che sarà pubblicato entro l'anno e che prevede circa 40.000 posizioni per l’Italia e 600 per l’estero.
Questo a fronte di una richiesta di gran lunga maggiore da parte dei giovani che vogliono far domanda — 85.500 nel precedente bando — e di circa 67.000 posizioni richieste dagli enti attraverso il deposito programmi di maggio 2020.
Ancora più precario lo scenario che si apre nei prossimi anni, considerando che la legge di stabilità 2020 aveva stanziato 99 milioni per il 2021 e 104 milioni per il 2022, fondi appena sufficienti a far partire 18.000 volontari nel 2021 e 19.000 nel 2022.
In questo panorama sconfortante, particolarmente preoccupante appare la situazione del servizio civile all’estero, che vede una drastica diminuzione delle posizioni rispetto agli ultimi anni, considerando che proprio per l’estero è prevista una quota percentuale di risorse non superiore al 5% delle risorse finanziarie complessive per il 2020.
«La Comunità Papa Giovanni XXIII — dichiara il presidente Giovanni Ramonda — ha sempre creduto nel servizio civile, un’esperienza non solo di crescita e di formazione per i giovani, ma di promozione della pace, della solidarietà sociale, dei diritti umani per tutti e per tutte, con particolare attenzione per i soggetti più fragili che vivono ai margini della nostra società. L’emergenza COVID-19 ha messo in evidenza come questi giovani assieme agli enti possono fare la differenza e contribuire realmente alla difesa del Paese. Ma non dimentichiamo anche il prezioso contributo dei volontari che ogni anno scelgono di fare un’esperienza all’estero, per promuovere la pace tra i popoli e quella solidarietà internazionale che tanto viene richiamata in questa emergenza globale. Investire nel servizio civile all’estero, significa investire in una politica estera alternativa a quella degli eserciti e degli interessi economici per realizzare davvero una società più giusta e più equa».
Per questi motivi l’associazione ha aderito all'appello rivolto dalla Conferenza Nazionale Enti servizio Civile, dal Forum Nazionale Servizio Civile e dalla Rappresentanza Nazionale Operatori Volontari in Servizio Civile al Presidente Conte, al Ministro Spadafora e al Ministro Gualtieri per chiedere, alla vigilia della prossima legge di stabilità, che si preveda una dotazione di 300 milioni annui per il triennio 2021-2023 per garantire un contingente minimo di 50.000 posizioni l’anno.
«Il Servizio Civile oggi è ben lontano dal diventare universale, rischiando in questo modo di tradire la riforma stessa del 2016. Chiediamo, quindi — aggiunge Ramonda — che il Governo scelga di diminuire le spese militari, che quest’anno raggiungono la cifra record di 26,3 miliardi, per investire in politiche di Pace, a partire dalla stabilizzazione di questo importante istituto repubblicano, finalizzato alla difesa non armata e nonviolenta della Patria, all'educazione, alla pace tra i popoli, nonché alla promozione dei valori fondativi del nostro Paese».