Don Oreste Benzi ripeteva sempre: “i poveri non possono aspettare”. Per quei poveri don Oreste si è battuto tutta la vita, manifestando nelle piazze, incontrando i potenti del mondo, denunciando in televisione, per radio, con ogni mezzo, le ingiustizie che incontrava.
Era un prete di campagna dai poveri natali, parroco di una zona periferica di Rimini, con una tonaca sgualcita, il colletto sempre fuori posto e i capelli arruffati, ma non si fermava mai, aveva una tempra straordinaria, un carattere deciso e un coraggio sorprendente.
Tanto che ha lasciato un segno inconfondibile nella storia e per questo ancora oggi è interessante parlare di lui, raccontare chi era e come ha cambiato il modo di vedere le cose.
A questo scopo nasce Il “Pazzo di Dio”, un documentario scritto e diretto da Kristian Gianfreda (Solo cose belle, 2019), ricostruendo la storia di don Oreste grazie al ricordo di chi lo ha conosciuto, all’uso di immagini d’archivio della Comunità Papa Giovanni XXIII e delle Teche Rai, e a nuove interviste come quella a Bruno Vespa, che spesso l’ha ospitato e si è scontrato con lui negli studi di Porta a Porta. E poi i collaboratori più stretti di don Oreste che raccontano aneddoti, episodi particolari, ma soprattutto ci raccontano la sua umanità, quanto era stanco, di cosa aveva paura, cosa lo faceva soffrire. Stefano Zamagni all’Università di Bologna dice: “don Oreste aveva chiaro che non poteva fare da solo, allora ti dava fiducia e così facendo tirava fuori il meglio di te. E infatti è stato un vero Educatore, con la E maiuscola”.
Il documentario non parla solo di quello che è stato, ma seguendo lo sguardo di don Oreste, proiettato sempre al futuro, arriva in Irlanda per ascoltare Matteo e Giada, una giovane coppia con una storia straordinaria. Poi a Chieti, da Luca, che gestisce una casa di accoglienza con 60 persone dalle vite più disparate. E a casa di Christopher e Anna che hanno scelto di vivere con i loro bambini in mezzo ai profughi.
(qui trovi un articolo pubblicato dal giornale della Comunità Sempre News con l’intervista al regista)
Le riprese sono iniziate i primi di Giugno 2023 e sono terminate a Settembre, in queste settimane è iniziata la post–produzione.
Il lavoro svolto finora è stato possibile anche grazie a finanziamenti, come quello del Fondo Audiovisivo della Regione Emilia-Romagna e a partner che hanno scelto di contribuire a realizzare il docufilm, convinti della necessità di raccontare don Oreste. Tra questi i suoi “figli”: la “Cooperativa Il Calabrone” di Cremona, la “Cooperativa La Fraternità” e la “Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII” tutte nate proprio dall’esperienza della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Anche la Fondazione Don Oreste Benzi a lui dedicata ha voluto partecipare a questo progetto, promuovendo una raccolta fondi per raccogliere la cifra necessaria a completare la lavorazione del film, soprattutto il lungo lavoro di montaggio delle tante immagini di repertorio da selezionare e lavorare. Servono ancora 30.000€ per terminare gli ultimi step e per questo sulla piattaforma DaiCiStai della Comunità è stata aperta una raccolta fondi, titolare appunto la Fondazione Don Oreste Benzi, dove si sta raccogliendo il contributo di tanti per far conoscere la storia di questo prete straordinario che ha cambiato la storia di tantissime persone.
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