Nonostante il ritardo di 3 anni, è ufficiale: anche l'Italia ha il suo Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento. Due i binari su cui muoveranno gli interventi in base alla normativa italiane: il primo di contrasto e repressione del crimine di sfruttamento di esseri umani, affidato alle Forze dell’Ordine e l’altro di prevenzione e protezione delle vittime, affidato ai servizi sociali e del privato sociale accreditato. Come anticipato dal Ministero dell'interno in più convegni regionali e nazionali, si tratterà di creare nel prossimo biennio 2016 – 2018 un coordinamento più efficace multiagenzia e multidisciplinare, attraverso il Meccanismo Nazionale di Referral, sulle diverse forme di tratta e sui diversi target di vittime. Sarà una “Cabina di regia” politico-istituzionale che, analizzati i bisogni, sia in grado di definire nuove modalità di finanziamento degli interventi nel campo della tratta, e una rete funzionale a livello nazionale, regionale e locale.
Quattro sono le parole chiave del nuovo Piano su cui sono centrati gli interventi:
Le novità principali riguardano la formazione di tutti gli attori impegnati nel campo: sono state infatti realizzate linee guida per l'identificazione delle potenziali vittime sia tra i migranti irregolari sia tra i profughi richiedenti asilo, e procedure operative per la prima assistenza e la presa in carico dei minori.
Riguardo alla prevenzione, «tra le azioni inerenti lo sfruttamento sessuale, è stata anche inserita la realizzazione di ricerche sulla riduzione della domanda (leggi: intervenire sul cliente, ndr) e di progetti di sensibilizzazione per scoraggiarla – ha commentato positivamente a caldo Maurizio Galli, referente nazionale per la tratta dell'Associazione Papa Giovanni XXIII. Adesso sta anche a noi inventare iniziative innovative per scoraggiare i clienti».
Il filo rosso di tutto il Piano che punta sul contrasto del fenomeno e sulla tempistica ottimizzata degli interventi. Resta comunque l'approccio alle vittime centrato sui diritti umani, e quindi sulle potenzialità delle donne di redimersi, per essere soggetti attivi nel proprio progetto di autonomia, e in particolare con attenzione alla tutela dei diritti dei minori.
Per chi occupa nel settore si tratterà però di capire, in un panorama attuale complesso dovuto anche ai continui flussi di profughi, come collaborare concretamente a livello locale. Da una parte ci sono gli operatori del sistema asilo, dall'altra quelli del sistema tratta. Insieme dovranno garantire un reale percorso di integrazione a chi è caduto nella rete dei trafficanti per cercare un futuro migliore in Europa.