A volte ci vengono delle bizzarre idee, che spesso però rimangono tali. La Pedaland’Oreste è la storia di un’idea tanto bella quanto pazza, che è diventata realtà. Il desiderio di due fidanzati, a seguito di un altro cicloviaggio, di vivere una vacanza diversa e conoscere varie realtà della Comunità Papa Giovanni XXIII, è diventata un pellegrinaggio-vacanza da Cittadella a Rimini in bicicletta, con meta la tomba di don Oreste Benzi.
Il nostro gruppo di novelli ciclisti partiti all’avventura era formato da 9 giovani provenienti dalle province di Treviso e Padova, ci si conosceva chi più chi meno. Uno solo tra noi era allenato, il nostro “Capitano”, nonché quasi unico a sapere quanti chilometri avremmo fatto ogni giorno. Noi altri ciclisti eravamo armati di entusiasmo, coraggio, e pantaloncini con fondello…ma solo alcuni.
Venerdì 13 agosto 2021
Siamo partiti venerdì mattina da Cittadella, dalla storica casa famiglia dei Tonelotto dopo un momento di preghiera assieme e tante materne raccomandazioni.
La nostra prima tappa è stata la casa famiglia “Maria Regina della Pace” di Saccolongo (PD). Ci hanno accolti mamma Monica, papà Andrea e le loro figlie Sara, Giorgia, Sonia, Cecilia e Jacui. All’ombra degli alberi del loro giardino ci hanno raccontato la loro storia di sposi e genitori, l’incontro con la Papa Giovanni e la loro “vocazione adulta” ad essere genitori di casa famiglia. Monica ed Andrea per un soffio non hanno conosciuto don Oreste di persona, ma hanno respirato il clima di fraternità dagli altri membri. Non sono stati attirati dall’incontro personale della figura carismatica che don Oreste era, ma hanno intravisto la bellezza della Comunità attraverso l’amicizia con una coppia di membri. La loro storia passa per l’essere insegnanti di metodi naturali e per un corso per genitori adottivi.
Ci ha colpito la naturalezza con cui Monica e Andrea prendevano in braccio le bimbe più piccole, alternandosi perché ognuno dei due potesse essere libero per parlare o riposare le braccia. Non c’erano richieste esplicite, c’era un’attenzione reciproca che sapeva cogliere il momento giusto, senza bisogno di parole. Ci ha colpito Cecilia, arrivata da pochi mesi in casa famiglia. La sua cecità non le impediva di essere partecipe e attenta al dialogo, ha imparato tutti i nostri nomi in un attimo, riconoscendo le nostre voci. «Tutti i nostri figli hanno una missione, e vi assicuriamo che la stanno compiendo» ci hanno detto Monica e Andrea lasciandoci un po’ increduli vista la fragilità soprattutto di Sara e Jacui, le bimbe più piccole.
La sera di quello stesso giorno siamo stati accolti dalla casa famiglia “Aquila e Priscilla” di Valnogaredo per la cena e la notte. È stato un incontro così semplice e fraterno, nonostante la nostra stanchezza, che ci ha fatto assaporare la vera essenza dell’essere Chiesa, in cui ognuno mette ciò che è, ma non una piccola parte… mette tutto se stesso! È risuonato forte in noi l’invito di Mariacristina, mamma di casa famiglia: “Uscite dalla vostra zona di comfort”. Un’esortazione ad essere dono per gli altri, a fare della propria vita un dono prezioso. Abbiamo riconosciuto quanto sia facile cadere nella tentazione di autocentramento, finendo in una visione del mondo a partire dai propri bisogni. In realtà in ognuno di noi c’è il desiderio di guardare più in là di se stesso, di allargare il cuore, sprecandosi per gli altri senza riserva, dando tutto ciò che può dare: «la nostra vita non può essere solo per noi!».
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Sabato 14 agosto 2021
Abbiamo salutato Valnogaredo stupiti dell’entusiasmo che anche noi lasciavamo nelle famiglie. Restavano colpiti non tanto dall’esperienza fisica che avevamo scelto di vivere, quanto dalla voglia di noi giovani di essere alla ricerca di qualcosa di bello, ricco delle nostre unicità ma anche di Parola del Signore, consapevoli che oltre la fatica si nasconde qualcosa di grande.
Quel giorno siamo stati accolti dalla Comunità Terapeutica di Denore (FE) per un momento di testimonianza e una pizzata assieme. Nessuno di noi era mai stato in una realtà come quella e l'entusiasmo di un ospite che l'indomani festeggiava gli 8 anni senza alcol è stata davvero preziosa. Ne siamo usciti un bel po’ sconquassati e, mentre tornavamo nell’alloggio che era stato pensato per noi per quella notte, riflettevamo su quanto noi riteniamo insormontabili piccoli problemi quotidiani, mentre nel mondo ci sono nostri coetanei che lottano con tutte le loro forze contro la dipendenza. La testimonianza di F. ci ha fatto capire quanto la solitudine faccia male. L’essere soli imprigiona al punto tale da arrivare a fare cose assurde, mai pensate prima, e che rendono quella gabbia sempre più solida e difficile da aprire. Non ci si accorge più dell’amore che c’è attorno, tutto sembra un imbroglio e nulla più vero.
Siamo andati a dormire quella sera con le nostre domande, i dubbi, con i cuori sottosopra… e forse andava bene così.
Domenica 15 agosto 2021
Quel giorno siamo partiti da Baura con direzione Masiera, un piccolo paesino in provincia di Ravenna. Faceva davvero caldo e per sdrammatizzare i momenti di grande fatica ci ripetevamo scherzosamente «Neanche fosse Ferragosto!» A Masiera ci ha accolto la casa famiglia “Nazaret” di Monica e Fabio. Quasi tutti i loro figli si trovavano dai nonni perché era per la famiglia un giorno di passaggio tra una vacanza e l’altra. Ci ha sconvolto la grande disponibilità di questa coppia che, pur nel trambusto di lavatrici e valigie per 9 persone, è riuscita a trovare del tempo per stare con noi e raccontarci qualcosa di Sé. Monica ci ha raccontato che in casa vivono come se fossero in un “eterno campo-scuola”, dove non si spegne l’entusiasmo nonostante le immancabili fatiche di ogni giorno. Abbiamo respirato la “misteriosa letizia” di cui parla S. Francesco, inspiegabile razionalmente, ma tangibile: viva e vera nel cuore della casa. È stato un incontro semplice e fraterno, da cui abbiamo colto quanto le scelte coraggiose dei genitori siano poi esperienze di Grazia anche per i figli. In particolare, ci hanno raccontato di come l’accoglienza di Salim, prima non voluta dal loro secondogenito, si sia rivelata poi occasione di relazione forte, che rende fratelli ben oltre il legame di sangue. Nella loro semplicità e schiettezza Monica e Fabio, con Francesco e Salim, ci hanno testimoniato una grande verità: nell’accoglienza dei più poveri c’è un tesoro nascosto per la nostra vita, solo vivendolo potremo trovarlo.
Lunedì 16 agosto 2021
Con la bellezza di 92 km quel giorno abbiamo raggiunto la nostra meta e, stanchi ma emozionati, siamo arrivati alla tomba di don Oreste Benzi. Quanta bellezza racchiusa nella semplicità in quel posto!
La sera di quello stesso giorno abbiamo incontrato Marinella Baldassari… che è riuscita a mandarci a letto con un bel po’ di pro-vocazioni! È una sorella di Comunità che da tanti anni gestisce una Casa di Fraternità vicino a Rimini. Che bello il suo entusiasmo per la vita, per i giovani, per le ragazze vittime di tratta! Non ce ne ha risparmiata una, parlando con una schiettezza alla quale non siamo abituati, ma che ci ha fatto un gran bene! Ci ha colpito vedere come la vita porta frutto se vissuta nella Sua volontà, nella fiducia che Lui si sta prendendo cura di noi mentre noi realizziamo il Suo regno già qui sulla terra. Marinella è stata per noi l’esempio di chi non si arrende, di chi sa stare profondamente e delicatamente vicino ai giovani. Quanto è bella la fraternità, non si potrebbe vivere senza!
Martedì 17 agosto 2021
Per vivere a pieno l’esperienza, abbiamo scelto quel giorno di partecipare alla preghiera che la Comunità Papa Giovanni XXIII organizza ogni martedì mattina di fronte all’ospedale di Rimini. È un momento molto semplice ma fortemente voluto da don Oreste, nel quale ci si riunisce per pregare contro l’aborto. Lo si fa con il cuore certo che nessuna preghiera rimane inascoltata e per smuovere le coscienze di altri, perché questo dramma non rimanga nell’indifferenza generale. È stato molto significativo per noi vedere che poco a poco il gruppetto di persone aumentava e altri, pur non fermandosi, al loro passaggio partecipavano comunque con un segno di croce.
Da lì siamo tornati alla tomba di don Oreste assieme a Paolo Tonelotto, papà di casa famiglia da molti anni, e a due dei suoi figli, Andrea e Paolo. La sua testimonianza semplice e spontanea, ci ha permesso di cogliere l’essenza di un uomo dal cuore buono ma caparbio e tenace, capace di raggiungere i suoi obiettivi non solo con le proprie forze, ma confidando in Colui che tutto può. Anche Andrea ci ha raccontato di aver conosciuto il don e lo ha descritto come una persona sempre sorridente e capace di portare gioia ovunque andasse. Con loro abbiamo infine raggiunto la nostra ultima tappa: la chiesa e la canonica della Grotta Rossa, dove don Oreste è stato parroco nel corso del suo sacerdozio. Il Vangelo di quel giorno diceva «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, che cosa dunque ne avremo?» (Mt 19,23-30) Non sappiamo se don Oreste avesse chiara la risposta alla fine della sua vita terrena, pensiamo di sì; è una domanda che in ciascuno di noi è risuonata e abbiamo provato a condividere i nostri pensieri alla fine di questo “scomodo” viaggio.
Dopo tanta vita vissuta e incontrata, ci aspettava finalmente un bel pomeriggio di mare… sì perché da “Pedaland’Oreste” a “Spiaggiand’Oreste” è stato un attimo! Ma tornando verso il centro di Rimini ad uno di noi è venuta l’intuizione di passare per la chiesa di San Girolamo, dove sapeva fossero conservate le spoglie di Sandra Sabattini, una giovane della Comunità Papa Giovanni XXIII salita in Cielo a soli 23 anni che sarà beatificata il prossimo 24 ottobre. L’orario era ben oltre quello di apertura della chiesa, ma “il caso” ha voluto che proprio all’entrata incontrassimo don Roberto Battaglia, il parroco, che stava uscendo a pranzare con un amico, e che con estrema gentilezza ci ha fatto entrare regalandoci un momento unico per conoscere la vita di questa ragazza.
La sera di quel giorno abbiamo infine incontrato alcuni volontari della Capanna di Betlemme di Rimini, una struttura della Comunità che accoglie persone che vivono per la strada. Abbiamo cenato e cantato al karaoke con alcuni di loro, anche se purtroppo le normative anti-Covid non ci hanno permesso di vivere un incontro ravvicinato vero e autentico.
Mercoledì 18 agosto 2021
Cari lettori, complimenti a voi se siete arrivati fino a qui! Ora, non pensiate che siamo tornati a Cittadella in bici… Abbiamo preso la bellezza di 3 treni! Su e giù per le stazioni, con le nostre biciclette, siamo arrivati alla casa famiglia Tonelotto (sì, la stessa della partenza!) dove ci attendevano una deliziosa merenda e le orecchie attente di chi voleva ascoltare la nostra avventura.
È stato molto bello essersi sentiti custoditi da chi, da casa, faceva il tifo per noi.
Ogni persona al mondo dovrebbe meritare questo tifo!
Un grazie speciale va certamente a Lui, presente e vicino fin da quando la pazzia è stata pensata, e a tutti coloro che concretamente sono stati strumento per renderla possibile!
«Le cose belle prima si fanno e poi si pensano». Grazie don Oreste!