Un devastante incendio ha distrutto, lo scorso 27 dicembre, un grande campo profughi presso la località libanese di Minyeh, che accoglieva un centinaio di famiglie siriane. Secondo la ricostruzione presentata dai volontari di Operazione Colomba, il Corpo non violento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, si tratta di un incendio doloso, che costituisce l’ennesimo episodio contro rifugiati siriani in Libano, dove la gravissima crisi politica ed economica sta esasperando gli animi della popolazione. Ad appiccare le fiamme, si legge in un comunicato di Operazione Colomba, sarebbe stato «un cittadino libanese che impiegava diversi siriani, verso i quali aveva accumulato un debito di soldi per stipendi non pagati». Secondo questa ricostruzione, dopo alcune nuove ostilità l’uomo libanese «si sarebbe presentato insieme da alcune persone in possesso di armi e taniche di benzina e avrebbe appiccato l’incendio».
Purtroppo, la tragedia dei profughi siriani è una diretta conseguenza del terribile conflitto che da oltre dieci anni sta letteralmente distruggendo la Siria. Città e villaggi sono stati trasformati in cumuli permanenti di macerie. (…) Un Paese devastato ben oltre il limite del tollerabile. Il 90% della popolazione — secondo le stime delle Nazioni Unite — versa in condizioni di estrema povertà. E la fine del tunnel ancora non si vede.
(A questo link si può l'intero articolo del giornale della Santa Sede)
Da oltre cinque anni i volontari di Operazione Colomba, Corpo Civile di Pace della Comunità di don Benzi, sono presenti in Libano al fianco delle vittime della guerra siriana nel campo profughi di Tel Abbas. Come documentato nei quattro Report di Operazione Colomba, non esiste sicurezza per chi torna. Non c’è scampo e non c’è pace per i Siriani che vedono nel mare l'unica via d’uscita, ma che troppo spesso si trasforma in un cimitero di donne, uomini, bambini. Un cimitero di sogni di una vita dignitosa.