Mons. Loris Capovilla ci ha lasciato il 26 maggio 2016. Uomo colto e con un passato ricco di intense relazioni all'interno della Segreteria di Stato del Vaticano, ha rivestito molti ruoli importanti all'interno della Chiesa. Papa Francesco lo aveva voluto cardinale all'età di 98 anni.
Il quotidiano Avvenire riporta che Loris Capovilla sarebbe stato favorevole alla dedicazione di Papa Giovanni XXIII a patrono dell'esercito: nel 2008 l'ordinario militare Vincenzo Pelvi avrebbe chieso all’allora arcivescovo emerito di Loreto, Loris Francesco Capovilla, cosa ne pensasse, ricevendone, racconta nell'intervista monsignor Angelo Frigerio, «Un incoraggiamento a continuare». Pelvi però, intervistato da altre testate, nega: «Con Mons. Capovilla di questo non abbiamo proprio parlato».
La redazione del mensile Sempre Magazine della Comunità Papa Giovanni XXIII ha intervistato Loris Capovilla nel 2014, subito dopo la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, di cui era stato segretario particolare. Questa foto di Mons. Capovilla lo ritrae insieme a Don Oreste Benzi; è stata scattata in occasione del loro incontro, insieme ad un gruppo di fedeli di Verona.
Nel Natale del 2015, Monsignor Loris Capovilla ha chiesto al suo segretario Ivan Bastoni di richiamare la redazione: «Ci disse di continuare a portare avanti con l’entusiasmo l'opera del nostro fondatore don Benzi. Ci ha fatto sentire parte di un’unica missione: testimoniare Cristo nel quotidiano» racconta Nicoletta Pasqualini, che lo aveva intervistato.
L'intervista integrale a Loris Capovilla è stata pubblicata su Sempre (chiedi una copia gratuita qui) , il mensile fondato da Don Oreste Benzi, a cui l'alto prelato era abbonato; ripubblichiamo qui sotto le sue parole a poche ore dalla salita al cielo.
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Nel 2016 sono stati circa 300 i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII che si sono dati appuntamento a Sotto il Monte, per un pellegrinaggio nei luoghi del Papa Buono e del suo Segretario Particolare. Qui Loris Capovilla era arrivato nel 1988, dopo essersi dimesso dagli incarichi pastorali più importanti. In questi luoghi Mons. Capovilla ha vissuto gran parte degli ultimi suoi anni, e proprio nel paese bergamasco caro a Papa Giovanni XXIII ne sono state celebrate il 30 maggio 2016 le esequie.
Ecco le foto del pellegrinaggio.
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«Sono seduto proprio sulla sedia dov’era seduto don Oreste. Questo sacerdote che se pur malato correva e serviva. Se non fanno santo lui non saprei chi potrebbe esserlo». Così mi risponde al telefono Mons. Loris Capovilla quando gli dico che sono del mensile Sempre, della Comunità di don Benzi. Don Oreste lui lo aveva incontrato a Ca’ Maitino di Sotto il Monte nel 2005, durante un pellegrinaggio nel paese natale di Papa Giovanni XXIII. «Che grande impegno che avete, dovete stare tutti insieme – mi dice –. Continuate a camminare nel solco della semplicità e della povertà».
Mons. Capovilla è stato da poco fatto cardinale, a 98 anni, quando lo intervisto. La nomina è stata una sorpresa: ha appreso la notizia ascoltando l’Angelus del 12 gennaio 2014 alla televisione. «Sento dalla voce che il suo spirito è giovane, questo conta» sono alcune delle parole che Papa Francesco gli ha rivolto in una telefonata di congratulazioni.
Per un decennio Capovilla è stato segretario particolare di Papa Giovanni. Un umile prete, e vuole rimanere tale. E se qualcuno lo chiama eminenza dice: «Lasciamo stare l’eminenza».
Il 27 aprile 2014 ci sarà la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII di cui lei è stato segretario per tanti anni. Come ha segnato la sua vita?
«Per disposizione della Provvidenza ho conosciuto in giovane età Angelo Giuseppe Roncalli e l’ho seguito sino al primo incontro personale con lui nel 1950 allorquando egli venne a Venezia a celebrare come Nunzio apostolico a Parigi i 200 anni della morte del fondatore dei Mechitaristi Armeni. Tre anni dopo ne divenni segretario particolare. Ho espletato il mio servizio anche dopo la sua morte e ho continuato ad essere suo segretario. Lungo i 50 anni dalla sua dipartita, l’ho pensato ogni giorno ed ogni ora, sforzandomi di conformare il mio servizio sacerdotale sul suo».
È considerato il papa buono, il papa della pace, eppure è stato anche criticato soprattutto quando annunciò improvvisamente, il 25 gennaio 1959, l’apertura di un Concilio ecumenico nonostante la sua veneranda età.
«È ferma convinzione che nel suo insieme la Chiesa Cattolica ed anche i cristiani di altre denominazioni hanno accolto come dono di Dio l’ispirazione di Papa Giovanni ad aggiornare le strutture disciplinari e guidarle in conformità con le esigenze dell’umanità contemporanea».
Un’idea, quella del Concilio, che le comunicò la prima volta 48 ore dopo essere stato eletto Papa. Cosa le passò per la testa in quel momento?
«A me non passò niente per la testa, tanto più che il codice di Diritto Canonico conteneva un capitolo denominato De Concilio Oecumenico. Se una struttura è già contemplata nella vita della Chiesa, nessuna meraviglia che al Concilio XX (1869-1870) ne potesse venire uno denominato poi XXI».
Oggi nell’età dell’anzianità, come legge i frutti nella Chiesa di quel grande cambiamento dettato dal Concilio?
«Con esultanza e speranza, che è il titolo della quarta costituzione Gaudium et spes. Ho certezza che sulle vie segnate da Dio, la Chiesa Cattolica si è ripresentata col volto di Gesù, maestro, amico e salvatore.
Un anno di pontificato di Papa Francesco. Come vede il momento attuale della Chiesa?
«Ogni Papa costituisce un anello dell’unica catena che segna il cammino di due millenni. Condotto da Dio, ogni successore di Pietro, adempie il suo servizio in Obbedienza e pace secondo il motto araldico di Giovanni XXIII».
Assieme a Giovanni XXIII verrà canonizzato anche Giovanni Paolo II. Quali analogie tra i due?
«Non è necessario che noi immaginiamo i Papi l’uno come fotocopia dell’altro. Ciascuno ha una sua personalità, una sua missione e suoi particolari carismi».
Una coincidenza: mentre per Giovanni XXIII arriva la canonizzazione, per don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, è arrivato il nulla osta dalla Congregazione delle Cause dei Santi per l'apertura del processo di beatificazione. Lei ha conosciuto personalmente don Oreste. Che cosa ha visto in lui?
«Ho visto il cristiano e il sacerdote che ha voluto conformarsi a Cristo ed al suo Vangelo. Nel corso della sua vita operosa, eroica, piena di meriti e di sofferenze».
Qual è l’invito che fa alla Comunità Papa Giovanni XXIII?
«Rimanete fedeli alle ispirazioni ricevute dal fondatore e non prestatevi mai a ciò che chiamiamo pubblicità, ma piuttosto preoccuparsi di vita interiore, senza della quale ogni altra attività umana langue. E credete fermamente che l’amore professato per i piccoli, i poveri, i diseredati e i peccatori non rimarrà mai sterile».
Il 22 febbraio 2014 è arrivata per lei la nomina a cardinale. Cosa significa questo riconoscimento a 98 anni e nell’anno della canonizzazione di papa Roncalli?
«Non conviene parlare di sé e tanto meno farlo in circostanze che favoriscono una certa pubblicità. No, non muta nulla… Diceva Boris Pasternak in una stupenda poesia: “Essere famoso non è bello. / Non è questo che eleva in alto. / Non si deve tenere l’archivio / trepidare per i manoscritti. / Fine della creazione è dare tutto di sé / e non lo scalpore, non il successo. / È vergognoso, quando non si è nulla / diventare per tutti una leggenda”».
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