«Sono qui perché sogno un futuro senza bombe, senza armi; un futuro in cui la normalità non sia più la guerra, ma la pace! Tutti insieme oggi abbiamo messo il primo mattone per costruirla». Silvia ha 15 anni ed è entusiasta di essere alla Marcia della Pace Perugia-Assisi insieme ad altri 400 giovani, adolescenti, disabili, volontari in servizio civile, caschi bianchi della Comunità Papa Giovanni XXIII. Molti di loro la marcia della Pace l'hanno iniziata già da sabato riunendosi a Perugia per il tradizionale appuntamento di fine estate, il Congrosso dei giovani della Apg23 dove hanno scambiato esperienze di campi estivi in Italia e all'estero centrati proprio sul tema della pace. Alla sera hanno ascoltato anche l'appello del presidente Giovanni Paolo Ramonda in collegamento dalla sua città, Cuneo. «C'è un mondo che aspetta voi giovani, la vostra voce! Siete le perle della Comunità! Esplodete di gioia per quell'incontro simpatico con Gesù che vivete nelle varie esperienze di condivisione negli ambienti dove vivete, ma anche per le strade». Ecco come questo popolo giovane della Comunità ha scelto di rispondere, condividendo e stando accanto agli ultimi anche nelle strade, e persino nei territori di conflitto con i Corpi Civili di Pace, i cosiddetti Caschi Bianchi. E hanno preso sul serio anche il messaggio di Papa Francesco alla Giornata mondiale della gioventù dove aveva ricordato in più occasioni di non rimanere chiusi in casa, sul divano, imbambolati, addormentati davanti al computer e alla televisione, seguendo la divano-felicità. «Bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti...». Ed inoltre: «Esigete da noi adulti di convivere nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità». Ecco la via per costruire ponti di pace!
Nella notte i giovani del Congrosso hanno pregato proprio con la preghiera per la pace del Pontefice - che ha anche inviato un messaggio di incoraggiamento, ricordando in particolare la situazione drammatica della Siria testimoniata dal messaggio di Mons.Boutros Marayati, Vescovo di Aleppo a Mons. Zuppi, vescovo di Bologna, del 1 ottobre: «Non ci rimane che la fede in Dio, Lui solo può fare un miracolo e ridarci la pace. Questa è la speranza che ci aiuta a vivere. Non dimenticate la nostra Chiesa che soffre».
#FOTOGALLERY:marcia#
In marcia per dire NO alle armi
Ieri mattina si sono uniti ai 100.000 che da Perugia hanno marciato fino alla Rocca di Assisi dietro allo slogan che era in testa alla manifestazione "Vincere l'indifferenza". Tantissimi i gonfaloni di Comuni, Province e Regioni italiane e decine di sindaci che hanno sfilato lungo le vie con le fasce tricolori. Le foto di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e assassinato in Egitto, e di Vittorio Arrigoni, il giovane pacifista ucciso in Palestina a 36 anni, accompagnano la ventunesima Marcia organizzata dalla Tavola per la Pace. «Ventitré chilometri di colori, nazionalità e religione diversi - spiega Eleonora 21 anni - oggi sono la prova che non possiamo continuare a vivere come individui chiusi nella propria quotidianità ma dobbiamo tornare ad essere fratelli, un unico popolo con un unico obiettivo, comune: la pace!».
Sul palco a Santa Maria degli angeli il popolo della pace in marci si ferma intorno alle 13 ad ascoltare le testimonianze di bambini delle scuole italiane, gruppi musicali. Parlano anche due cittadini di Aleppo, rifugiati politici, insieme al fotografo Enea Discepoli che col suo lavoro denuncia la violenza della guerra in Siria. «Salam a tutti! Oggi siamo qui portando sulle nostre spalle il peso di 6 anni di guerra. Eppure vogliamo credere che la non violenza è ancora una via possibile ed è più importante della guerra. Ma dobbiamo superare l'indifferenza nostra e della politica rimettendo al centro la dignità della persona. Non dimentichiamo i bimbi che muoiono tutti i giorni a causa della tecnica strategica dell'assedio nè gli stupri delle donne vittime di tante guerre!».
E anche due Caschi Bianchi della Comunità di don Benzi, Chiara 26 anni rientrata dal Cile e Marta, 24, da pochi mesi rientrata da Haiti, salgono sul palco. Alle loro spalle c'è uno striscione che parla chiaro "TU NON UCCIDERE! Appello alle coscienze dei militari", richiama un tema caro al Servizio Obiezione e pace dell'Associazione, ovvero che la miglior difesa è la pace, la difesa non violenta nei conflitti.
#FOTOGALLERY:marcia1#
Accanto alla denuncia dei fabbricanti di morte, i fabbricanti di armi, c'è lo stile della non violenza e della condivisione, stando dalla parte delle vittime, espresso nelle parole delle due giovani: "In questo anno di volontariato, siamo state semplicemente delle antenne di pace. Abbiamo imparato che è più importante stare al fianco delle persone e ascoltare piuttosto che imporre la propria idea. Per noi pace significa condivisione: l'abbiamo sperimentato soprattutto in strada, con i più piccoli, i più emarginati".
Anche dal Presidente Mattarella arriva un messaggio di pace significativo. «La pace è questione che non interpella solo i vertici delle nazioni o ristrette classi dirigenti. I popoli subiscono le conseguenze delle guerre. È da loro che può venire una nuova stagione di cooperazione, di sviluppo sostenibile, di rispetto reciproco. Ai giovani, anzitutto, tocca far sentire la loro voce». Lo ha a cuore anche Yussin, 15 anni che è in marcia per la pace insieme ai suoi amici «Sono venuto perché solo insieme possiamo far sentire la nostra voce, anche se siamo adolescenti, anche la nostra voce è importante perché vogliamo la pace e non la guerra!". Giulia invece ha 17 anni e avverte il bisogno di portare la carica di questa avventura ai suoi amici e compagni di scuola al ritorno da Assisi. Per me la pace per me è soprattutto giustizia e bisogna costruirla nelle piccole scelte quotidiane. Anche nella mia città ce n'è bisogno! Lo spirito della marcia per me deve continuare quando ritorneremo nelle nostre città!».
L'Italia ripudia la guerra
Ma il popolo della pace non si ferma qui: migliaia di persone entrano alla Porziuncola, luogo del perdono, dove San Francesco ha fondato l'Ordine, per pregare per le vittime delle tante guerre dimenticate. Poi il lunghissimo corteo prosegue verso il Sacro Convento di Assisi dove ad aspettarli c'è Padre Egidio Canil, padre conventuale, delegato di Giustizia, Pace e Custodia del Creato. «Chi darà una risposta alla giovane donna della Repubblica Centroafricana che, tre settimana fa, qui ad Assisi, ci ha chiesto: “Perché voi paesi ricchi continuate a mandare armi in Africa? L’Africa ne è piena, ma in Africa non abbiamo fabbriche di armi! Siete voi, paesi ricchi, a produrre le armi e poi le inviate nei nostri Paesi!”. Il nostro Paese, l’Italia, come risponde a questa domanda? Che fa?» E tra i 100.000 anche la voce di Padre Alex Zanotelli che rincara la dose: «Le armi servono a creare sempre nuove guerre, dall'Ucraina alla Libia, dal Sud Sudan alla Somalia, dal Mali allo Yemen, alla Siria, all'Iraq, all'Afghanistan. Chiedo ai movimenti di unire le forze per costringere il governo a obbedire alla Costituzione, secondo cui l'Italia ripudia la guerra».