Il 17 ottobre è una data da segnare in rosso sul calendario: dal 1992, per volere dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, ricorre la Giornata mondiale di lotta alla povertà. Al suo interno confluiscono moltissime iniziative, tante quante sono, nel mondo contemporaneo, le situazioni iscrivibili allo sfaccettato concetto di povertà. Tra queste, il fenomeno dei cosiddetti senza fissa dimora.
La condizione esistenziale di chi vive sulla strada viene definita di “povertà assoluta” ed interessa un numero di persone in drammatico aumento: in Italia sono oltre 50.700 (dato Istat 2015). A loro è dedicata “La notte dei senza dimora”, organizzata da diciassette anni dalle organizzazioni che operano nel campo coordinate da Insieme nelle Terre di Mezzo Onlus. Gli scopi sono molteplici: informare i cittadini di una situazione che trova spazio nei media solo in casi eclatanti e denunciarne la gravità, per evitare che i senza dimora scompaiano nel dimenticatoio della società; proporre interventi mirati e strategie da attuare in accordo con le Istituzioni, ma anche sperimentare un pasto e una notte all’addiaccio, condividendoli con chi trascorre così un giorno dopo l’altro.
“La notte dei senza dimora” coinvolge diverse città d’Italia durante il fine settimana che precede e quello che segue la Giornata mondiale di lotta alla povertà; la Comunità Papa Giovanni XXIII ha aderito agli eventi organizzati a Milano sabato 15 ottobre: la Capanna di Betlemme di Milano e quella di Spino d’Adda erano in Piazza Santo Stefano per la grande festa che prevedeva la cena, la musica dal vivo, le performances di artisti di strada, gli abbracci gratis e poi ovviamente la dormita all’aperto.
Ma per noi ogni notte è dedicata ai senza fissa dimora. L’incontro con chi vive sulla strada avviene con regolarità più volte la settimana, secondo una mappa che percorre l’Italia da nord a sud e un calendario di uscite che copre tutti i giorni dell’anno. Il significato di questa operazione è racchiuso in una frase che ricorreva nei discorsi di Don Oreste Benzi: «Ci sono poveri che non vengono a noi, dobbiamo andarli a cercare». Sulla scia di questa parole nascono le Unità di Strada, gruppi di volontari che vanno in cerca di chi si rintana sotto i ponti e i colonnati, negli anfratti delle stazioni e negli angoli bui del centro, che di notte si svuota. Distribuiscono cibo, coperte, vestiti ma soprattutto attenzioni e conforto. È proprio il contatto umano che permette di abbattere il muro della diffidenza e iniziare a creare relazioni positive e propositive, che sono spesso il primo passo di un percorso che conduce al reinserimento nella società.
Certo, abbandonare la strada non è cosa semplice: ci vogliono una volontà ferrea, un luogo che accolga, un progetto pensato ad hoc, l’incoraggiamento di qualcuno che creda fermamente nella riuscita dell’impresa e in te... Ma questo è ciò che avviene in seguito – ad esempio, in una Capanna di Betlemme. Prima c’è una molla che deve scattare, e scatta grazie a parole che scaldano più di una coperta e riempiono più di un panino, ad attenzioni che rendono di nuovo visibili, al desiderio di dignità che si risveglia. Far scattare la molla è lo scopo preciso delle Unità di Strada.
In occasione della ricorrenza del 17 ottobre, documenteremo questo impegno postando immagini e brevi storie raccolte durante le uscite settimanali sui nostri profili Facebook e Instagram. L’appuntamento è quindi per oggi, lunedì 17, a Pescara e a Rimini, martedì 18 a Milano, mercoledì 19 a Bologna e Cuneo, giovedì 20 a Roma e Torino e venerdì 20 di nuovo a Roma. Stay tuned!