L'arte che parla di pace, l'arte che fa la pace, l'arte che ti fa stare in pace, l'arte che è pace: è quello che si vive mettendosi davanti alla mostra Convivere, realizzata dai ragazzi del Centro diurno “Don Oreste Benzi” di San Tommaso di Cesena, allestita all'interno della fiera di Forlì, dove si sta svolgendo la convention internazionale della Comunità Papa Giovanni XXIII proprio sul tema della pace.
Un grande letto, anzi una distesa di fieno e paglia su cui poggiano tanti cuscini, nessuno uguale all'altro. Il tutto circondato da elementi volanti come bandiere e tovaglie. Ci sono persino dei tavoli rovesciati. «Non dobbiamo aver paura se alcuni tavoli poggiano solo su due gambe. Il tavolo serve per confrontarsi, discutere, litigare e trovare una soluzione». Così i ragazzi vedono la pace, racconta Flora Amaduzzi, la responsabile del Centro.
Perché i cuscini?
«È la sintesi del nostro lavoro di analisi sulla pace. Il cuscino simboleggia l'opportunità di fermarsi, di ascoltare, ascoltarsi e riflettere. Il mosaico di cuscini come un mosaico di pace. Ogni morbido cuscino rappresenta l'individualità di ognuno di noi che condivide con l'altro anche se diverso».
Diverso come?
«Alcuni cuscini hanno poco colore, altri tanto, altri ne hanno anche nel retro. Tutto si scopre piano piano, come le persone che vanno scoperte piano piano. Ogni cuscino è una copia unica, come l'individuo».
Perché si trovano sopra un letto di fieno?
«Abbiamo pensato al fieno perché è un materiale antico e nuovo, che ha a che fare con il cibo, il nutrimento, ed è profumato. La paglia hanno accolto Gesù. Rappresenta la base della pace».
Poi ci sono le bandiere della pace.
«Guido, 58 anni, con gravi disabilità, è l'autore. Nascono recuperando quello che non serve, tele lasciate nel fondo di un cassettone. Guido dipinge lasciando delle tracce della sua voglia di vivere. Ogni forma nasce da una parte del corpo che diventa impronta».
E i mosaici?
«È l'armonia della pace. Per fare la pace non bisogna scartare niente. Pietre dure, materiale spugnoso, stoffa, pizzi. Oggetti di valore, di scarto. Pesanti, leggeri...»:
Come fa a stare tutto insieme?
«Ci sta. Quando dai un giusto fondo ad uno scarto e ad un ultimo, lui diventa a pieno titolo parte del capolavoro».
E se alziamo lo sguardo vediamo anche...
«Cartoncini accartocciati che ha realizzato una ragazzina marocchina arrivata da poco, che ci dà del filo da torcere. Una tipa spigolosa che quando vede un pezzo di carta è subito rapita: elimina gli angoli, gli spigoli. Il suo intento è cercare di realizzare forme circolari, che tiene in mano, gira e rigira, fino a trovare tanti punti di vista interessanti».
Cosa rappresentano?
«La nostalgia del grembo materno. Sembrano dire: “Io che sono così tanto spigolosa, ho tanto bisogno di questo contenimento, vado a cercare questa armonia che vivevo nel grembo di mia mamma”.
Cioè?
«Aiutami».
L'opera si ferma qui o avete altri appuntamenti?
«L'abbiamo già esposta a Cesena. Il mio sogno sarebbe arrivare alla Biennale, o magari alla Peggy Guggenheim...».
Nicoletta Pasqualini