La Legge Merlin compie 61 anni in questo 2019. Il 6 marzo 2019 il dibattito della Corte Costituzionale l'ha resa più che mai attuale, confermandone la validità. Ai giudici era stato di valutare se la Merlin potesse costituire una “violazione del principio della libertà di autodeterminazione della donna”, questione che era stata sollevata nell'ambito del processo per il reclutamento di presunte escort destinate a cene galanti con Silvio Berlusconi. E l'organo giudiziario ha concluso che le questioni sulla legittimità costituzionale della legge non hanno fondamenta: la Merlin resta allora in vigore così com'è. Il dibattito intanto si è aperto; La prostituzione non è un lavoro come un altro, è il parere di Francesco Belletti, direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf). Ora siamo più forti nella liberazione delle vittime della tratta, gli fa eco Giovanni Paolo Ramonda presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
La legge 75 del 20 febbraio 1958 è nata per arginare il fenomeno della schiavitù della donna ai fini dello sfruttamento sessuale; non vieta la prostituzione in sé, ma chi la favorisce e la sfrutta. A sei mesi dall'approvazione il Parlamento italiano chiudeva definitivamente 560 case chiuse. Un mercato del sesso che prima dell'approvazione della Merlin era regolamentato dallo Stato.
La legge prendeva il nome dalla prima firmataria, la senatrice Angelina Merlin, detta Lina, maestra elementare della provincia di Padova, classe 1887, partigiana. Lina Merlin, socialista, è stata la prima donna ad essere eletta in Senato, ed è stata la fondatrice dell'UDI, fondamentale sigla femminista del nostro Paese.
Durante il periodo fascista Angelina venne spedita al confino in Sardegna perché aveva rifiutato di aderire al regime.
Angelina è stata l'unica donna nella prima legislatura repubblicana. Paladina degli ultimi si è battuta contro ogni discriminazione fra i cittadini, per garantire uguaglianza di diritti e pari dignità sociale fra donne e uomini. È sua la frase dell’art. 3 della costituzione italiana: «Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso… ».
Nell’Italia del dopoguerra la sua proposta (per l’abolizione della regolamentazione della prostituzione, e per la lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui e protezione della salute pubblica) divise il paese. Le donne avevano da poco ottenuto il diritto al voto ma la strada dell’emancipazione era ancora lontana. Da una parte c'erano madri e mogli dalla moralità ineccepibile; dall'altra c'erano le prostitute, considerate minorate, viziose, asociali. Erano schedate, eportavano il marchio della loro condizione senza la possibilità di rifarsi una vita (dal mensile Sempre, febbraio 2018).
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(di Nicoletta Pasqualini)
Lina Merlin aveva visto la prostituzione come una «schiavitù legalizzata della donna» e l’aveva toccata con mano. Con Carla Barberis (moglie del futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini), scrisse nel 1955 il libro Lettere dalle case chiuse: 70 lettere ricevute dalle ragazze delle case di tolleranza e dal personale di servizio. Alcune favorevoli, altre contrarie alla chiusura. In ogni caso donne, come oggi, violentate, sedotte e abbandonate, povere, costrette dagli eventi. «Sono una povera ragazza sfruttata, sempre, sono una di quelle ma per il mio bambino farei tutto» (Lettera n. 3).
Tutte si rivolgevano a lei chiamandola “mamma Lina”: «Ci salvi tutte Onorevole, e che nessuna debba più essere sfruttata da nessuno e minacciata dalla polizia». Spesso entravano spontaneamente ma non riuscivano ad uscirne. «Si entra nell’incoscienza, il miraggio d’ambizioni stupide. E dopo quando vediamo che questo denaro è veramente sudato con il nostro dono migliore, non dà né il risultato e nemmeno la felicità, non siamo più capaci di trovare la vera via» (Lettera n. 54).
L’iter della legge durò dieci anni. Il business attorno ai bordelli coinvolgeva molti onorevoli e suoi compagni di partito. Quando la proposta arrivò in discussione in Parlamento, la combattente Lina invitò Pietro Nenni ad ordinare al partito di votare a favore. «Altrimenti – disse – farò i nomi dei compagni che sono proprietari di casini». E lui: «Dio mio, Lina, e come faccio ad avvertirli tutti?».
Si trovò a fronteggiare una serie di luoghi comuni, gli stessi che continuano ad essere sbandierati oggi. Come il fatto che non se ne può fare a meno perché è un’esigenza fisiologica. Lei però aveva le idee chiare, come spiegherà in un’intervista del 1963 ad Oriana Fallaci: «Questo Paese di viriloni che passan per gli uomini più dotati del mondo e poi non riescono a conquistare una donna da soli! Se non gli riesce di conquistare le donne, a questi cretini, peggio per loro».
Poi c’erano gli intellettuali come Dino Buzzati, decisamente contrari a questa legge che avrebbe «troncato un filone di civiltà erotica che, nell’ambito delle case chiuse, veniva trasmesso, con le parole e con l’esempio, di generazione in generazione».
Una volta una donna le urlò per strada: «Dove mando ora i miei figli?». E lei, schietta: «Dalle figlie delle sue amiche».
La legge 75 fu approvata il 20 febbraio 1958 e sei mesi dopo vennero chiusi i postriboli. Le prostitute registrate in Italia a quella data erano 2.705 suddivise in 567 case con 3.353 posti letto.
In un suo discorso Lina parlò al cuore delle donne perché «bisogna che nella donna si risvegli la coscienza di chi deve compiere una duplice missione sociale: di lavoratrice e di madre. Quando la donna comprenderà ch’ella è parte, e non la meno trascurabile, della classe degli sfruttati, parteciperà alla lotta contro il regime che la opprime».
Un appello che vale anche oggi.
Eppure c'è chi propone di tornare indietro nel tempo.
Oggi il confronto, con il VicePremier Salvini che si è dichiarato favorevole ad una eventuale riapertura delle case chiuse, registra lo sconcerto delle realtà che si occupano dei diritti delle donne schiave.
«Caro Matteo Salvini, i paesi civili sono quelli che liberano le moderne schiave del sesso. Sono ragazzine, costrette a prostituirsi. Provengono da paesi stranieri e sono le stesse a cui tu vorresti impedire l'ingresso in Italia. Spesso sono minorenni. I clienti sono maschi italiani che ne sfruttano la condizione di vulnerabilità e loro stessi sono corresponsabili della situazione di schiavitù delle donne»: Ramonda, il Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII si è rivolto in occasione del sessantesimo compleanno della legge, al dirigente leghista. Salvini su twitter, in piena campagna elettorale, aveva pensato bene il 15 gennaio 2018 di riscaldare gli animi con la proposta di riaprire le case di appuntamento, tema ritornato poi in voga anche nei primi mesi del 2019.
Giovanni Paolo Ramonda per il 61esimo anniversario della legge, con un comunicato stampa in occasione del dibattito che si è rinnovato in Veneto, ha detto: «La vera risposta al problema è quella di liberare queste donne, approvando una legge che sanzioni non solo gli sfruttatori, come avviene con la Legge Merlin, ma anche i clienti».
Oggi la piaga della prostituzione è un'emergenza più che mai attuale.
Nel mondo il problema viene affrontato in maniere diverse. Si distinguno paesi in cui prostituirsi è consentito, altri in cui è la prostituzione è illegale. In alcuni stati dove è consentita la prostituzione è regolamentata dalla legge; in altri, fra cui l'Italia, di fatto con la Legge Merlin la prostituzione è legale e non regolamentata. Ecco il testo ufficilale della Legge Merlin. Vediamo insieme cosa differenzia i vari approcci.
In Europa questo approccio riguarda sette paesi con sfumature differenti:
In Grecia è permesso prostituirsi ma solo in casa (la cosiddetta prostituzione indoor); le prostitute sono tenute ad aprire una posizione sanitaria e a pagare le tasse. In Lettonia ci sono ancora le case chiuse: normali abitazioni in aree urbane individuate direttamente dallo stato per la compravendita del sesso; una cosa simile avviene anche nei Paesi Bassi. In Danimarca e Finlandia la prostituzione costituisce un reddito, assogettato ad imposta. La Finlandia dal '99 impedisce però la prostituzione in strada.Nella Repubblica Ceca esiste uno specifico regime fiscale per le prostitute, che pagano le tasse come tutti i cittadini.
60 anni dopo prostituirsi e comprare sesso in Italia non è reato, si può fare liberamente sulle strade e nelle case. La legge non regolamenta questo mercato che di fatto è clandestino e che non riconosce pienamente; non chiede tasse e non pretende garanzie di qualità. Punisce però alcune condotte collaterali alla prostituzione; non costituisce reato la prostituzione di chi decide volontariamente di vendere sesso in cambio di denaro.
La legge Merlin (n. 75 del 20 febbraio 1958) In particolare:
vieta «l’esercizio di case di prostituzione» (art. 1) come pure «quartieri e qualsiasi luogo chiuso dove si esercita la prostituzione» (art.2)
punisce con reclusione e multe chi recluta o induce, privatamente o in forma associata, alla prostituzione e chi «in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui» (art. 3)
Sono dunque puniti in Italia:
Nonostante la Legge Merlin ecco però il video realizzato dal giornale inglese The Guardian: documenta il grave sfruttamento delle donne nigeriane che vengono vendute come prostitute in Italia.
Fra i paesi in cui prostituirsi è del tutto illegale si possono distinguere stati in cui è punita, con pene pecuniarie o anche con il carcere, la prostituta: ne sono esempi la Romania e altri dell'Europa dell'Est. L'unico paese dell’Europa occidentale che asseconda questo modello e l’Irlanda, dove la legge del 1993 vieta le case chiuse e prevede le pene dell’ammenda e dell’arresto per le prostitute ed i clienti.
L'approccio scandinavo considera la prostituzione illegale, ma ad essere punito è solamente il cliente. Dal 99 in Svezia è condannato il cliente delle donne che si prostituiscono: viene punito l'acquisto di prestazioni sessuali. Anche l'Islanda ha adottato questo criterio. Fuori d'Europa, dal gennaio 2009 va in questa direzione anche la Nigeria, paese di provenienza di molte delle ragazze che troviamo sulle strade italiane.
Secondo la Raccomandazione del 2013 del Consiglio d'Europa sullo sfruttamento sessuale e la prostituzione in Svezia il numero di persone che si prostituiscono è diminuito del 65% negli anni successivi all'applicazione della legge; in Norvegia del 60%. Inoltre nei due paesi la percentuale di pesone a favore della criminalizzazione del cliente è passata dal 30% al 70%.
Dall'aprile 2016 si unisce ai giochi anche la Francia: qui è stata approvata una legge che prevede che chiunque venga sorpreso con una prostituta sia multato di 1500 euro alla prima infrazione, di 3750 alla seconda. Oggi a Parigi in caso di recidiva il reato di prostituzione può venire riportato sulla fedina penale dei clienti; chi viene colto nell'acquistare prestazioni sessuali dovrà frequentare dei corsi sui danni causati dal mercato della prostituzione.
Cosa comporterebbe adottare anche in Italia una legge che riconosca il mercato della prostituzione e che lo regolamenti? Diversi studi riferiti alla legalizzazione della prostituzione in Germania, Danimarca e Paesi Bassi concludono che questa ha aumentato la richiesta di prostitute, che non ha ridotto la criminalità e che ha reso più difficoltosa la punizione dei colpevoli.
Lo spiega la Raccomandazione del 2013 del Consiglio d'Europa sullo sfruttamento sessuale e la prostituzione: una percentuale fra il 75 e l'80% di donne reclutate dalle case del sesso olandesi e tedesche risulta essere stata vittima di tratta, contro la propria volontà. Germania e Paesi Bassi sono ai primi posti nella classifica dei paesi europei più coinvolti nella tratta delle donne. In questi due paesi si valuta che nel 2012 esercitavano il meretricio almeno 400 mila donne, ma quelle che erano registrate regolarmente nei registri fiscali erano solo 44. Al sito della campagna contro la prostituzione Questo è il mio corpo è possibile scaricare i documenti ed il materiale che spiega il fallimento del modello della prostituzione legale nel contrastare il racket del sesso.
A partire dagli anni ’90, lo sviluppo dei flussi immigratori da alcuni Paesi africani e dell’est europeo ha reso disponibile una massa di donne giovanissime, anche minorenni, in condizioni di estrema vulnerabilità, consentendo alle organizzazioni criminali di organizzare un mercato della prostituzione sempre più diffuso e diversificato (strada, locali, centri massaggi, web) e connesso a tratta, violenza, riduzione in schiavitù.
Oggi la tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale hanno come cause profonde la diseguaglianza tra uomini e donne e la povertà, aggravate dalle disparità etniche e da altre ingiustizie come i conflitti armati.
Per combattere questi fenomeni servono nuovi strumenti giuridici. Si stima che considerando colpevole il cliente in Italia verrebbe liberato l'80% delle attuali schiave del sesso.
Roberto Gerali, referente nel 2008 del Servizio Antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, aveva dichiarato in occasione del cinquantennale della legge Merlin: «L’articolo 3 della legge riguarda i reati di favoreggiamento della prostituzione. Molti politici vorrebbero eliminarli, mentre noi vogliamo che siano specificati ancora meglio!».
Sempre nel 2008 è entrata in vigore in 14 Paesi europei la Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta di esseri umani: prevede tra l’altro la possibilità per i paesi membri di perseguire i clienti.
Alla Camera dei Deputati italiana sono depositate oggi alcune proposte, trasversali agli schieramenti politici, per la modifica in tal senso della legge Merlin.
Il 9 giugno 2016 è stata presentata alla Camera dei deputati, sottoscritta da 36 parlamentari, la proposta di legge che vede come prima firmataria l’onorevole Caterina Bini e che vorrebbe introdurre anche in Italia il modello nordico. Analoga proposta è stata depositata al Senato dall’on. Francesca Puglisi. Il testo integra l’art. 3 della legge Merlin con multe da 2.500 a 10 mila euro per «chiunque si avvalga delle prestazioni sessuali offerte da soggetti che esercitano la prostituzione o le contratti, in qualsiasi luogo, pubblico o privato». In caso di reiterazione oltre alla multa è prevista la reclusione fino ad un anno, convertibile in un lavoro di pubblica utilità presso associazioni ed enti che si occupano di protezione sociale delle vittime di tratta.
Analoghe proposte sono state presentate dagli Onorevoli Caterina Bini e Gian Luigi Gigli, ma anche di Andrea Romano e Carlo Giovanardi. Chiedono al legislatore di intervenire introducendo un sistema progressivo di sanzioni per i clienti del sesso a pagamento.
Nel corso della scorsa legislatura appena conclusa sono stati depositati tra Camera e Senato 20 disegni di legge in materia di prostituzione con orientamenti diversi, ma non si è arrivati alla discussione parlamentare. Un dibattito che l'attuale governo ha intenzione di riaprire.
Tra le oltre 28 mila adesioni alla petizione della campagna Questo è il mio corpo promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII per fermare lo sfruttamento della prostituzione figurano anche nomi di spicco come il cantante Nek, l’inviata delle Iene Roberta Rei, il giornalista Rai Enzo Romeo, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan. Hanno aderito fra gli altri: Cisl nazionale, Centro italiano femminile, Amici di Lazzaro, Forum delle Associazioni familiari.
La campagna nazionale sostiene la proposta di integrazione della Legge Merlin proposta dall'onorevole Bini.
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