Il Consiglio per i Diritti Umani, svoltosi a Ginevra dal 1° al 3 ottobre scorso, ha stabilito che il Social Forum 2018 avrebbe avuto come argomento la «possibilità di utilizzare lo sport e l'ideale olimpico per promuovere i diritti umani per tutti e rafforzare il loro rispetto universale».
Nella scelta di questo tema, il Consiglio ha sottolineato come «lo sport e l'ideale olimpico continuino ad essere utilizzati per la promozione e il rafforzamento del rispetto universale dei diritti umani. Gli eventi basati sullo sport creano un'opportunità per numerosi atleti e sportivi di schierarsi per i diritti umani, combattendo il razzismo, promuovendo l'uguaglianza di genere, garantendo inclusione e accessibilità alle persone con disabilità. […] Come linguaggio universale, lo sport può svolgere un ruolo importante nel rispetto, nella protezione e nell'adempimento di tutti i diritti umani per ciascuno».
Anche l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23) ha partecipato ai tre giorni di lavoro del Social Forum 2018, intervenendo durante i lavori per portare a conoscenza degli Stati e della società civile il proprio impegno nel mondo per la condivisione, l’uguaglianza, la pace e lo sviluppo.
In particolare, durante i commenti generali nel primo giorno di apertura del Forum, abbiamo sottolineato quanto sia importante riflettere sullo sport come mezzo per promuovere i diritti umani. (video, al minuto 1:14:04). Ricordando ancora una volta il 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, abbiamo messo in luce alcune situazioni in cui lo sport e l’ideale olimpico possono contribuire al soddisfacimento di quei diritti di cui ogni essere umano non dovrebbe mai essere privato. Ad esempio, in situazioni di discriminazione nei confronti dei disabili, lo sport può ridurre l’esclusione, sia trasformando i comportamenti della comunità circostante, sia favorendo le interazioni tra persone con e senza disabilità. Lo sport infatti aiuta le persone disabili a diventare più forti sia fisicamente sia psicologicamente, apportando risultati vantaggiosi per il loro diritto alla salute. Nel ringraziare gli organizzatori e tutti i partecipanti del Forum, abbiamo spiegato che l’APG23 ha istituito diversi progetti in tutto il mondo per i giovani, che includono anche la promozione degli sport e che avremmo esposto negli interventi successivi.
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Durante il secondo giorno del Forum, nell’ambito del pannello intitolato “Celebrating Diversity: Inclusivity, Equality, Non-Discrimination in Sports: the Case of Football” (Celebrare la diversità, l’inclusione, l’eguaglianza e la non discriminazione negli sport: il caso del calcio), l’APG23 è intervenuta, ricordando che per i bambini lo sport e i giochi sono un modo per «esercitare ed imparare la solidarietà, l’inclusione e la risoluzione pacifica dei conflitti – tutti modi per costruire una società più rispettosa dei diritti umani» (Documento e video, al minuto 00.52.40). È stato portato come esempio il progetto Cicetekelo, avviato a Ndola, in Zambia nel 1997. Uno dei modi per aiutare i bambini e i ragazzi coinvolti nel progetto infatti è stato lo sport, ed in particolare il calcio. Il calcio ha permesso a coloro che lavorano con Cicetekelo di conoscere i ragazzi, di poter parlare e giocare con loro, di poter condividere esperienze ed emozioni. «All’inizio non avevamo una squadra di calcio e anche il campo era in condizioni pessime; ma in questo sport non importa il colore della pelle, quello che importa è che ci siano due squadre e una palla, il resto non conta». Cicetekelo è cresciuto, tanto che si è formata una vera e propria squadra, che partecipa ai tornei – e li vince. Questo è un esempio virtuoso di come lo sport possa realmente unire le persone, nel rispetto reciproco e nell’integrità.
Il progetto in Zambia, però, non si è occupato solo di calcio. Infatti, come abbiamo menzionato nel nostro terzo intervento, a proposito del pannello intitolato “Youth, children and future generations” (Giovani, bambini e future generazioni), Cicetekelo offre ai ragazzi ospitati la possibilità di giocare a pallavolo, tennis, basket ed altri sport di squadra. (Documento e video al minuto 00.50.00). Questi giochi offrono due vantaggi: dare ai ragazzi delle regole da seguire e allo stesso tempo permettere ai giovani di divertirsi, legare tra di loro e lavorare insieme ad un unico obiettivo. Tutto ciò diventerà rilevante anche per il futuro, poiché insegna loro l’impegno, il sacrificio, il rispetto verso l’altro – che sia il compagno di squadra, l’allenatore o l’avversario.
Queste, e tante altre testimonianze che abbiamo sentito nel corso del Social Forum, ci aiutano ogni giorno a capire quanto lo sport e l’ideale olimpico, se tradotti e declinati nella maniera corretta, possano essere veicolo per il rispetto di diritti umani inalienabili e per l’implementazione del diritto allo sviluppo.
Per concludere, vorrei citare il pensiero di un famoso scrittore, giornalista e pacifista italiano: «Sinora si è agito all’insegna del motto olimpico “citius, altius, fortius” (più veloce, più alto, più forte), che meglio di ogni altra sintesi rappresenta la quintessenza dello spirito della nostra civiltà, dove l’agonismo e la competizione non sono la mobilitazione sportiva di occasioni di festa, bensì la norma quotidiana e onnipervadente. Se non si radica una concezione alternativa, che potremmo forse sintetizzare, al contrario, in “lentius, profundius, suavius” (più lento, più profondo, più dolce), e se non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun singolo provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall’essere ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso». (Alexander Langer, da Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 2011)