Aderiamo all'appello delle organizzazioni umanitarie che chiedono di mettere un lumino su tutti i balconi, per denunciare la drammatica situazione che stanno vivendo le donne ed i civili in fuga da Idlib, ai confini con la Siria. Il regime di Damasco in operazioni congiunte con la Russia ha infatti bombardato nei giorni scorsi un'area fortemente abitata. Leggi l'appello su Avvenire
«Chiediamo ai governanti Europei di non voltare le spalle alle vittime di questa tragedia umanitaria, di non stringere accordi per l'esternalizzazione delle frontiere con paesi in cui il rispetto dei diritti umani è fortemente deficitario e di aprire canali di ingresso sicuri e legali per chi scappa dalla guerra». E' quanto afferma Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità di don Benzi, in merito alla gravissima crisi umanitaria che si sta creando ai confini tra la Grecia e la Turchia.
«I governi europei hanno permesso alle principali industrie di armamenti europee di continuare a vendere armi in quei territori da dove scappano i migranti. - continua Ramonda - Queste aziende sono le stesse che hanno ottenuto le commesse per dotare Frontex di sistemi d'arma e di controllo delle frontiere per impedire ai profughi di entrare in Europa. L'unica industria che dal 2008 ad oggi non ha conosciuto la parola crisi è l'industria bellica. Papa Francesco ci ha richiamato più volte che “non si può parlare di pace e continuare a vendere le armi”».
Da oltre 5 anni i volontari di Operazione Colomba, Corpo Civile di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, condividono la vita delle vittime della guerra siriana nel campo profughi di Tel Abbas, in Libano.
Di seguito il comunicato del tavolo Asilo Nazionale sottoscritto anche dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Le associazioni del Tavolo asilo sono estremamente preoccupate di quanto sta accadendo ai confini dell’Europa, dove stiamo assistendo a massicce violazioni dei diritti umani ed al completo fallimento delle politiche europee in materia di asilo.
Le immagini dei migranti in fila o letteralmente aggrappati alle coste greche o alle frontiere bulgare, e quelle della guardia costiera che speronano le precarie imbarcazioni cariche di profughi per impedire che sbarchino sul suolo europeo, la morte di un bambino a causa di questi atti disumani, rappresentano inaccettabili violazioni del principio del diritto internazionale del non respingimento dei richiedenti asilo e rifugiati e del diritto d’asilo previsto dalle Costituzioni e dalla Carta di Nizza, nonché una violazione delle direttive UE in materia di protezione internazionale che consentono a tutti l'accesso al territorio per fare esaminare le proprie richieste di protezione o d’asilo.
La scelta fatta da tutti gli Stati dell'Unione europea di sottoscrivere un accordo con il governo turco nel 2016 al fine di scaricare sulla Turchia l’onere dell’accoglienza dei profughi in gran parte provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq, erogando ogni anno al governo turco, come contropartita, enormi finanziamenti tratti dai bilanci nazionali, non è stata soltanto sbagliata, ma anche contro producente.
Si è infatti fornita al presidente turco un’arma di ricatto efficacissima: milioni di persone che potrebbero tentare di arrivare in Europa se il regime decidesse di aprire le frontiere, come paventa anche in questi giorni per ottenere sempre più risorse.
Non si può restare inerti davanti alla cancellazione della civiltà giuridica dell’Europa.
Le politiche di esternalizzazione delle frontiere attuate dagli Stati UE finiscono per produrre crimini contro l'umanità: investire sulla militarizzazione delle frontiere, sugli accordi di riammissione, su rimpatri e sui controlli di frontiera nei Paesi d’origine e di transito, rinunciando alla cultura dei diritti, e alimentando il business dell’immigrazione irregolare, ci ha sottomesso alla legge del più forte, quella che il leader turco non ha remore ad imporre.
L’Unione Europea intervenga subito ai sensi di quanto prevede il Trattato sul funzionamento dell'Unione (art. 78.3) attuando un piano di ricollocazione straordinario e urgente dei richiedenti asilo che giungono in Grecia e Bulgaria per sottrarre alla violenza e all'arbitrio le decine di migliaia di esseri umani che hanno diritto ad essere accolti e a chiedere asilo in Europa.
Il Piano deve prevedere quote adeguate e va attuato con procedure celeri e senza l'applicazione di requisiti legati alla nazionalità al fine di evitare irragionevoli discriminazioni e determinarne il fallimento, come purtroppo già è avvenuto nel 2015 con le misure allora assunte a favore di Grecia e Italia e rimaste quasi del tutto inattuate.
A Buon Diritto, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Avvocato di Strada, Caritas Italiana, Centro Astalli, CIR, Comunità Papa Giovanni XXIII, CNCA, Europasilo, Federazione delle Chiede Evangeliche in Italia, FOCUS-Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Medécins du Monde missione Italia, Medici per i Diritti Umani, OXFAM Italia, Save the Children Italia, Senza Confine, SIMM (Società Italiana Medicina delle Migrazioni) del Tavolo Asilo Nazionale
(foto: Rimini porto sicuro, giugno 2019)