Partire, lasciare tutto, incontrare gli ultimi e più dimenticati nel mondo. E poi ritornare con un carico di esperienze da condividere con la propria famiglia e con gli amici più intimi, per seminare un pizzico di speranza all'interno del nostro piccolo mondo occidentale. Scoprire in tutti i 5 continenti le possibilità di volontariato e di missione fra gli emarginati.
Viene attivato ogni anno il corso di formazione per i volontari che vogliono fare un'esperienza di volontariato all'estero all'interno delle realtà missionarie della Comunità Papa Giovanni XXIII, attiva in oltre 30 Paesi del mondo.
Il corso missionario è pensato sia per coloro che cercano un primo approccio con il volontariato all'estero, sia per chi ha già in mente di partire per un viaggio di conoscenza delle realtà missionare; costituisce la prima tappa di un percorso strutturato in tre tappe. Seguiranno un colloquio conoscitivo e motivazionale; una breve esperienza di condivisione di vita in una realtà di accoglienza in Italia. E poi finalmente l'esperienza nei Paesi africani in cui la Comunità è presente (Kenya, Zambia, Tanzania e molti altri); ma anche nel Sud America, nell'Est Europa, in Asia, in Australia. Immancabili il momento di verifica finale e il sostegno necessario a riportare la propria esperienza all'interno del proprio territorio di origine. E poi un confronto personale, per provare ad individuare insieme le prossime tappe da percorrere nel cammino futuro.
Il corso missionario ha un costo di 60 € ed è a frequenza obbligatoria. Le possibilità di partenza effettive saranno valutate con criteri di selezione e sulla base delle disponibilità delle zone all'estero.
Le prossime date del corso missionario sono:
Per iscriversi è possibile scrivere una mail all'indirizzo corsomissioni@apg23.org e per informazioni contattare tramite whatsapp il numero 348.4766886.
Il corso missioni annuale di formazione è un pre-requisito per partire. Qui si incontrano gli aspiranti volontari; il confronto può aiutare a scoprire la destinazione più indicata. Durante la formazione viene richiesto ai futuri volontari di mettersi in gioco attraverso lavori di gruppo ed un confronto sulle proprie aspettative e motivazioni a partire. Insieme ad alcuni membri e volontari dell'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, vengono approfondite tematiche come la rimozione delle cause che creano le ingiustizie, gli stili di vita che creano gli squilibri mondiali, la realtà di accoglienza all'estero. Le testimonianze raccontano l'esperienza di chi ha vissuto la missione per tanti anni, e di quei volontari che la stanno sperimentando oggi. Alcuni momenti più riflessivi aiutano il discernimento personale.
Se vuoi partire per un'esperienza di volontariato nel mondo, il corso di formazione per il volontariato all'estero è costituito da 3 da giorni intensi, che servono per capire se è il momento giusto per un’esperienza in una delle missioni della Comunità Papa Giovanni XXIII. Ecco i temi trattati:
Oltre alla possibilità di seguire un corso missioni, i giovani hanno una possibilità in più. È possibile fare un anno di volontariato in Africa o in altri Paesi del mondo attraverso la proposta del Servizio Civile Universale, rivolta ai ragazzi fra i 18 e i 28 anni. In particolare il progetto dei Caschi Bianchi prevede anche un rimborso spese. È possibile rimanere un anno in terra di missione anche attraverso i corsi missioni organizzati dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Le proposte di Operazione Colomba per la presenza nonviolenta in zone di conflitto permettono invece di rimanere all'estero per un periodo minimo di 1 mese; vi si accede sempre attraverso un corso di formazione specifico.
È possibile fare volontariato in Africa o in altri Paesi senza pagare? In alcuni casi sì, ad esempio attraverso la proposta di servizio civile, che prevede anche un rimborso spese. Altre proposte di presenza nonviolenta in terra di conflitto sono quelle di Operazione Colomba, dove il volontario deve coprire in autonomia il costo del viaggio e la formazione.
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Per quanto riguarda la partenza per le missioni della Comunità Papa Giovanni XXIII il costo del volo e l'assicurazione sono a carico del volontario, mentre saranno a carico della struttura ospitante il vitto e l'alloggio.
I missionari condividono la vita degli ultimi mettendosi al loro fianco, trovando forme sempre nuove e adatte al contesto culturale locale per rimuovere le cause dell'ingiustizia.
Case famglia, centri nutrizionali, realtà di accoglienza, comunità terapeutiche, centri diurni per disabili, cooperative sociali e scuole: la vita dei missionari consiste essenzialmente nell'esperienza di condivisione diretta di vita con i più poveri, 24 ore su 24. Per stuzzicare l’attenzione, ecco i racconti di chi ha partecipato al "Corso per il volontariato nel mondo" e poi ha fatto un'esperienza in terra di missione:
Mi chiamo Giovanni, ho 21 anni e mi trovo attualmente nella capitale del Kenya, Nairobi, come missionario della Comunità Papa Giovanni XXIII. La mia esperienza è cominciata a settembre dell’anno scorso, quando ho sentito forte dentro di me il desiderio di partire ed andare a toccare con mano la povertà in un Paese del “terzo mondo”. Cosi grazie al sostegno dei miei genitori e del mio padre spirituale, il 10 dicembre sono partito per questa avventura. Fin da subito, quando sono arrivato, mi sono reso conto dell’enorme differenza socio-culturale ed economica tra il nostro Paese ed il Kenya eppure dentro di me avevo ed ho tutt’ora la sensazione di sentirmi come a casa.
Ovviamente non potrò mai essere esauriente nello spiegare a parole ciò che sto provando in questo periodo perché molto spesso l’unico modo per capire certe cose sta nel viverle sulla propria pelle. Inizialmente posso dire che non è facile abituarsi ad uno stile completamente diverso nel vivere la giornata quotidiana. Molte delle comodità che da noi si trovano facilmente in ogni abitazione, qui sono praticamente assenti. I vestiti si lavano a mano, la doccia la si fa con acqua fredda, il cibo è principalente polenta e riso, molto spesso manca l’acqua corrente a causa dei lunghi periodi di siccità, ma se sei disposto veramente a metterti in gioco ti rendi conto delle tue vere potenzialità, dei tuoi veri limiti e poni le basi per crescere e migliorarti.
La casa di legno in cui vivo con altri 23 bambini e due educatori fa parte di un progetto che accoglie ragazzi di strada rifiutati o scappati dalla famiglia di appartenenza che si ritrovano per le vie di questa grande città a rubare o a spacciare per comprarsi un po di cibo. Loro sono i più poveri di questa società. Quasi tutti sono asuefatti dallo sniffare colla che possono trovare molto facilmente in qualsiasi negozio. Questa droga dalla quale sono completamente dipendenti è l’unica cosa che hanno. Dormono per strada, i vestiti che indossano sono sempre gli stessi a meno che non ne trovino altri nella spazzatura. Nella mia vita non ho mai visto nessuno più povero di cosi. Manca proprio la dignità della persona e sono bambini! I momenti più intensi in questi 3 mesi li ho vissuti proprio durante un’ uscita in strada. Come prima cosa si cerca di radunarli il più possibile in un unico posto, poi si fa qualche gioco e infine c’è la preghiera finale. Il mio momento preferito è proprio quest’ultimo perché mi rendo conto di come siano vere le parole di Gesù: «Gli ultimi saranno i primi nel Regno dei Cieli». Posso dire con sincerità che la mia fede non è niente in confronto alla loro. Una volta addirittura si sono messi a recitare a memoria una parte del Vangelo di Giovanni, non ho potuto fare altro che commuovermi... Non dimenticherò mai quello che sto vedendo qui. Certo non è facile stare con i poveri. Ti mettono alla prova in continuazione. Ma ti aiutano a crescere e a capire quanto immensamente sei fortunato. Ringrazio Dio ogni giorno per avermi guidato in questa scelta e lo ringrazio soprattutto per questa grande opportunità di vedere il suo volto negli occhi innocenti di questi ragazzi che chiedono aiuto.
In conclusione vorrei rivolgermi a tutti i giovani che hanno intenzione e la possibilità di compiere un viaggio come il mio. Vi prego, partite! Ci sono un sacco di cose da scoprire e se non si coglie l’occasione, a volte la si perde per sempre. Andate e assaggiate una vita completamente diversa dalla vostra, lasciatevi guidare dallo Spirito che Gesù ci ha donato e vedrete meraviglie! Perché la vita è questo: un viaggio nelle tenebre del mondo, ma con Dio che ci tiene per mano.
Ciao, siamo Chiara e Laura, due ragazze di 19 anni, che fino a qualche mese fa non si conoscevano, ma che sono diventate compagne di missione. Finite le superiori abbiamo partecipato al Corso Missioni ed è proprio lì che ci siamo conosciute, scoprendo che le cose che stavamo vivendo in quel periodo erano un po' le stesse. Entrambe un po' incerte sul nostro futuro, ma con tanta voglia di metterci in gioco, toccare con mano realtà e culture diverse dalla nostra e anche imparare ad alzare un po' lo sguardo da noi stesse. Tornate a casa abbiamo capito che forse era davvero il momento giusto per fermarsi un attimo e prendere una decisione un po' fuori dagli schemi: non iniziare subito l'università ma partire per una delle realtà che la Papa Giovanni XXIII ha nel mondo. E i 3 giorni di condivisione e incontri ci hanno aiutato a chiamare per nome desideri, curiosità, aspettative, dubbi e paure sulla missione. Così, solo qualche mese dopo, eccoci qui, a Bunju, in Tanzania, al Kituo cha watoto cha Baba Oreste (Centro dei bambini di Don Oreste), un verde e coloratissimo centro diurno che accoglie bambini e ragazzi con diversi tipi di disabilitá.
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Le nostre giornate al centro sono semplici. Ogni mattino al nostro arrivo Edison, Joshua, Freddy e Pili trovano sempre il modo di sgattaiolare via dalla colazione per venirci incontro a braccia aperte, poi, dopo i saluti, Wambura e Faith intonano il canto e si parte con il momento di preghiera tutti assieme. A metà mattinata è ora della riabilitazione e delle attività, che continuano tutta la giornata, così tra giochi, alfabeto, disegni, canti e balli arriva l'ora di tornare a casa. È la nostra prima esperienza con i disabili, siamo ancora all'inizio e stiamo imparando a conoscerli, non sempre è facile, abbiamo ancora tanto da imparare, ma questi bambini ogni giorno ci insegnano a dare peso ai piccoli gesti, al tono della voce, alle espressioni del viso. Ci ricordano quanto oltre al fare qualcosa per gli altri, a volte basti semplicemente stare insieme e esserci, per un abbraccio, un battito di mani, una risata, un canto, una corsa, una spinta in altalena o un semplice sorriso. Insomma, è forse vero che a volte non servono molte parole perché è incredibile quanto ci stiano dando questi bambini con i loro semplici sorrisi.
Testimonianza di Laura e Chiara (volontarie in Tanzania)
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