Si è tenuto oggi presso la Commissione Tributaria Regionale di Bologna l'udienza di appello del ricorso presentato da Andrea Mazzi, obiettore di coscienza alle spese militari ed abortive, riguardo una cartella esattoriale ricevuta per non avere versato nel 2006 50 Euro di imposta Irpef.
Mazzi appartiene alla Comunità Papa Giovanni XXIII ed ha scelto la strada dell'obiezione fiscale «per non finanziare – dice – la morte di altri miei simili con i miei soldi».
La cifra di 50 euro l'ha poi versata all'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, e alla Comunità Papa Giovanni XXIII di cui fa parte, inquanto «realtà che concretamente promuovono la pace e la vita».
Questa scelta l'ha già pagata di persona, arrivando ad essere privato dell'automobile per 9 mesi nel 2008.
«Ritengo che pagare le tasse sia un dovere - continua Mazzi - ma non posso accettare che i miei soldi siano usati per mantenere in piedi dei sistemi oppressivi, che privano della vita tanti miei concittadini e portano guerra e distruzione in tante parti del mondo».
Le obiezioni alle spese militari e abortive sono – sostengono i promotori di questa forma di obiezione di coscienza della Comunità Papa Giovanni – profondamente legate tra loro: esercito, armi, aborto e fecondazione artificiale sono gli unici ambiti in cui i contribuenti finanziano la distruzione di vite umane.
Giovanni Ramonda, Responsabile generale della Comunità, ne sostiene la scelta: «Occorre che le istituzioni concedano il diritto all'opzione fiscale alle spese militari. Carichi di armi oggi partono da porti ed aeroporti italiani ed alimentano conflitti in tutto il mondo, in palese violazione della legge 185/90; non possiamo continuare a piangere sulle vittime di queste violenze senza fare scelte concrete per mettere fine a tutto questo. In modo analogo, mentre il nostro paese lentamente si spegne per il declino demografico, continuiamo a destinare risorse a sopprimere giovani vite anziché accoglierle e prendercene cura. Ogni giorno 270 bambine e bambini vengono abortiti con i soldi delle nostre tasse. Sempre con l'opzione fiscale può essere possibile per chi lo desidera sostenere direttamente le maternità anziché gli aborti».
Nell'udienza di oggi in particolare la Commissione si è interrogata sulla richiesta di annullamento della sentenza di primo grado, sfavorevole all'obiettore. La sentenza arriverà entro un mese.
Ha dichiarato all'uscita Mazzi: «l'Avvocato Michela Trivellato che mi ha seguito ha riscontrato una grande attenzione da parte dei giudici; i miracoli possono sempre avvenire», ma ha aggiunto: «Qualora la mia richiesta di appello venisse respinta farò ricorso alla Corte di Giustizia Europea, per chiedere che venga riconosciuto il primato della coscienza dell'individuo, anche in campo fiscale».