Il mondo cattolico in unione di cuore e di intenti con la cittadinanza in piazza si è riunito a Roma il 26 Febbraio per "chiedere e costruire strategie di Pace" in quest'ora buia e ad un passo dal ritorno della devastazione nucleare “Per una Repubblica libera dalla Guerra e dalle armi nucleari”: un importante momento sinodale per costruire strategie di Pace ideale prosecuzione dell’Appello cattolico del 2 giugno scorso in cui oltre 40 Associazioni cattoliche firmatarie chiedevano al Governo italiano di aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari.
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Il contributo di Giovanni Paolo Ramonda (nella foto di Riccardo Ghinelli) — Responsabile Generale della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII —, tra i promotori ed organizzatori del confronto, ha sottolineato tre grandi direttrici per un’azione congiunta.
Ha sottolineato innanzitutto la Preghiera accogliendo l’accorato appello del 2 marzo di papa Francesco- come potente mezzo nonviolento capace di travalicare i confini delle religioni di ogni contesto socio economico e contingente- per chiedere che illumini con la Sapienza i governanti che hanno in mano la leva del potere.
La prevenzione della guerra con la condivisione con i più deboli, con l’essere lì con loro, per portare la voce della vera Giustizia che previene ogni conflitto e la guerra. Moltiplicando gli atti di bene cresce la pace, dando ad ogni individuo la possibilità di realizzare il bene che ha dentro di sé, si consolida la pace. È solo creando le condizioni perché ognuno possa guadagnarsi il pane, avere una casa, accedere all'istruzione, partecipare attivamente alla costruzione della società, che si sviluppa una vera comunione fra gli uomini. I nostri giovani del corpo nonviolento dell’associazione e tanti fratelle e sorelle sono lì al fianco delle vittime delle guerre e della povertà.
La creazione strutturale di organismi che sappiano costruire la Pace e l’importanza di una forte azione politica che promuova il dialogo con tutte le nazioni e popolazioni come risposta al grido della povera gente. La delegazione della Comunità alle nazioni Unite si spende quotidianamente per questa azione dialogante e per una solidarietà internazionale.
Ha infine concluso con un invito grande a dare spazio, voce e ascolto alle nuove generazioni, che hanno una enorme potenza creativa e di pace; col servizio civile, i caschi bianchi, i corpi civili di pace i nostri giovani si spendono in tutto il mondo e credono con un amore creativo meraviglioso coi più deboli. Sono una luce potente e anche se siamo oggi soffocati dalla disperazione noi speriamo contro ogni speranza con la fiducia che si costruirà un futuro di pace pur in un modo che geme e soffre.
Lo scorso 3 gennaio per un momento, il mondo aveva ascoltato parole di grande importanza, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, le potenze nucleari scrivevano: “Affermiamo che la guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta” ma purtroppo, in questi giorni ci troviamo in Europa di fronte ad una crisi politica e militare in Ucraina come non si vedeva dalla II Guerra Mondiale.
La possibilità che si possa creare un “casus belli” tale da dar luogo a devastanti progressioni militari -in cui per un errore o per la confusione inevitabilmente creata nella gestione della crisi - si ricorra anche alle armi nucleari non è affatto da escludere. Secondo l’Orologio dell’Apocalisse del Bulletin of the Atomic Scientists, a causa dell’insieme di tanti fattori, siamo a soli 100 secondi dalla fine dell’olocausto atomico.
È una mancanza che l'anno scorso aveva portato alla mobilitazione di 44 enti cattolici, intervenuti a più riprese con appelli e campagne contro il disarmo. Presidenti nazionali di movimenti e associazioni del mondo cattolico avevano sottoscritto un appello, uniti dallo slogan “Per una repubblica libera dalle armi nucleari”, rivolto al Parlamento italiano.
Un movimento sempre più coeso e sinergico, che si è unito alla voce di Papa Francesco per “ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche”
«Ancora oggi il cammino della pace, che San Paolo VI ha chiamato con il nome di sviluppo integrale, rimane purtroppo distante dalla vita reale di tanti uomini e di tante donne e dunque della famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa. Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e di conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale».
Con queste parole Papa Francesco ha introdotto il proprio Messaggio per la Giornata Mondiale della pace del 1° gennaio 2022, sottolineando poi come «negli ultimi anni sia sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione […] mentre invece le spese militari sono aumentate, superando il livello registrato al termine della guerra fredda e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante».
Papa Francesco, nello stesso Messaggio, ha anche auspicato «che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti».
Nei giorni scorsi alla voce di Papa Francesco si è unita quella, autorevole, di oltre cinquanta scienziati e premi Nobel, che hanno lanciato la campagna per il “Dividendo della pace”. Una «semplice proposta per l’umanità», l’hanno definita gli studiosi, tra cui figurano, oltre agli organizzatori Carlo Rovelli e Matteo Smerlak, Carlo Rubbia, Giorgio Parisi, Roger Penrose, Steven Chu, mentre il Dalai Lama ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa.
Gli scienziati firmatari chiedono ai governi di tutti gli Stati Onu di «avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni». In questo modo «enormi risorse verranno liberate e rese disponibili, il cosiddetto “Dividendo della pace”, pari a mille miliardi di dollari statunitensi entro il 2030».
Nell’ottica di una netta riduzione delle spese militari e nel contrasto alla logica della deterrenza nucleare si è posta anche l’iniziativa che lo scorso anno ci ha visto assumere una posizione pubblica: in 44 Presidenti nazionali di movimenti e associazioni del mondo cattolico italiano abbiamo infatti sottoscritto un appello al Parlamento del nostro Paese affinché ratificasse il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, con lo slogan “Per una repubblica libera dalle armi nucleari”. Un appello che è purtroppo rimasto inascoltato.
Un significativo intervento si è registrato a livello internazionale il 4 gennaio 2022: le cinque “potenze atomiche ufficiali” – Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina –, in un messaggio congiunto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, hanno riconosciuto che le armi nucleari rappresentano una grave minaccia per tutta l’Umanità e che «non c’è modo di vincere una guerra nucleare» che per questo «non deve mai essere combattuta». Anche se tale dichiarazione non rappresenta alcuna apertura al bando definitivo degli ordigni atomici, tuttavia è il segno di una presa di coscienza della pericolosità dell’attuale quadro strategico basato sulle armi nucleari.
In questo Mese della Pace di gennaio 2022, e a pochi giorni dal primo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, nel pieno sostegno alla campagna “Italia Ripensaci”, che ha visto una forte mobilitazione della società civile su questi temi, intendiamo rinnovare il nostro appello affinché anche il nostro Paese ratifichi il Trattato Onu, unendosi così agli oltre 50 altri Stati che l’hanno già fatto. Chiediamo che il Governo del nostro Paese sia presente, almeno in qualità di osservatore, alla Conferenza di Vienna del prossimo mese di marzo 2022, che riunirà tutti i Paesi che hanno ratificato il Trattato Onu.
Alla luce di queste considerazioni proponiamo di ritrovarci in una Giornata di confronto fra tutte le realtà del mondo cattolico che hanno sottoscritto il documento “Per una repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari”. Tale Giornata, che vuole essere un momento di riflessione, approfondimento teologico, discernimento e accorato rilancio dell’appello che ci ha visti insieme lo scorso anno, si svolgerà a Roma il 26 febbraio 2022 secondo il programma e le modalità che verranno in seguito comunicate anche in considerazione della diffusione della pandemia.
Auspichiamo un’ampia partecipazione a questa Giornata che vuole offrire un contributo originale alla riflessione e all’azione sui temi della pace.
«Un mondo libero da armi nucleari è possibile e necessario. […]. La Santa Sede rimane ferma nel sostenere che le armi nucleari sono strumenti inadeguati e inappropriati a rispondere alle minacce contro la sicurezza nel 21° secolo e che il loro possesso è immorale. La loro fabbricazione distoglie risorse alle prospettive di uno sviluppo umano integrale e il loro utilizzo, oltre a produrre conseguenze umanitarie e ambientali catastrofiche, minaccia l’esistenza stessa dell’umanità» (dal Discorso di Papa Francesco al Corpo Diplomatico, 10 gennaio 2022).
Giuseppe Notarstefano
Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana
Emiliano Manfredonia
Presidente nazionale delle Acli
Giovanni Paolo Ramonda
Responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII
Cristiana Formosa e Gabriele Bardo
Responsabili nazionali del Movimento Focolari Italia
Mons. Giovanni Ricchiuti
Presidente nazionale di Pax Christi