Così Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (foto di Riccardo Ghinelli), sulla guerra in Ucraina:
«Carissimi vi invito a pregare con insistenza per la pace. Vi invio un messaggio del nostro fratello da una città russa: "Stiamo vivendo questo momento con sgomento, incredulità e apprensione ma soprattutto con sofferenza. Ricordo che le città in cui è presente la nostra comunità si trovano tutte in un raggio inferiore ai 500 km dalla zona di conflitto e per sicurezza il governo ha chiuso tutti gli aeroporti nelle città in cui viviamo. Per il momento nel territorio russo non si ravvisano particolari pericoli ma non sappiamo neanche come si svilupperà la situazione, così viviamo l'oggi con gli impegni quotidiani e senza cedere alle paure di quello che potrà succedere domani.
Siamo preoccupati per noi e per le nostre famiglie e preghiamo il Signore perché ci preservi e ci protegga dal seme dell' odio e della divisione.
Questi eventi non solo stanno cambiando l'assetto geopolitico del mondo a un prezzo altissimo, che sono le vite di tanti innocenti, ma stanno cambiano anche noi stessi. Io dal giorno del primo attacco non sono più io; c’è qualcosa in me che mi fa sentire di aver perso, prima ancora che la guerra abbia fine.
Pregate per la pace, per noi e per queste genti che fino a qualche anno fa si chiamavano fratelli, pregate per le vittime di questo e di tutti i conflitti armati, per i profughi e per i capi di stato perché pongano fine a tanto dolore».
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato una sottoscrizione per la pace: l’appello nasce dai volontari di Operazione Colomba, il corpo nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII.
È stato scritto a Nord del Libano, a pochi km dal confine siriano, dove Operazione Colomba è presente dal 2013:
"Nessuno, neppure gli uomini più potenti del mondo, ha il diritto di fare la guerra.
Siamo profughi di Paesi distrutti dai bombardamenti, civili vittime di conflitti armati che durano da decenni, cittadini di nazioni in pace, operatori di pace, volontari: ci siamo conosciuti in mezzo alla distruzione della violenza, nei campi profughi, nelle comunità in resistenza pacifica, in Paesi ostaggio di forze armate, gruppi paramilitari e guerriglie. Insieme difendiamo persone e territori con la forza costruttiva della nonviolenza.
Abbiamo visto i risultati della guerra con i nostri occhi: vedove, orfani, vite distrutte e poi nuovo odio e nuova guerra. Abbiamo visto soprattutto che un’alternativa all’odio e alle uccisioni di massa esiste e può già esser attuata.
Di fronte alla minaccia di un conflitto in Ucraina lanciamo perciò un Appello a non appoggiare in nessun modo una nuova guerra e a impegnare ogni risorsa per costruire alternative ai conflitti armati che già sono in corso.
La costruzione della pace è concreta e urgente.
L’esperienza decennale di presenze civili e nonviolente in zone di conflitto insegna tutti giorni che la costruzione della pace riesce a salvare vite. Non intendiamo questo Appello solo come una dichiarazione di principio, ma come invito ad assumerci tutte e tutti, ognuno per quello che può, una responsabilità ad agire.
Invitiamo ogni aderente a indicare la propria disponibilità concreta a sostenere la costruzione della pace ovunque si minacci una nuova guerra"
In tutte le nostra case famiglia e comunità in Italia e nel mondo, ci uniamo all'appello del Santo Padre per la Pace in Ucraina.
«Preghiamo per la pace in Ucraina con il Padre Nostro: è la preghiera dei figli che si rivolgono allo stesso Padre, è la preghiera che ci fa fratelli, è la preghiera dei fratelli che implorano riconciliazione e concordia. Le preghiere e le invocazioni che si levano fino al cielo — ha detto il Papa — tocchino le menti e i cuori dei responsabili in terra, perché facciano prevalere il dialogo e il bene di tutti sia anteposto agli interessi di parte».
«Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una Giornata di digiuno per la pace», ha detto il Pontefice.