Giovedì 4 novembre in Vaticano sono stati presentati i risultati degli interventi realizzati dalle associazioni per la protezione dei minori. A partire dalle ore 9:30, presso la sala San Pio X, in via Conciliazione 5, si tiene il convegno “Promuovere child safeguarding al tempo del Covid 19 e oltre”.
Di alto profilo gli interventi all'evento: «A causa della pandemia del Covid-19 bambini e ragazzi si sono trovati molto più esposti ai rischi dovuti all'uso del telefonino, di computer e tablet, con un aumento del 28% in Europa delle segnalazioni di casi di abuso online». È l'allarme lanciato dalla dottoressa Carla Garlatti, garante nazionale per l'infanzia e per l'adolescenza (leggilo su semprenews).
Ai partecipanti è giunto pure il saluto in video da Boston del cardinale Sean O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori. Come nella conferenza di Varsavia, il porporato è tornato sul concetto di “conversione pastorale”, importante – ha affermato - per rinnovare la Chiesa di fronte a questo scandalo: “Dobbiamo lavorare per il cambiamento in tutti gli aspetti della vita della Chiesa, combattendo l’abuso ovunque si sia verificato, indipendentemente dallo status o dall’ufficio della persona che ha commesso il crimine” (leggi la sintesi degli interventi su vaticanews)
Rivedi l'evento:
Cari fratelli e sorelle!
Rivolgo il mio saluto a tutti voi che partecipate – in presenza e da remoto – al Convegno “Promuovere child safeguarding al tempo del Covid-19 e oltre”, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con l’Azione Cattolica Italiana e il Centro Sportivo Italiano, in collaborazione con il Centro per la Vittimologia e la Sicurezza dell’Università di Bologna. Saluto con riconoscenza i Rappresentanti del Parlamento Europeo e di quello Italiano e di altre Istituzioni, in particolare della Polizia Postale. Come ebbi a dire nella Lettera al Popolo di Dio (20 agosto 2018), «guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi». Vi trovate oggi a riflettere insieme e a raccogliere i frutti di due anni di ascolto, ricerca e formazione. Questo lavoro è partito “dal basso”, come espressione della partecipazione attiva del popolo di Dio al cammino di conversione personale e comunitaria. Un cammino che come Chiesa siamo chiamati a compiere tutti insieme, sollecitati dal dolore e dalla vergogna per non essere stati sempre buoni custodi proteggendo i minori che ci venivano affidati nelle nostre attività educative e sociali.
Questo processo di conversione richiede con urgenza una rinnovata formazione di tutti coloro che rivestono responsabilità educative e operano in ambienti con minori, nella Chiesa, nella società, nella famiglia. Solo così, con un’azione sistematica di alleanza preventiva, sarà possibile sradicare la cultura di morte di cui è portatrice ogni forma di abuso, sessuale, di coscienza, di potere.
Se l’abuso è un atto di tradimento della fiducia, che condanna a morte chi lo subisce e genera crepe profonde nel contesto in cui avviene, la prevenzione dev’essere un percorso permanente di promozione di una sempre rinnovata e certa affidabilità verso la vita e il futuro, su cui i minori devono poter contare. E questo noi, come adulti, siamo chiamati a garantire loro, riscoprendo la vocazione di “artigiani dell’educare” e sforzandoci di esservi fedeli. Ciò significa
favorire l’espressione dei talenti di coloro che accompagniamo; rispettarne i tempi, la libertà e la dignità; contrastare con ogni mezzo le tentazioni del sedurre e dell’indurre, che solo in apparenza possono facilitare le relazioni con le giovani generazioni.
Guardo con fiducia e speranza, in particolare, ai molti giovani che si sono formati in questo vostro Progetto. Sono specialmente loro che ci chiedono un passo deciso di rinnovamento di fronte alle ferite degli abusi riscontrate nei loro coetanei. Mi viene in mente l’espressione di San Paolo VI: “giovani apostoli dei giovani” (cfr Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 72), e penso che possa trovare attuazione anche in questo senso, come vicinanza fraterna e solidale. Il contributo dei giovani, poi, sarà prezioso nel riconoscere le situazioni a rischio e nel richiamare con coraggio tutta la comunità alla sua responsabilità nella salvaguardia dei minori, a rivedere il modo di relazionarsi con le giovani generazioni, perché si torni ad assicurare loro la bellezza di incontrarsi, dialogare, giocare e sognare.
Agli adulti che hanno condiviso questo percorso con i giovani auguro di continuare a essere credibili, vale a dire responsabili nella cura e coerenti nella testimonianza. Possano essere promotori e custodi di una rinnovata alleanza educativa tra le generazioni e tra i diversi contesti di crescita dei minori, capaci di stimolare tra loro una connessione generativa e tutelante, soprattutto in questo tempo complesso di pandemia.
Come associazioni laicali, infine, vi esorto a perseverare in questa azione di formazione alla corresponsabilità, al dialogo e alla trasparenza. La tutela dei minori sia sempre più concretamente una priorità ordinaria nell’azione educativa della Chiesa; sia promozione di un servizio aperto, affidabile e autorevole, in contrasto fermo ad ogni forma di dominio, di sfregio dell’intimità e di silenzio complice.
Cari fratelli e sorelle, vi auguro un fruttuoso convegno, che sia base solida per proseguire insieme il servizio ai bambini e ai ragazzi, alle famiglie e all’intera comunità ecclesiale e civile. Vi assicuro la mia preghiera e di cuore vi benedico.
Roma, San Giovanni in Laterano, 21 ottobre 2021
Aprono i lavori le relazioni della dott.ssa Alessandra Campo, centro di formazione a livello internazionale nel campo della child safeguarding e la dott.ssa Carla Garlatti, garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, con alle spalle una lunga esperienza nel campo del diritto di famiglia e della tutela dei minori.
Segue un confronto a più voci tra i rappresentanti delle istituzioni ecclesiali, il Cardinale Sean O'Malley ed il Vescovo Lorenzo Ghizzoni che intervengono in streaming, e le istituzioni civili e di sicurezza con la presenza di Caterina Chinnici, europarlamentare e coordinatrice inter-gruppo europeo diritti dei minori, e la dott.ssa Annalisa Lillini, dirigente della Polizia postale del servizio nazionale di contrasto alla pedopornografia.
Nel corso della mattina viene presentata la ricerca che ha accompagnato il progetto, mediante l’attività di valutazione sui partecipanti condotta con strumenti elaborati ad hoc da un team multidisciplinare di esperti in campo economico-statistico, sociologico, pedagogico e psicologico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza.
Nel pomeriggio i lavori proseguono con una tavola rotonda in cui si illustreranno i percorsi intrapresi all’interno dei quattro enti partners del Progetto, dando voce ai partecipanti e con l’intervento di esperti di lunga esperienza nella cura delle vittime degli abusi e nella prevenzione, come don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’Associazione Meter.
È possibile seguire il convegno in diretta streaming sul sito www.progettosafe.eu
Nel rapporto finale della ricerca si afferma che “la ricerca svolta evidenzia che superare i tabù che per troppo tempo hanno portato a negare o a trascurare i temi più scottanti della relazione educativa o che comunque può instaurarsi tra adulti e minori è condizione imprescindibile per garantire a bambini e bambine, ragazzi e ragazze rispetto e cura.”
«Mio padre ucciso dalla mafia era preoccupato per l'uso di droghe dai giovani. Diceva che serviva mobilitazione delle coscienze di tutti noi; anche oggi per tutelare bambini da violenze siamo tutti chiamati alla mobilitazione delle coscienze».
— Comunità Papa Giov23 (@apg23_org) November 4, 2021
@CaterinaChinnic #ProgettoSafe pic.twitter.com/7Ga04DogQL
L'evento è organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, Azione Cattolica, Centro Sportivo Italiano e Università di Bologna a conclusione del progetto “Safe - Educare e Accogliere in ambienti sicuri”, co-finanziato dall’Unione Europea. Attraverso il progetto SAFE sono state formate 1184 persone, in 27 province di 13 regioni italiane, appartenenti ad organizzazioni religiose che hanno rapporti regolari con più di 46.300 bambini.