La voce delle vittime: non siamo carne da macello!
«Non chiamiamoli clienti ma persone disumane!». Non ha mezzi termini S., la giovane rumena venticinquenne sopravvissuta alle violenze di sfruttatori e clienti. Gli uni l'hanno picchiata e persino reciso parte dell'orecchio, gli altri l'hanno acquistata come carne di macelleria persino quando, piangente, saliva nelle loro auto, trascinandosi, col suo corpo visibilmente debilitato. Per questo a Palazzo Montecitorio il 13 luglio ha ribadito l'importanza per tutte le vittime di sfruttamento sessuale di una legge che sanzioni gli acquirenti delle prestazioni sessuali a pagamento, ridando il giusto nome a quello che per lei e per la stragrande maggioranza delle donne prostituite su strada, «non è un lavoro ma una tortura!» con tutte le caratteristiche di sopraffazione fisica o psicologica o di minaccia ai familiari nel paese di origine, che la storia delle torture racconta (leggi il Rapporto 2015 del Ministero della Giustizia "La tratta degli esseri umani").
Sui clienti: iniziamo a parlare di dipendenza
Anche Paolo Ramonda, il Presidente dell'Associazione intervenuto alla conferenza di presentazione della proposta di legge BINI ha sottolineato con fermezza che «oltre ad incontrare le vittime di tratta sulle strade italiane da 25 anni insieme a tanti giovani, vogliamo anche che chi fabbrica le croci smetta di fabbricarle». Ha ribadito infatti che occorre dare il giusto nome ai fenomeni e oggi nell'era di internet la dipendenza sessuale si diffonde in maniera esponenziale. «Lo sfruttamento sessuale non è una questione solo italiana! Anche all'Onu siamo presenti con la nostra portavoce Mara Rossi proprio per ricordare che la prostituzione è il principale scopo della tratta di esseri umani. L'industria sessuale e la pedopornografia vanno combattute unendo le forze!».
La campagna di sensibilizzazione
Ecco perchè la Comunità Papa Giovanni XXIII proprio a Montecitorio ha lanciato la Campagna di sensibilizzazione intitolata Questo è il mio corpo che vuole riportare all'attenzione di tutti l'urgenza di rimettere al centro di ogni politica la persona e la sua dignità, quindi anche la dignità del corpo della donna ormai mercificato in più forme. La campagna vuole quindi sensibilizzare i cittadini a sostenere attraverso una petizione online la proposta di legge BINI che l'onorevole del Pd ha presentato ieri a nome dei 33 deputati cofirmatari appartenenti a diversi gruppi politici da Alleanza nazionale al Pd, dal movimento 5 stelle a Forza Italia.
La proposta di legge BINI
Rifacendosi al modello nordico raccomandato nella risoluzione del Parlamento europeo 2013/2103 (INI) ovvero alle politiche che, di recente anche in Francia, colpiscono chi acquista prestazioni sessuali a pagamento considerando invece le donne prostituite vittime di un mercato del sesso che ostacola la parità di genere violando la dignità della donna, l'atto 3890 della Camera dei Deputati, che propone la revisione di quella conosciuta come “legge Merlin”, e che si intitola: “Modifica all'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l'introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione". L'onorevole Caterina Bini ha sottolineato che questa è l'unica via per sradicare il fenomeno della tratta anche in Italia: «Il capoverso che vogliamo aggiungere alla Legge Merlin è molto semplice, ma la battaglia è dura perchè sono tante le proposte di legge che in Italia propongono invece la legalizzazione o la regolamentazione della prostituzione». Ringraziando i partecipanti alla conferenza stampa, ha anche esortato ognuno a dare il proprio contributo perchè è dal basso che «deve ripartire quel movimento di cambiamento culturale che già l'Associazione di don Benzi in strada, nelle case di accoglienza e negli eventi di sensibilizzazione ha iniziato da tempo, anche sollecitando come oggi la politica».
Anche l'Agesci sostiene le sanzioni ai clienti
L'aula dei gruppi di Montecitorio ieri era tutta colorata di azzurro. Gli scout di Pistoia, città natale della parlamentare firmataria della legge, quest'azione contro lo sfruttamento della donna l'hanno presa sul serio e con musica e canto hanno raccontato della loro esperienza di primo contatto delle vittime sulle strade di Pistoia avvicinandole per chiedere non «quanto costi?» ma «quanto soffri?», alla maniera di don Oreste Benzi. Per questo sostengono la proposta di legge che si basa sul principio che "se non ci fosse la domanda non ci sarebbe l'offerta" e continueranno anche attraverso i mezzi cretivi della musica, del teatro, e dell'arte a diffondere la Campagna di sensibilizzazione anche nelle scuole, nelle università, nelle piazze per dare voce alle oltre 100.000 vittime di cui il 25% è minorenne.