«Ogni passo in avanti per i deboli, per gli ultimi, è un passo in avanti per tutta l’umanità».
Con questa frase incisa sulla targa affissa alla casa del custode adiacente alla Residenza Comunale, l’Amministrazione di Riccione (RN) ha voluto onorare il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, don Oreste Benzi: un segno tangibile dell’affetto che la popolazione romagnola nutre per il sacerdote. Alla cerimonia del 24 aprile hanno partecipato il vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi, il sindaco Renata Tosi, don Antonio Moro, parroco di San Martino, i sacerdoti della zona pastorale e i rappresentanti della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Da ora la casa del custode è intitolata ufficialmente al sacerdote, fondatore nel 1968 della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che da anni gestisce, in comodato gratuito, l’uso dello stabile. Lo scorso 25 marzo la Giunta Comunale aveva rinnovato la convenzione con l’associazione, della durata di 4 anni, per la gestione di varie attività di accoglienza di minori o disagio sociale o forme di affido temporaneo. Una casa famiglia, luogo di accoglienza e ascolto di tante situazioni di bisogno del territorio.
Un piccolo grande luogo di diffusione della cultura della condivisione con i più poveri, da sempre cara a don Oreste. A pochi mesi dal decennale della sua scomparsa (don Oreste è nato il 7 settembre 1925 e morto il 2 novembre 2007) e a 50 anni dalla fondazione della Comunità, l’amministrazione comunale ha appositamente individuato un luogo simbolo dell’accoglienza che fosse, non solo una semplice targa o cartello, ma un luogo fisico, reale come la casa del custode comunale e che testimoniasse, come accade ogni giorno, l’azione inarrestabile di don Oreste al dialogo e all’aiuto profondo verso gli ultimi.
Per il sindaco Renata Tosi «Don Oreste con la fondazione della Comunità Papa Giovanni XXIII e l’inarrestabile tenacia nel condurre battaglie a favore dei poveri, dei senzatetto e dei più deboli, ha piantato un seme che oggi ha dato grandi frutti. Non solo nella presenza capillare in varie parti del mondo del suo progetto associativo, ma anche nel desiderio di chi amministra di cercarlo nei nostri cuori e nelle nostre menti. La casa del custode a fianco del Comune, frequentato quotidianamente dai cittadini, testimonia concretamente la presenza e il messaggio di amore, fede e volontà combattiva di aiuto e dell’altro. Un messaggio che, a distanza di anni dalla sua scomparsa, spero possa arrivare dentro ognuno di noi, un luogo fisico che già sprigiona il suo indimenticato sorriso».