A Ginevra si svolge in questi giorni la 38a sessione del Consiglio dei diritti Umani e il nostro ufficio ha messo in cantiere diverse attività. Il 22 giugno abbiamo organizzato un incontro nel palazzo dell’ONU per creare attenzione sulla relazione che esiste tra traffico di esseri umani ed il mercato della prostituzione. Abbiamo cercato di spiegare e discutere il cosiddetto Modello Nordico.
È un modello di legge nazionale che persegue il contrasto alla prostituzione e al traffico di esseri umani attraverso il principio di punibilità del cliente che acquista una prestazione sessuale a pagamento. Il cliente, considerato complice e motore dello sfruttamento della donna e della sua riduzione in schiavitù, viene punito con una multa o con altra sanzione penale mentre alla donna che si prostituisce vengono offerti precorsi di reinserimento sociale che le permettano di uscire dalla prostituzione.
Il modello Nordico, che prevede la punibilità del cliente che chiede prestazioni sessuali a pagamento, è stato per la prima volta introdotto in Svezia nel 1999 e recentemente anche da Francia e Irlanda.
Tra gli speakers del nostro evento abbiamo invitato Karin Bolin, rappresentante della missione permanente della Svezia che ha spiegato come una legge adottata quasi 20 anni fa abbia portato i propri frutti nel Paese, introducendo una cultura di rispetto della donna, riducendo la violenza nei confronti delle donne ed eliminando la tratta degli esseri umani.
È poi intervenuto Francois Gave, rappresentante della missione permanente della Francia che nel 2016 ha adottato il medesimo modello nordico e che ha spiegato come la Francia oltre a punire il cliente, prevede anche dei programmi di reinserimento sociale delle ragazze e donne che vogliono abbandonare la prostituzione.
C’è stata anche la testimonianza di Katia Vitaggio, un’operatrice delle nostre unità di strada che ha portato la voce della Comunità e di don Benzi, spiegando come anche in Italia, con la campagna “Questo è il mio Corpo”, stiamo proponendo questo modello di punibilità del cliente ed ha poi introdotto la testimonianza diretta di una ragazza nigeriana, accolta nelle nostre case, che ha raccontato dell’orrore subito, ma anche della bellezza di avere un’altra opportunità per ricostruirsi una vita e ricominciare.
L’evento si è concluso con l’intervento di una rappresentante di CAP International che ha delineato in modo esemplare la connessione tra il business che la prostituzione genera ed il traffico degli esseri umani.
Il breve dibattito che ne è seguito con l’intervento dei delegati di alcuni Paesi presenti (San Marino, Nuova Zelanda e Nigeria) ci hanno dato una prova dell’importanza di diffondere questo modello e della necessità di un dibattito serio sul tema.
Lo stesso Papa Francesco, nella sua omelia a Santa Marta di venerdì 15 giugno 2018, ha ricordato a tutti - ma soprattutto ai cristiani - quante donne “disprezzate, emarginate, sfruttate” vivono ancora accanto a noi e come la “dottrina di Gesù sulla donna cambia la storia".
La strada è però ancora lunga e occorre intensificare gli sforzi a tutti i livelli per promuovere concretamente la liberazione di tutte le ragazze e donne assoggettate a questa terribile forma di schiavitù.