Essere luce del mondo e sale della terra è una missione estremamente impegnativa ma propria dei laici, che nel popolo santo di Dio sono la testimonianza di una ferialità necessaria, vicina alla povera gente, per portare la giustizia nel fare il bene soprattutto a favore degli ultimi, dei piccoli, degli scarti dell’umanità, presenti in ogni parte della terra.
Nei vari ambienti, a partire dalla famiglia che – come ha detto papa Francesco nell’udienza del 14 gennaio 2023 agli 800 bambini della Comunità papa Giovanni XXIII, molti dei quali diversamente abili – «è il luogo dove curare tutti, sia le persone accolte che quelle accoglienti, perché è la risposta al bisogno innato di relazione che ha ogni persona». Oggi il credente che è inserito pienamente nel mondo, vivendo la propria professione e vocazione di insegnante, operaio, medico, avvocato, madre di famiglia... si trova ad affrontare la sfida di un’accoglienza di tanti profughi che bussano alla porta dell’Occidente, scappati dalla guerra, di intere famiglie i cui genitori non hanno più il lavoro, e di persone ferite nel corpo e nello spirito dalla pandemia. Una crisi che ci può rendere più solidali, evidenziando che ciò che ci salverà è la condivisione della vita e anche delle risorse umane, con una cura particolare e rispettosa del creato.
Un laicato coessenziale ai pastori della Chiesa, dove nel rispetto dei ruoli e dei doni reciproci si cammina insieme in una visione sinodale e complementare per il bene di questa umanità così cara al buon Dio. Il concilio Vaticano II con Giovanni XXIII prima e Paolo VI poi ha spalancato le porte al soffio dello Spirito santo, affinché la barca della Chiesa potesse navigare in tutte le periferie del mondo, per portare speranza e opere di bene, con il contributo prezioso delle vele spiegate delle singole originalità dei laici impegnati e dei corpi intermedi della comunità civile per costruire prenditore riminese che dal nulla o quasi ha costruito un’impresa familiare, diventata uno dei marchi più importanti nel campo tessile, che ha dato lavoro a migliaia di persone, coniugando Vangelo e lavoro nel sistema economico. Ha voluto bene ai suoi compagni di squadra, conquistandone la fiducia e scegliendo le persone non solo in base al curriculum, ma al loro desiderio di creare insieme qualcosa di importante, nuovo e diverso. Con il profitto dell’azienda lui e la sua famiglia finanziano il progettoRainbowdando cibo, medicine, scolarità, lavoro a migliaia di bambini, giovani e famiglie di Zambia, Tanzania e Kenya.
Dai frutti li riconoscerete. Diceva Vittorio Tadei: «L’uomo è amministratore e non padrone dei beni di cui dispone», evidenziando con la vita uno dei capisaldi della dottrina sociale della Chiesa. I guadagni della sua azienda servivano per creare occupazione e aiutare i più deboli. Non aveva la sindrome dell’uomo solo al comando, ma ha costruito un gruppo di persone coraggiose, competenti, responsabili, proiettati verso il futuro senza paura. Nella sua impresa a ogni cinque persone cosiddette normali c’era una persona svantaggiata. Si può essere laici cristiani, cioè pienamente umani, anche nel campo dell’economia, della politica (pensiamo ad Aldo Moro), o nel campo della giustizia come il giudice Livatino, Borsellino, Falcone. Il Concilio lo attuiamo tutti noi, nell’oggi, nei vari campi della vita, condividendo «le gioie e i dolori degli uomini e le donne del nostro tempo». Noi siamo soci di minoranza del grande progetto di costruzione della giustizia di Dio in questo tempo, assieme al Socio di maggioranza che crede in noi e vuole che sviluppiamo tutti i nostri talenti per la crescita del bene comune.
Tratto da: Vita Pastorale, aprile 2023
Giovanni Paolo Ramonda, Presidente Comunità Papa Giovanni XXIII
05/04/2023