Rita ha quasi 80 anni, e non ha nipotini. Sentiva forte la loro mancanza, con l’avanzare degli anni in maniera sempre più pressante. Da quando frequenta la “Casa dei nonni Sant’Anna” ha stretto un forte legame con Alessandra, la figlia di uno degli operatori. Tutti i giorni la vede, giocano insieme, si fa raccontare com’è andata la scuola. Per lei è come una nipotina, e le giornate trascorrono più leggere.
È questa la caratteristica principale del progetto realizzato a Forlì dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e dalla Parrocchia “Santa Maria Ausiliatrice”: un centro diurno in cui gli anziani sono visti come nonni, e sono accolti non solo da operatori e volontari qualificati, ma anche da bambini che passano il tempo con loro, giocando o svolgendo attività di vario genere.
Daniela Drei, membro della Comunità e coordinatrice della “Casa dei nonni”, racconta: «I bambini si divertono al centro, si sentono molto coccolati dai nonni, giocano e le battute dei nonni a loro sembrano molto simpatiche... uno dei nostri figli, per esempio, ha creato un bel legame con uno dei nonnini, si cercano a vicenda e spesso lui lo imita indossando il suo berretto e prendendogli il bastone, ultimamente lo accompagna anche quando ha bisogno, e il nonno è felicissimo».
L’attuale centro sviluppa quanto la Comunità Papa Giovanni XXIII ha operato in oltre dieci anni di condivisione con le persone anziane del territorio: in collaborazione con il Comune si avviarono azioni di prossimità domiciliare rivolte ai più soli, per prevenirne il decadimento psicofisico; si vennero a conoscere situazioni di grande bisogno, e difficoltà a sostenere le rette per l’inserimento in centri diurni tradizionali. Nacque così l’idea di una “casa di giorno”: Daniela con il marito Nicola e i 3 figli aprirono le porte della famiglia sia all’accoglienza residenziale di una signora malata di Alzheimer, sia alla presenza diurna di una decina degli anziani incontrati.
LA NONNINA ACCOLTA OGGI SI MUOVE SOLO IN CARROZZINA, E VIVE ANCORA CON LORO: ogni giorno si reca al centro, che vive in una nuova sede e mantiene il carattere realmente familiare dell’esperienza originaria. Sono circa trenta gli ospiti: «Con loro svolgiamo attività di vario tipo, ma soprattutto – spiega Daniela – curiamo il clima familiare: non solo la presenza dei bambini (cinque stanno qui in maniera regolare) ma anche la possibilità di cucinare insieme, di cantare e giocare, di vivere momenti di preghiera li aiuta a mantenersi attivi e attenti, prevenendo per quanto possibile il decadimento: dedichiamo un’attenzione particolare al rapporto con le loro famiglie, cercando di aiutarle ad affrontare situazioni difficili senza farsi prendere troppo dall'ansia o indirizzandoli verso i servizi del territorio: per noi, il valore più grande è infatti sostenere la possibilità per gli anziani di restare nei loro contesti di vita, insieme alle persone a cui vogliono bene».