La Sessione Speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGASS) sul tema del contrasto all'offerta e alla domanda di droghe avrebbe dovuto avere luogo nel 2019, a 10 anni dalla precedente edizione svoltasi nel 2009.
Nell'anno 2012 i presidenti di Colombia Guatemala e Messico avanzavano la richiesta di organizzare una conferenza internazionale sulla riforma della politica sulla droga e, in particolare, sulla modificazione dei trattati internazionali che indicano le linee di politica alle quali gli Stati membri sono tenuti ad attenersi.
Di fatto tale richiesta, concretizzatasi nell'assemblea di aprile, 2016 era preciso tentativo di rendere meno vincolanti le proibizioni previste, nei trattati internazionali di distribuzione controllata o legalizzazione di alcune sostanze psicoattive se non per scopi medici o scentifici, in particolare dei derivati della cannabis.
Va subito detto che, in tal senso, nel dibattito preparatorio dell'assemblea di aprile e poi nei documenti elaborati in merito e quindi nelle discussioni assembleari, questo rischio è stato scongiurato. La gran parte dei 193 Stati membri si sono infatti assolutamente dichiarati contrari ad ogni percorso di distribuzione controllata o legalizzazione delle sostanze psicoattive.
Importante considerare che le scelte fatte da alcuni Stati, Uruguay in testa, di aprire forme di distribuzione controllata di tale sostanza sono state sanzionate dal INCB (international narcotics control board), organo di controllo dell’ONU, come precise violazioni dei trattati internazionali.
Con ogni probabilità l'appuntamento prossimo,che sarà nel 2019, vedrà il reiterarsi degli sforzi di coloro che ritengono necessario aprire possibili forme di legalizzazione o liberalizzazione o distribuzione controllata delle sostanze psicoattive.
Altro tema centrale di questo appuntamento è stato la sottolineatura della necessità urgente di rafforzare il rispetto dei DIRITTI UMANI dei consumatori di sostanze psicoattive e di coloro che subiscono condanne per reati connessi allo spaccio di droghe.
Numerosi gli Stati, tra cui l'Italia, che avevano chiesto l'inserimento nei trattati internazionali della proibizione dell'utilizzo della pena di morte come punizione per la detenzione o lo spaccio di sostanze psicoattive. Paesi come la Cina, l'Iran, Afghanistan tuttora utilizzano prevedono la pena di morte per i tossicodipendenti trovati in possesso di droga o condannati per reati connessi.
Non è stato purtroppo possibile raggiungere l'unanimità delle opinioni in merito. L'intervento della rappresentante del governo cinese ha sottolineato come le convenzioni internazionali attualmente non esprimono pareri vincolanti in materia e il governo cinese non è certamente intenzionato a modificare la sua posizione.
Il rappresentante del governo iraniano non ha espresso nessuna posizione in merito. Semplicemente si è limitato a dichiarare che il proprio paese è intenzionato a rispettare i diritti umani anche dei tossicomani o degli spacciatori, ma senza specificare se questa posizione porterà a un superamento dell’utilizzo della pena di morte.
La stragrande maggioranza dei rappresentanti dei paesi accreditati e la totalità dei rappresentanti della società civile e delle varie organizzazioni non governative ha comunque fortemente avanzato la richiesta di una moratoria nell'applicazione della pena capitale, nell'attesa che si possa finalmente giungere ad una sua esplicita abolizione.
Il tema dei Diritti Umani e del rispetto di tutte le persone, comprese coloro che presentano problemi di tossicodipendenza o che sono state condannate per reati inerenti al possesso allo spaccio di droghe, è stato uno dei temi forti di questa assemblea. Sia nell'esecuzione penale delle condanne sia nei percorsi di trattamento e riabilitazione delle persone con problemi di dipendenza forte accento è stato posto sulla necessità del rispetto dei diritti fondamentali dell'individuo.
In particolare sul tema dell'esecuzione penale è stato rilevante l'impegno nel percorrere strade alternative alla reclusione utilizzando percorsi alternativi alla detenzione, sul modello in vigore vari paesi fra cui l'Italia. In tal senso ha avuto luogo un side event, organizzato dall'UNICRI (United Nations interregional crime and justice Research Institute), a cui abbiamo preso parte anche noi come comunità Papa Giovanni XXIII e la comunità di San Patrignano. Questo side event che ha visto la partecipazione anche di numerosi Stati: Italia, Stati Uniti, Brasile, Gran Bretagna. L'interesse riscosso, in particolare dalla relazione congiunta presentata da noi e San Patrignano, è stato notevole. Purtroppo a causa della brevità del tempo disposizione abbiamo dovuto presentare insieme un'unica relazione noi e la comunità di San Patrignano e fornire quasi degli spunti più che un'analisi dettagliata del fenomeno e delle proposte in merito.
Comunque, certamente è stato importante dare questo piccolo ma significativo contributo che prende vita da decenni di esperienza concreta sul campo, partendo dai dati che dimostrano che percorsi alternativi alla reclusione in carcere, nell'esecuzione penale, basati sulla scelta del recupero della persona, sulla scelta educativa più che punitiva danno possibilità di recupero assolutamente superiori alla semplice reclusione in carcere.
Nella giornata di mercoledì 20 se svolto un altro side event organizzato dalla comunità di San Patrignano ed alcuni Stati che aveva come focus la valutazione dell'efficacia del trattamento riabilitativo basato sulla residenzialità nelle strutture terapeutiche. Era presente anche una rappresentante dello Stato svedese che, come è noto, dopo numerosi anni di politiche di contrasto alle dipendenze basate su strategie di riduzione del danno e di “contenimento” e di “controllo” del fenomeno ora sta sviluppando politiche molto più orientate al recupero della persona, anche attraverso la residenzialità dei percorsi riabilitativi.
Il lavoro assembleare in plenaria si è svolto attraverso cinque tavole rotonde:
Si sono svolti 43 Side Events e 2 Special Events.
Nelle quattro giornate di lavoro abbiamo avuto modo di confrontarci con I componenti della delegazione italiana, sia nella figura del dottor Coppola, rappresentante del governo italiano presso la sede ONU di Vienna, sia con la dottoressa De Rose, coordinatrice del Dipartimento politiche antidroga istituito presso la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Mara e io abbiamo avuto conferma che la presenza in questi momenti istituzionali è di grande importanza per poter essere voce di chi non ha voce, per poter dare il nostro piccolo ma importante contributo come comunità anche a livello di proposte legislative nell'ottica della rimozione delle cause.
Abbiamo constatato con rammarico che i rappresentanti della società civile (ONG e altre organizzazioni) sono stati un pò penalizzati nella partecipazione dalla scelta di creare ingressi e spazi riservati solamente alle rappresentanze governative. Anche l’organizzazione tecnica dell’evento si è rivelata un pò approssimativa.
Proprio per dare maggiore efficacia alla nostra presenza, diviene importante valutare la nostra eventuale partecipazione anche a cartelli di intenti, quale ad esempio EURAD (network for prevention,treatment and recovery), che propongono posizioni in linea con le nostre.
Bartolomeo Barberis