L’azienda abruzzese Ursini - che realizza prodotti come passate di pomodoro, olio di oliva, conserve e tanto altro - ha ideato un progetto solidale destinato a sostenere le persone accolte e aiutate dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Un gesto semplice quanto efficace: fino al 31/12/2021 per ogni prodotto venduto sulla propria piattaforma di e-commerce, Ursini ha deciso di donarne uno alla Comunità e alle persone accolte nelle sue Capanne di Betlemme per i senza dimora, mense di strada, Case Famiglia. Chiunque, facendo un acquisto per sé, farà arrivare un prodotto anche sulla tavola di una persona che non avrebbe da mangiare. Uno/Pari, appunto, come il nome scelto da Ursini per l’iniziativa: un pareggio che vale una vittoria.
“Questo è un progetto già varato 5 anni fa, nel 2016” ha raccontato Giuseppe Ursini, fondatore dell’azienda, al quotidiano Interris (qui l’intervista integrale) spiegando da dove nasce questa iniziativa e la volontà di riprenderla proprio ora: “abbiamo deciso, questa volta, di fare una proposta ‘più aggressiva’: per ogni prodotto venduto, noi ne doniamo uno. La nostra società ha sempre avuto questa sensibilità umanistica: lo scorso anno, durante la pandemia abbiamo fornito merci anche al Banco Alimentare, un ente locale anche qui a Lanciano, all’Azione Cattolica. Tutti prodotti che sono arrivati sulle tavole di chi ha difficoltà economiche. […] Da subito mi è piaciuto il grande progetto della ‘Società del Gratuito’ che la Comunità di Don Oreste sta realizzando in Italia e nel mondo. Questo dinamismo, questa vitalità, questo impegno forte ed efficace hanno fatto sì che cercassi il contatto con loro, per realizzare questo progetto insieme”.
I prodotti donati da chiunque partecipa all’iniziativa e dall’azienda Ursini arriveranno alle persone accolte nelle nostre case di accoglienza in tutta Italia, con un’attenzione particolare a quelle dove diamo riparo e sostegno a chi in questo momento stanno facendo più fatica: persone povertà più estrema, chi ha perso il lavoro e non ha le risorse per garantirsi nemmeno il pasto, ma anche tante famiglie. Alle povertà a cui molti erano soliti pensare, oggi si aggiungono queste nuove povertà, innescate dalla pandemia: chi si è ritrovato senza più niente, bisognoso di un pasto o di un posto dove stare.I primi prodotti sono già arrivati sulle tavole delle Capanne di Betlemme per l’accoglienza di persone senza dimora e in grave povertà di Farigliano, Bologna, Forlì, Rimini e Chieti, così come alle mense di strada che organizziamo ogni settimana per le persone in difficoltà di Torino e di Roma. Altri ne seguiranno, man mano che il progetto andrà avanti nei prossimi mesi.
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“Un’iniziativa come questa ha un ruolo molto importante, perché opera concretamente per la giustizia redistributiva, per costruire un mondo in cui chi è in situazione di bisogno ed è costretto a tendere la mano in cerca di aiuto, trovi risposta e qualcuno pronto non solo a sfamarlo, ma anche ad ascoltarlo e a riconoscerlo come fratello”, queste le parole con cui Giovanni Ramonda ha ringraziato l’azienda per aver pensato questa iniziativa.
È quello che è successo anche ad Enzo (nome di fantasia, ndr), che dopo la morte di tutti i membri della sua famiglia è rimasto per dieci anni a vivere in strada da solo, a Cuneo. I nostri volontari, che ogni settimana lì in città escono nelle strade per incontrare e dare conforto a chi è senza dimora, gli hanno teso una mano e lo hanno convinto a ricominciare da capo, assicurandogli che in loro e alla Capanna di Betlemme avrebbe sempre potuto trovare riparo e sostegno. Un riscatto che spesso parte da piccoli grandi gesti, come quello alla base di UNO/PARI.